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 2013  maggio 29 Mercoledì calendario

ORA GLI M5S PARLANO LIBERAMENTE

Il campanello d’allarme era scattato un mese fa, alle elezioni in Friuli, ma Beppe Grillo, intento a sbraitare nelle piazze, non lo aveva sentito. Aveva battuto a palmo a palmo le città urlando: «Sarà la prima regione a 5 Stelle». Forse i suoi sondaggisti sono meno bravi di quelli di Silvio Berlusconi, forse era ebbro di entusiasmo per la vittoria alle politiche, forse lo esaltavano le piazze piene dove però molti andavano perché lo show era gratuito.

Il fatto è che all’indomani del voto il suo movimento arretrò dal 27,2 % delle politiche al 13,7%. Il pallone incominciava a sgonfiarsi ma i grillini hanno continuato a bisticciare sulla diaria, a dire no a tutto senza avanzare proposte credibili, a dare l’immagine di una caserma d’una volta dove pensa, agisce e parla solo il comandante (e il suo esiguo stato maggiore). L’allarme, adesso, si sta trasformando in panico. All’indomani delle elezioni nei comuni i grillini si ritrovano fuori dai ballottaggi, hanno sparute rappresentanze nei consigli, perdono consenso. E appunto solo col panico si può spiegare il j’accuse verso la stampa per il tracollo. Nel movimento è rivolta, affiora lo sconcerto che già traspariva a suo tempo sui blog per avere chiuso la porta in faccia al Pd che proponeva di realizzare alcuni dei loro punti programmatici, di fatto aprendo la strada al governo Pd-Pdl. E anche di essersi arroccati su un solo nome per il presidente della Repubblica, così da subire il revival di Giorgio Napolitano. Poi i candidati sindaci, scelti all’ombra del web ma con poca partecipazione e spesso poca trasparenza. Inoltre il caso-Casaleggio non sta certo aiutando a entusiasmare gli animi dei militanti, che infatti ora incominciano a farsi sentire.

«Ve lo avevo detto che il bubbone sarebbe scoppiato», dice Giovanni Favia, il più popolare degli espulsi. Ma se gli epurati si prendono qualche rivincita è dai fedelissimi che arrivano critiche anche dure e finora impensabili, trasgredendo all’ordine di non parlare del risultato elettorale impartito da Grillo. A Parma è il capogruppo 5stelle in consiglio comunale, Marco Bosi, ad affermare: «Inutile nascondersi, quasi mai in doppia cifra, calo evidente. Chiediamoci cosa abbiamo sbagliato invece di dare la colpa agli altri». Nella città emiliana sono preoccupati, se continuerà l’emorragia i grillini rischiano di perdere, al prossimo giro, il loro unico sindaco. Poi vi sarà, nel 2015, il regolare turno amministrativo: lo ricorda a Grillo il fondatore e portavoce del movimento a Venezia, Gianluigi Placella: «Con quale credibilità potremo impegnarci se restiamo a guardare la restaurazione che si riprende gli spazi della novità che abbiamo seminato? Con la scelta dura e pura del no a tutto, superbo e implacabile, avremo deluso e respinto chi credeva in noi».

Concorda Vittorio Bertola, capogruppo a Torino: «È controproducente negare gli errori, ci vuole un po’ di autocritica. Sì, occorre più speranza e meno denuncia, meno paranoia e più tolleranza». Aggiunge la collega torinese Chiara Appendino: «Il movimento, da febbraio a oggi, non è stato all’altezza delle aspettative di quella parte di elettorato proveniente dall’astensionismo che era riuscito a raggiungere e che, evidentemente, non è riuscito a riportare nuovamente alle urne». Dalla Valsugana il candidato sindaco (sconfitto), Mario D’Alterio, ammette: «Siamo andati al di sotto delle più pessime aspettative. Cercheremo di capire dove abbiamo sbagliato». Un altro candidato-sindaco rimasto al palo è l’anconetano Andrea Quattrini: «Non siamo riusciti a intercettare il voto di protesta, chi era contro il Pd e voleva cambiare invece di dare il voto a noi lo ha dato a qualcun altro». A fallire l’obiettivo ballottaggio a Viareggio è stato Max Bertoni che, chissà perché, tira in ballo il Cavaliere: «Il vincitore è Berlusconi, come sempre. A perdere, invece, è stata la politica».

Cerca di non drammatizzare il deputato pescarese Gianluca Vacca: «Ho sempre preferito i fatti alle parole, che ora invece scorrono a fiumi ovunque. Adesso più che mai credo che occorra lavorare molto e dosare le parole, ricordandosi sempre di guardare lontano, per non distogliere lo sguardo dall’obiettivo finale». Però sul blog di Grillo arrivano bordate a raffica, una ne sintetizza tutte: «Beppe Grillo rispetta bene l’antica regola «predica bene e razzola male», emargina ragazzi, diffida chi ha pensieri diversi, non risponde a nessuno se non a se stesso. Beppe se vuoi dare una mano all’Italia cerca di ascoltare le persone, i tuoi monologhi sono perfetti per sorridere ma non per risolvere».

Ma criticare, almeno finora, era pericoloso. Lo sa il sassolese Andrea Casoni, messo recentemente alla porta con una email dopo anni di attività per il movimento: «Ho criticato alcuni episodi avvenuti all’interno del movimento - dice - ho dissentino sulle scelte fatte in occasione delle elezioni, ho difeso l’amico Vittorio Ballestrazzi, che è stato epurato da Grillo ingiustamente, ho espresso la mia delusione verso il movimento ma non ho offeso nessuno, adesso mi ritrovo fuori con una email». La lista degli espulsi è lunghissima e col movimento che rischia il terremoto c’è chi si propone di raccoglierne l’eredità. A Ferrara è nata Democrazia in movimento, 25 i fondatori tra cui Valentino Tavolazzi, che detiene il primato di essere stato il primo espulso da Grillo. «Ci basiamo - spiega Tavolazzi - sulla democrazia diretta, vogliamo dare quelle risposte non arrivate nè dai partiti nè dal movimento 5stelle. Ci stiamo radicando in tutt’Italia, gli attivisti sono già centinaia».

In Sicilia invece il vice presidente vicario della Regione, Antonio Venturino, altro espulso, ha dato vita al movimento 6stelle: «Abbiamo uno slogan - dice - seppure banale: una stella in più, quella del dialogo e del compromesso. Dove per compromesso si intende il rapporto con le altre forze politiche. I problemi del M5S sono la scarsa comunicazione e la mancanza di una struttura». Anche Giovanni Favia, il consigliere regionale emiliano passato con Scelta Civica, si propone di pescare dal mare grillino: «Avevo previsto che dopo le ultime sparate e la gestione del post elezioni in tanti non lo avrebbero più votato, voglio recuperare chi aveva creduto nel movimento e si è ritrovato in una specie di setta».

Ma è dall’interno del Pd che arrivano forse i segnali più insidiosi per Grillo, una delle sirene è Pippo Civati, che s’è già incontrato col sindaco grillino di Parma ed è nato un flirt: «Incominciamo a parlare - esorta Civati - per esempio sui temi ambientali. In parlamento c’è una maggioranza che non è stata mai così ampia in tutta la storia repubblicana. Con Sel, M5S e parte del Pd si possono cercare convergenze su questi temi: non c’è solo il governo. Ci sono le commissioni, c’è l’aula parlamentare. Fare alleanze con il Pdl sul modello di sviluppo, sull’ambiente, sull’urbanistica è vertiginoso, è una alleanza che non può durare, insomma amici 5stelle, fatevi avanti’». La conclusione, Civati non la dice ma la pensa. «Altrimenti alle prossime elezioni scomparirete, o quasi».