Roberto Morini, il Fatto Quotidiano 29/5/2013, 29 maggio 2013
LA SARDEGNA PROVA A USCIRE DALL’EURO: MEGLIO IL SARDEX
Per la prima volta una moneta complementare – o locale, o virtuale – viene usata non solo per gli scambi tra aziende, ma anche per il pagamento dei dipendenti, in alternativa all’euro. È il sardex, inventato nel 2009 da quattro ragazzi di Serramanna, meno di 10 mila abitanti a 27 chilometri a nord di Cagliari. Partito con la prima transazione nel 2010, il sardex viene usato in un giro di scambi che nei primi quattro mesi del 2013 ha già superato abbondantemente i 4 milioni di euro (il cambio è alla pari), con una crescita esponenziale. Rapidissima è anche la crescita del numero di aziende aderenti, tutte sarde: circa 350 a fine 2011, 800 a fine 2012, 1150 a fine aprile scorso. Un boom che si spiega con la natura anticiclica delle monete complementari. “Crediti” preferisce chiamarli Carlo Mancosu, uomo comunicazione della Sardex srl, fondatore insieme a Piero Sanna, a Giuseppe e a Gabriele Littera, quest’ultimo presidente. È un sistema di compensazione che permette alle società aderenti di scambiarsi servizi e merci senza tirar fuori un euro, ma acquisendo crediti in cambio di ciò che si è venduto, spendibili per acquistare merci e servizi delle altre aziende del circuito.
NIENTE A CHE fare con il Bitcoin, la moneta virtuale speculativa, utilizzata per acquisti soprattutto online, le cui quantità in circolazione sono fissate da un algoritmo che non ha impedito l’esplosione della bolla nell’aprile scorso: dopo aver raggiunto un massimo di 266 dollari il bitcoin è crollato in poche ore fino a 54 dollari per risalire infine intorno ai 100. E poco a che fare anche con lo Scec, lo “sconto che cammina”, più buoni fedeltà che moneta di circuito, usato in varie parti d’Italia. “I nostri veri riferimenti, quelli che abbiamo studiato – spiega Mancosu – e ai quali ci siamo ispirati, sono due: wir e bancor”. Il primo è la moneta complementare nata in Svizzera negli anni di crisi nera, dopo il crollo di Wall Street del 1929. Partì da 16 imprenditori e oggi mette in rete 80 mila aziende e si è dotato di una propria banca. Il bancor, invece, non è mai nato. Era la moneta mondiale di riferimento e compensazione proposta da John Maynard Keynes nel 1944 a Bretton Woods, in alternativa al sistema monetario basato sul dollaro. Certo, non sono sufficienti mille imprenditori sardi a mettere in difficoltà il sistema finanziario che ha prodotto questa drammatica crisi economica. Ma può funzionare come resistenza di fronte al credit crunch. “I pagamenti tra privati sono almeno a 90 giorni – dice Mancosu – quelli degli enti pubblici molto più lunghi, le banche non fanno credito: un sistema di compensazione come il nostro permette di avere liquidità immediata, spendibile all’interno del circuito, che offre merci e servizi molto differenziati”. Da 150 a 1.300 euro per entrare a seconda della dimensione dell’azienda. Da 350 a 2.500 euro all’anno il canone per i servizi. Nessuna percentuale sulle transazioni. Si va dal commercio al dettaglio a quello all’ingrosso, dall’edilizia alla ricettività e alla ristorazione, dalla produzione artigiana e industriale, con particolare presenza dell’agroalimentare, ai servizi: tecnologia, trasporti, comunicazione. E non mancano gli studi legali. “Due avvocati sono sufficienti per il momento”, spiega ancora Mancosu. Nel senso che Sardex srl, oltre a mettere a disposizione il server e il software che gestiscono le transazioni, funge anche da regolatore, con i suoi 15 dipendenti e i 15 collaboratori che controllano la serietà – e soprattutto la solvibilità – delle aziende che fanno domanda e le inseriscono nel circuito solo se la loro produzione si integra con quella di chi è già dentro. “Nel 2013 abbiamo accettato 350 domande su 800”.
Quanto agli stipendi, Mancosu afferma che “sono circa 200 i dipendenti che dalla fine del 2012 hanno accettato di partecipare”.