Alberto Pinna, Corriere della Sera 25/02/2011, 25 febbraio 2011
SULL’ISOLA DEI CASSINTEGRATI: «IL NOSTRO ANNO IN ESILIO»
«Si parte in 100, dopo un mese si è 50, dopo due in 25. Alla fine si rimane in pochi, lo zoccolo duro. È sempre così. E questa non è una protesta diversa dalle altre». Pietro e Margherita, Antonio e Piera, Antonello. Sono rimasti loro a presidiare l’ isola dei cassintegrati; all’ inizio erano 14, qualcuno ha abbandonato, altri vanno e vengono. Ed è un anno esatto che l’ Asinara è occupata da un manipolo di operai. Nessuna festa. Solo un gran paiolo di gnocchetti alla campidanese. «Non andremo via - avevano giurato - finché non ci sarà ridato il posto di lavoro». Sono ancora qui, in attesa e sono giorni decisivi: «Entro domenica la firma dell’ accordo (ha promesso il ministro dello Sviluppo economico Romani) sul futuro della Vinyls», che produce Pvc a Porto Torres, Marghera e Ravenna, 500 occupati e più di 5 mila posti in pericolo fra indotto e paventate chiusure a catena di altri impianti. Se ci dovesse essere un altro rinvio? Pietro Marongiu risponde come un anno fa: «Andremo via solo per tornare in fabbrica». È l’ uomo che ha dato una scossa al sindacato, ingessato da decenni. La Vinyls era una piccola vertenza. A Roma scarsa attenzione, risposte infastidite. «Avevamo occupato porti, aeroporti e persino un’ antica torre aragonese, ci siamo incatenati ai cancelli della fabbrica. Indifferenza totale. A febbraio dell’ anno scorso uno dei più giovani - ricorda - è sbottato: in tv inizia l’ Isola dei famosi, perché non facciamo quella dei cassintegrati?». L’ Asinara, un tempo isola-prigione ora parco nazionale, s’ intravvede lontana di fronte alle ciminiere della Vinyls. Qui sono stati detenuti terroristi e boss mafiosi, Falcone e Borsellino ci hanno vissuto per mesi, per scrivere il rinvio a giudizio di Riina e della cupola di Cosa Nostra. A luglio sono sbarcati quattro giovani australiani arrivati in barca a vela. In bermuda. Rotta Sydney-Asinara. Hanno saputo dell’ isola occupata da una radio di Canberra. «Andando via - ricorda Marongiu - ci hanno abbracciato: coraggio, ce la farete. Roba da piangere». Che nessuno è riuscito a soffocare quando il presidente Napolitano al telefono ha scandito: «Tenete duro». L’ Isola dei cassintegrati è diventata un evento: molti servizi in tv, due libri, 120 mila contatti su Facebook, visite di centinaia di lavoratori solidali e migliaia di studenti in gita, ministri, un tavolo da Berlusconi e il fondo svizzero Gita che si fa avanti per rilevare la Vinyls. Non aveva mai fatto il sindacalista e adesso Pietro Marongiu per meriti sul campo è stato cooptato nel direttivo della Cgil. Eppure i sindacati all’ inizio erano tiepidi. «Peggio, la Cgil aveva firmato un accordo capestro con Eeni; accettava i licenziamenti». Poi ad aprile all’ Asinara è stata trascinata Susanna Camusso: «Ha ascoltato, ha preso pagine di appunti; alla fine ha gettato via il quaderno e ha affermato: "Mi avete convinto". Da quel momento la vertenza Vinyls è stata presa sotto tutela confederale». Un anno. Pietro Marongiu ne ha 57 e 38 di lavoro, sempre in petrolchimica. La moglie Margherita si è trasferita all’ Asinara da maggio, con Piera Virdis, fidanzata di Antonio Salaris, 27 anni. «Andavano a trovarli - scherzano - troppe belle ragazze». Nella diramazione centrale di Cala d’ Oliva c’ è un corridoio stretto e 7 celle: Pietro e Margherita sono nella numero 2, definita la suite perché più grande delle altre, lavabo, una nicchia col wc, un tavolo con le medicine per comodino. Qui, un tempo, era rinchiuso Raffaele Cutolo, capo della camorra. «Mia figlia lavora part time, mio figlio è disoccupato; perito elettronico, d’ estate fa il lavapiatti a 3 euro l’ ora. E Margherita con i 400 euro al mese della cassa integrazione fa i salti mortali per campare la famiglia. Ho visto i miei compagni di lavoro, sbarcati qui ragazzi, diventare uomini». La casa di Piera e Antonio è la cella n.4: tre panche per letto, le coperte, una stufetta, e un sogno: una casa vera, al loro paese, Ittiri, hinterland di Sassari. «La casa è quasi pronta, mancano intonaci e pavimenti. Dovevamo sposarci lo scorso giugno; era tutto pronto. Ma senza lavoro, si poteva? Lo farò appena uscirò da questa prigione».
Alberto Pinna