varie, 25 febbraio 2011
Noureddine Adnane detto Franco, 27 anni. Marocchino, in Italia col permesso di soggiorno, sposato con Atika, 21 anni, e padre di Khadija, 2 anni e mezzo, «bravo ragazzo pieno di vita e di sogni», partito da Casablanca a 18 anni per racimolare un po’ di soldi con cui dare una mano ai genitori e ai sette fratelli, faceva il venditore ambulante, con regolare licenza, a Palermo, dove la gente l’aveva ribattezzato Franco
Noureddine Adnane detto Franco, 27 anni. Marocchino, in Italia col permesso di soggiorno, sposato con Atika, 21 anni, e padre di Khadija, 2 anni e mezzo, «bravo ragazzo pieno di vita e di sogni», partito da Casablanca a 18 anni per racimolare un po’ di soldi con cui dare una mano ai genitori e ai sette fratelli, faceva il venditore ambulante, con regolare licenza, a Palermo, dove la gente l’aveva ribattezzato Franco. La mattina di giovedì 10 febbraio, come d’abitudine, allestì la sua bancarella di guanti, fazzoletti e giocattoli vicino all’università, ma nel pomeriggio arrivarono i vigili urbani, che la settimana prima gli avevano già appioppato quattro verbali, ripetendogli la solita solfa: non poteva stare fermo per più di un’ora nello stesso posto, doveva continuamente spostarsi di almeno 500 metri, e di conseguenza gli avrebbero sequestrato la merce. Allora Noureddine, fuori di sè dalla rabbia, andò a prendere una bottiglia piena di benzina e davanti agli occhi dei vigili se la gettò sugli abiti e subito dopo, con un accendino, si diede fuoco. Ricoverato in ospedale con l’ottanta per cento del corpo ustionato, morì dopo tredici giorni d’agonia. Dopo le 15 di giovedì 10 febbraio in via Ernesto Basile a Palermo.