Tonia Mastrobuoni, Il Riformista 25/2/2011, 25 febbraio 2011
SU GIORNALI E TV C’È L’EMENDAMENTO AD PERSONAM
Cancellata con un tratto di penna: non nel senso figurato, ma letterale. La discussa norma che doveva prorogare il divieto di incrocio tra giornali e tv al 31 dicembre del 2011 risultava ieri stralciata con la biro dal maxiemendamento del governo sul Milleproroghe. In altre parole, si torna al testo originale del provvedimento che stabiliva la proroga al 31 marzo, con la possibilità di un ulteriore slittamento attraverso un decreto del presidente del Consiglio. In soldoni tra poco più di un mese sarà Silvio Berlusconi a dover decidere se impedire a se stesso di comprarsi un quotidiano.
Certamente l’intervento del presidente della Repubblica Napolitano di martedì sera che ha indotto il governo a rivedere alcuni passaggi chiave del provvedimento monstre, è servito a cancellare quello particolarmente odioso legato proprio all’incrocio tra tv e quotidiani. Nel testo di Montecitorio su cui il governo si apprestava a mettere l’ultima fiducia prima dello stop del Colle, era contenuta una norma ad hoc che impediva a Murdoch e Telecom di acquistare quotidiani, ma non a Mediaset. Una nuova norma era stata annunciata mercoledì sera in Aula dal presidente della commissione Affari costituzionali Donato Bruno che stabiliva una proroga al 31 dicembre di quest’anno per il divieto di incrocio, senza paletti ad excludendum.
Ieri mattina, dopo che il governo aveva posto la questione di fiducia sul provvedimento è emersa invece la novità dell’ultima ora, il ritorno al testo originario e alla proroga sino a fine marzo.
Il presidente della commissione Bilancio Giorgetti ha parlato di un «coordinamento formale» che ha soppresso la norma (quella cancellata a penna evidentemente nottetempo) «in quanto la proroga è già contenuta nell’allegato 1 del decreto legge, fino al 31 marzo 2011, successivamente prorogabile fino al 31 dicembre 2011 con il previsto decreto del presidente del Consiglio».
Ma dopo una lunga prassi di leggi ad personam è difficile pensare a un sussulto di pudore, da parte del presidente del Consiglio, sui propri interessi. Tanto più se l’attuale crisi politica dovesse prima o poi precipitare definitivamente e portare alle urne. Com’è difficile credere fino in fondo alle parole del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che ha precisato ieri che la novità del decreto che tocca da vicinissimo la sua società «a noi non importa nulla».
Non c’è da meravigliarsi dunque se anche l’opposizione ieri (finalmente) abbia protestato. Per Vincenzo Vita (Pd) la norma si traduce in un modo solo: «potrebbe essere imminente - ha detto all’Agi - il rischio che Mediaset acquisisca il Corriere della Sera, viste anche le turbolenze societarie di quest’ultimo». Per il senatore dopo lo stop del Quirinale che ha indotto l’esecutivo alle modifiche presentate mercoledì i cambiamenti dell’ultimo minuto rappresentano «un passo avanti e due indietro».
Sulla stessa lunghezza d’onda Carmelo Briguglio del Fli che ha sottolineato che «se volesse dal primo aprile Berlusconi potrebbe implementare il suo impero mediatico con l’acquisto di giornali» ed ha aggiunto che adesso «è necessario che il governo dia esaurienti spiegazioni». Ma anche Roberto Rao dell’Udc ha parlato di un «blitz preoccupante, una modifica annunciata solo verbalmente e all’ultimo momento. E non capiamo il motivo di questa drastica riduzione del termine».
Commenti negativi sul decreto sono giunti anche dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro che vede nel ricorso alla fiducia per il Milleproroghe «un atto in odio al presidente della Repubblica e al Parlamento» mentre il leader di Alleanza per l’Italia, Francesco Rutelli, torna sul provvedimento per evidenziarne la vera essenza: «È l’ennesima manovra economica. Questo governo - spiega - ha iniziato dicendo che non si sarebbe fatta più la Finanziaria, oggi ci ritroviamo che ne facciamo cinque in un anno. Il milleproroghe è diventato l’ennesima, raccogliticcia manovra economica».
Oggi è atteso il via libera da Montecitorio e l’approdo a Palazzo Madama dove entro sabato pomeriggio è atteso l’ok definitivo in terza lettura e dove si dà per scontata sarà nuovamente la fiducia, visti i tempi ravvicinati di scadenza, previsti per domenica 27 febbraio.