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 2011  febbraio 25 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Comandante Supremo delle Forze Armate dell’ Egitto è Mohammed Hoseyn Tantawi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Una voce che potrebbe anche essere quella di Gheddafi ha parlato ieri al telefono con la televisione di stato libica, sostenendo che gli insorti sono stati drogati da al Qaeda, che la rivoluzione è una farsa e che gli americani fomentano la rivolta perché abbia uno sbocco fondamentalista e gli dia la scusa per intervenire, come è accaduto in Iraq e in Afghanistan. Il discorso ha suscitato meno impressione del precedente, perché l’attenzione mondiale è ora concentrata sulle vicende della guerra civile e soprattutto sull’incognita petrolifera.

Cominciamo dal bollettino della guerra.
È in corso, a quanto pare, una battaglia a Zawia, trenta chilometri dalla capitale. I mercenari di Gheddafi bombardano, i rivoltosi resistono. I rivoltosi controllano molti centri non lontani da Tripoli, mentre il colonnello è asserragliato nella sua residenza di Bab-al-Aziziya. La partita a questo punto sembra consistere in questo: i rivoluzionari, per liberarsi definitivamente di Gheddafi, devono prenderlo o farlo scappare all’estero. Hanno finora conquistato, ed è un risultato importante per loro, la parte orientale del Paese e, se si deve credere ai mille dispacci di ieri, hanno anche il controllo di tutti o quasi tutti gli impianti petroliferi.

Questo è il punto, no? La crisi libica può innescare una crisi del petrolio e a quel punto, per il resto del mondo…
Bisogna un po’ allargare la prospettiva. Chi si occupa di queste cose non si limita a considerare le forniture libiche, ma valuta la situazione in generale di tutti i paesi produttori. Intanto: è possibile che la Libia cessi di produrre? Chiunque andrà al potere si rimetterà subito a vendere greggio, perché quella è la fonte di ricchezza principale del Paese. Il peggio è la situazione di incertezza attuale: se nessuno vince, se tutti si combattono, la produzione scemerà e alla fine cesserà. Su questo aspetto del problema la domanda dunque è: quanto durerà la guerra? quanto ci vorrà per avere di nuovo a Tripoli un qualche governo? A questo nessuno sa evidentemente rispondere, oggi.

Quanto petrolio ci dava Gheddafi?
Un terzo della nostra importazione di petrolio viene dalla Libia. Ieri l’amministrazione delegato dell’Eni è andato a riferire al Copasir (la Commissione parlamentare, presieduta da D’Alema, che vigila sui nostri servizi di sicurezza). Ha pronunciato parole tranquillizzanti, e del resto non avrebbe potuto fare diversamente: «L’effetto della crisi libica si vede sul prezzo. Stamattina (cioè ieri mattina) il Brent andava verso i 120 dollari. La Libia gioca un ruolo, ma questo non ha nulla a che vedere con la sicurezza degli approvvigionamenti, anche se dalla Libia importiamo molto petrolio. È vero che ci sono un milione e duecentomila barili in meno. Non si tratta però di un gran numero, anche se è qualcosa. È piuttosto l’incertezza generale nella regione a influenzare il mercato, è come un grilletto che fa partire la speculazione». Bisogna aggiungere che i prezzi a cui ha fatto riferimento Scaroni sono quelli del mattino. Nel corso del giornata le quotazioni sono scese. Scaroni stesso ha aggiunto che, se la situazione si tranquillizzasse, il prezzo del barile scenderebbe sotto i cento dollari.

Quello che vorrei sapere è dove prenderemo quel 30 per cento di fornitura che ci verrà a mancare.
Scaroni ha detto che sarà facile trovare altri fornitori. Un alto funzionario saudita, rimasto anonimo, lo ha indirettamente confermato: «I sauditi sono attualmente in trattative con compagnie europee per valutare i bisogni di ciascuno, in termini di qualità e quantità». Secondo lui la Saudi Arabian Oil Co (Saudi Aramco) è in grado di rimpiazzare tutta la fornitura libica.

E il prezzo?
È il tema più delicato. In astratto, i paesi produttori hanno interesse a vendere al prezzo più alto possibile. In concreto, però, gli effetti inflazionistici del prezzo del petrolio sono tali che un barile troppo caro può mandare in crisi le economie del mondo e determinare perciò una caduta della domanda. In altri termini: il mercato del petrolio è fiorente se ci sono paesi che lo comprano, e i paesi comprano tanto più petrolio quanto più sono in salute. Il quadro è ulteriormente complicato dal fatto che a giocare la partita non sono solo venditori e compratori, ma anche gli speculatori che scommettono sull’andamento del prezzo e contribuiscono quindi a formarlo. Se gli speculatori pensano che il prezzo del petrolio salirà, tenderanno a comprare adesso certificati da incassare in futuro. E viceversa.[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/2/2011] (leggi)

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