Matteo Bittanti, Saturno-il Fatto Quotidiano 25/2/2011, 25 febbraio 2011
IL GRANDE SUGGERITORE - FINO
a qualche anno fa, gli esseri umani erano liberi. Liberi di commettere errori madornali. Liberi di stabilire nuove relazioni sociali destinate all’impasse. Liberi di spendere soldi e tempo per libri, musica, film, opere d’arte, videogiochi e altre merci culturali suggerite dal critico di turno - che poi si rivelavano, nella maggior parte dei casi, bidoni pazzeschi. Una simile libertà, se così vogliamo definirla, esiste ancora. Però fortunatamente i motori di suggerimenti, quelli che in inglese si chiamano recommendation engine, la stanno rendendo obsoleta. Gli americani, che su queste cose giocano d’anticipo di almeno una decade rispetto al resto del mondo, Belpaese incluso, hanno capito benissimo che certe decisioni - quelle importanti - andrebbero delegate alle macchine. Il servizio di noleggio Netflix, cioè quello che ha distrutto Blockbuster, mi suggerisce da anni i film da vedere sulla base dei miei giudizi. Una stellina: lo odio! Cinque stelline: lo adoro! In sei anni ho “votato” qualcosa come cinquemila film e da allora l’algoritmo non sbaglia un colpo. Analogamente, Stereomood, last.fm, Zune, Pandora e iTunes amministrano da tempo la mia playlist musicale e scoprono cose che non sapevo nemmeno di amare alla follia.
DA AMAZON
LIBRI
E VITAMINE
INSERISCO il nome di una band, diungenereopersinodelmiostato d’animo (melanconico, energetico, pensieroso) e una magica formula, creata da qualche ingegnere forse di origini indiane che vive a Los Gatos, California, mi restituisce il soundscape azzeccato.Gratis,siachiaro.Dapartesua, il buon vecchio Amazon mi consiglia di tutto: dalle letture alle vitamine che devo ingollare per prolungare la mia esistenza.
Nike+ mi suggerisce accessori per monitorare il mio battito cardiaco e le calorie bruciate durante il jogging, nonché potenziali corridori da sfidare in competizioni podistiche geograficamente e virtualmente distribuite. Twittermisegnalaipensatori,designer, le micro celebrità e i media guru da seguire per essere al passo con i tempi e per usare lo slogan giusto al momento giusto (surplus cognitivo! gamification! transmedia!). Ho smesso di guardare la televisione esattamentedieciannifa,maseguocon religiosa devozione tutte le serie che contano (Mad Men, Portlandia, Men of a Certain Age) in rete, a costo zero, attraverso Hulu. Ogni giorno, il signor Hulu mi segnala cose post-catodiche che potrebbero piacermi, dalle sitcom di HBO ai documentari della BBC. Il massimo è Google Instant, che anticipa ogni mia possibile domanda: mi basta digitare una singola lettera nel menu di ricerca per vedere visualizzata una lista di possibili risposte. Per esempio, mentre scrivo la parola “Why”, i mega-computer dell’azienda di Mountain View mi restituiscono in un nanosecondo una dozzina di link, tra cui spiccano:
Why is poop green (“Perché la cacca è verde?”), Why are women like parking spaces (“Perché le donne sono come i parcheggi?”) Why is the Sky blue(“Perchéilcieloè blu?”). Si tratta di domande legittime, che apparentemente stimolano la curiosità di milioni di esseri umani: inseguo i link e dimentico la mia domanda originale. Ma non importa, era probabilmente inutile. Mi interessa molto di più capire perché le donne sono come i parcheggi. Google definisce il mio modus pensandi, mi programma il cervello, mi titilla il velopendulo. Gli sono davvero grato perché pensare è faticoso e le macchine, in questo senso, possono alleviare questa arcaica incombenza. E non è tutto: LinkedIn mi suggerisce chi contattare per incrementare il mio capitale sociale e ampliare la mia rete di conoscenze, perché “le relazioni contano”, chi conosci conta molto di più di cosa conosci.
LE DONNE
DELLA MIA VITA
SU OKCUPID!
FACEBOOK mi permette di allevare una vera e propria mandria di amici, ripristinare legami interrotti e scrivere cose sul muro. Lo so cosa state pensando: la tecnologia uccide l’immaginazione! Sopprime il naturale senso di meraviglia. È un luogo comune, una preoccupazione da luddisti. Per esempio, continuo a domandarmi come possano esistere ancora i quotidiani di carta in un mediascapesimile.Giornalidicarta,hai presente? Tipo che li stampi una volta sola e quelli non si aggiornano. Non li puoi cliccare perché sono fatti di cellulosa e inchiostro. Insomma, statici. Uno spreco incredibile di risorse.
Eppure c’è chi continua a pubblicarli e persino a leggerli. Lo ripeto: gli esseri umani sono tendenzialmente inetti. Se vogliamo migliorare le condizioni di questo pianeta, dobbiamo de-responsabilizzarli. Lasciamo fare tutto alle macchine,aglialgoritmi,aimotori di suggerimenti. Prendiamo questioni fondamentali come l’accoppiamento e la procreazione. La statistica ci dice che il partner che abbiamo scelto - per la vita o per qualche giorno, settimana, anno - non rappresenta la migliore scelta possibile. Fattori come convenienza, abitudine e prossimità, de facto, ci fottono. Ora, se ci iscrivessimo tutti a siti di online dating, potremmo ostruire un database di ideal-tipi planetario e lasciare che siano le formule magiche, i numeri e la scienza del sex appeal a giustapporci. Sarebbe tutto molto più semplice. Personalmente devo ringraziare internet - nella fattispecie OkCupid! - per avermi trovato le donne più importanti della mia vita. Ancora una volta, a costo zero. Ogni volta che ho ignorato le raccomandazioni del computer per seguire passioni, istinto e feromoni, sono sempre finito in vicoli ciechi: nel mio palmares spiccano divorzi, raggiri e manipolazioni. Brutte storie. Insomma, se c’è un ambito della nostra esistenzachedovrebbeessereinteramente affidato ai computer, è proprio la sfera sentimentale e romantica. Non si tratta tanto di diventare “dèi del proprio universo”, come gli psicopatici Mickey e Mallory Knox di Natural Born Killers, quanto riconoscere i propri limiti. Il libero arbitrio, come il paradiso, è una favola per ingenui. Aggiorniamoci o estinguiamoci.