Enrica Ventura, Libero 29/5/2013, 29 maggio 2013
ROMA PAGA 13000 PROFUGHI PER RIFILARLI AI TEDESCHI
La Germania torna ad attaccare l’Italia e lo fa toccando un tasto molto delicato, in tempo di crisi: quello degli immigrati. Le autorità tedeschesoprattutto quelle locali di Amburgo ma dietro ci sarebbe il ministero degli Internihanno accusato Roma di pagare i profughi per lasciare l’Italia e trovarsi un lavoro in Germania: agli stranieri sono stati dati 500 euro e un permesso di soggiorno di tre mesi per l’Area Schengen, la zona di libera circolazione delle persone senza controlli alla frontiera in quasi tutto il continente. Accusa che il Viminale ha rigettato, spiegando che la procedura è del tutto regolare.
Tutto è nato dal contenuto di una lettera di due pagine pubblicata dal quotidiano Die Welt: è quella che il Ministero federale dell’Interno di Berlino ha inviato alle autorità dei 16 laender responsabili per l’accoglienza degli stranieri, in cui si afferma che l’Italia avrebbe offerto 500 euro a parecchi migranti provenienti dall’Africa, incoraggiandoli a recarsi in Germania, dopo averli muniti di documenti validi tre mesi, che autorizzano a viaggiare nei Paesi dell’Area Schengen. Alla lettera ha avuto accesso anche la più importante agenzia di stampa tedesca, la Dpa.
Nel testo si fa chiaramente riferimento all’Italia: nelle pagine è scritto che «cittadini di Paesi terzi (non membri dell’Ue, ndr), secondo quanto da loro dichiarato, hanno ottenuto 500 euro dalle autorità italiane per lasciare volontariamente i centri di accoglienza in via di chiusura». Nella lettera del ministero dell’Interno, citata dal Die Welt, si aggiunge che «ai profughi il denaro è stato messo in mano con l’invito a recarsi in Germania».
Nel frattempo sono arrivati nella città- Stato di Amburgo oltre 300 migranti, che non sarebbero libici, ma lavoratori provenienti da Nigeria, Togo e Ghana, che, dopo lo scoppio della guerra civile in Libia, invece di tornare in patria hanno pensato bene di rifugiarsi in Europa. Molti di loro sono accampati all’aperto, dietro il monumento a Bismarck.
L’episodio è una ghiotta occasione per parlare, in campagna elettorale, di un tema sempre di grande richiamo quale è l’immigrazione. Il ministro per gli Affari Sociali di Amburgo, il socialdemocratico Detlef Scheele, ha avvertito che i migranti che arrivano in Germania dall’Africa «non hanno alcuna possibilità, diversamente che in Italia, di ottenere un permesso di lavoro, non hanno diritto all’alloggio e nemmeno alle prestazioni sociali». Ha inoltre sottolineato che «sarebbe irresponsabile incentivare false attese, il ritorno è l’unica opzione» e bisogna rispedirli «dove possono lavorare e dove hanno un diritto di soggiorno: ciò è possibile in Italia o nei loro Paesi d’origine».
La Germania si lamenta di quanto accaduto dal 1° marzo di quest’anno, quando è scaduta l’emergenza profughi con cui l’Italia ha fronteggiato l’arrivo, sul suo territorio, di migliaia di persone in fuga dalle rivoluzioni della Primavera araba. Tra la fine del 2010 e per tutto il 2011, il nostro Paese ha messo in atto un intervento umanitario che ha coinvolto 28.123 stranieri giunti dalla Tunisia e 28.431 dalla Libia, a cui si sono aggiunti circa altri 6.000 stranieri provenienti dal Mediterraneo orientale. Il 1° marzo l’assistenza è terminata e hanno dovuto lasciare le strutture di accoglienza. A ciascun profugo presente ancora in Italia, circa 13.000 e la maggior parte né tunisini né libici ma abitanti dell’Africa subsahariana che lavoravano nei due paesi arabi, è stata data una somma in denaro e due documenti: 500 euro, più un titolo di viaggio –equipollente al passaporto – e un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Ed è quest’ultimo il pomo della discordia. Il permesso di soggiorno è valido per tre mesi per l’Area Schengen, che erroneamente a quanti molti pensano non corrisponde all’Unione europea. La zona comprende tutti i Paesi della Ue con l’esclusione di Gran Bretagna, Irlanda, Romania, Bulgaria e Cipro. Ne fanno invece parte Svizzera, Norvegia e Islanda che non sono comunitari. Il documento consente di spostarsi ma non di lavorare, ed è su questo punto che la Germania insiste.
In serata la risposta del Viminale che stoppa l’attacco tedesco: la Germania era stata avvisata di tutto il 17 maggio e la procedura è corretta. I permessi di soggiorno a stranieri che poi si sono trasferiti in Germania sono stati rilasciati «a seguito dell’esame della singola posizione, caso per caso, conformemente alla normativa comunitaria». Finché il permesso è valido, Berlino non può fare nulla; ma dopo tre mesi «le autorità tedesche devono rinviare lo straniero in Italia ».
Insomma, un caso che riporta alla memoria quanto accaduto sempre in occasione dell’ondata di profughi provenienti dalla Tunisia, con la Francia (altro Paese dell’Area Schengen) che minacciò di ripristinare i controlli alle frontiere per impedire agli stranieri nordafricani di entrare nel suo territorio. Alla faccia dell’Europa unita.