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 2013  maggio 29 Mercoledì calendario

“ALFANO E SCHIFANI, I GIUDA DEL CAVALIERE”

MILANO — “L’uomo più potente d’Italia” — così almeno lo definisce Silvio Berlusconi — vuota il sacco. Mettendo a nudo le piccolezze della politica nostrana, che pochi hanno bazzicato come Luigi Bisignani, ex giornalista Ansa oggi consulente, nel mezzo gran lobbista trentennale, condannato per la tangente Enimont (1998) e che nel 2011 patteggiò un anno e sette mesi sulla P4 («Per un drammatico problema di salute che coinvolgeva mia figlia — dice lui — . Non avevo la testa per seguire un processo»). Perché un cultore del silenzio ora parli, lo ha spiegato a Paolo Madron ne L’uomo che sussurra ai potenti, edito da Chiarelettere e in uscita domani: «Ho avuto una vita che credo meriti di essere raccontata. È ora di dare la mia versione, per rispetto e onestà verso i miei cari». Ne esce un instant book di 300 pagine, realizzato tra settembre e aprile, in tempo per il Napolitano bis e il governo Letta.
Un episodio riguarda la congiura Pdl contro Berlusconi, due anni fa. «Più che tradimento parlerei di piccoli uomini creati da Berlusconi dal nulla e poi convinti di essere superuomini», dice Bisignani, che considera Giulio Andreotti «il mio mentore» e ritiene il Cavaliere «l’unico leader tra tante mezze tacche. Il primo che mi viene in mente — racconta — è Renato Schifani, che con Angelino Alfano lavorava alla costruzione di una nuova alleanza senza Berlusconi». Complici La Russa, Mantovano, Augello «e la favorita di Angelino, Beatrice Lorenzin». Contro l’attuale vicepremier Bisignani è velenoso: «Una volta incoronato nel 2011, contro il parere di tanti, Alfano s’è costruito un monumento: passava il tempo con giornalisti, Facebook e Twitter.
Inoltre ha una vera mania per i giochini sul cellulare. E regola le giornate sull’oroscopo». Pare che Alfano, furioso, abbia chiesto una smentita a Berlusconi. «Io mi occupo di politica e non di malaffare e non ho mai avuto il piacere di incontrare questo faccendiere », ha replicato da parte sua Schifani. Ai tempi della “congiura”, Berlusconi meditava di non candidarsi, per timore del successo di Matteo Renzi: «L’ha corteggiato in tutti i modi. Nei sondaggi riservati Renzi volava, tanto che il Cav non si sarebbe mai ributtato nella mischia. Solo Bersani fece finta di non accorgersene, mobilitando tutto l’apparato del partito per batterlo alle primarie ».
Nel libro c’è molto altro: gli stretti rapporti con papa Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio («un amico, che trasformerà lo Ior in una banca della solidarietà»), il capitalismo italiano che «cercò di fermare Mani Pulite con ogni mezzo »: ma non una parola su Paolo Scaroni e l’Eni, che lo stesso Bisignani aveva definito l’azienda a lui più vicina. C’è anche l’editoria: il rapporto con Scalfari, e quello stretto con Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera che a dire del faccendiere ha calcato la mano nelle cronache sulla P4: «Ero suo amico, gli dedicherò la mia terza spy story».