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 2011  febbraio 25 Venerdì calendario

LA BUONA EDUCAZIONE

Basta con le pacche sulla spalla, l´amicizia su Facebook, il perdono a oltranza e la comprensione ad ogni costo. A casa e a scuola, gli adulti cercano di recuperare il tempo (e l´autorità) perduti da trent´anni a questa parte e di riaffermare le proprie regole. E la voglia di un ritorno alla disciplina percorre un po´ tutto l´Occidente, dopo il Grido di battaglia della mamma tigre di Amy Chua, autobiografia di un´inflessibile mamma sino-americana e dopo che anche Barack Obama ha strigliato gli studenti statunitensi colpevoli di restare troppo in basso nelle classifiche internazionali. In Italia, si moltiplicano i gruppi di genitori in crisi, mentre le scuole rilanciano le punizioni di un tempo, ma rivedute e adattate al clima del momento. Alle elementari, l´obiettivo è relativamente facile da raggiungere. Come a Turano, nel Livornese, dove alla "De Amicis" si è inaugurato l´angolo della tranquillità, uno spazio separato da una tenda dove i bambini più indisciplinati vengono invitati a ritirarsi per recuperare calma e controllo. Non troppo diverso dall´angolo tout court di un tempo, ma certo più gentile: «Nessuno è obbligato né messo all´indice davanti ai compagni» hanno spiegato le maestre.

«Ma qualche volta - hanno aggiunto le insegnanti - i problemi in classe si possono risolvere solo isolando chi in quel momento è più agitato». E a Milano, del resto, lo yoga era già arrivato da tempo nelle materne più esclusive: «Favorisce la concentrazione e aiuta i bambini a convivere». Alle medie il gioco si fa duro: una settimana fa, un´insegnante di Arezzo ha denunciato gli allievi che l´avevano messa su Facebook e pubblicato commenti ingiuriosi, la polizia postale li ha individuati ed ora si parla di una bocciatura di massa. Al liceo, le cose si complicano. E se il milanese "Parini" ha aperto la strada mettendo ai "lavori forzati" già nel 2005 gli studenti-vandali che lo avevano allagato, ad Avezzano (L´Aquila) il preside dello scientifico "Vitruvio", esasperato dal rifiuto di molti ragazzi di rispettare il divieto di fumo, ha sostituito la multa con la "condanna" a pulire i bagni: «Prima avevamo adottato il sistema della multa, qualcuno pagava e qualcun altro no, ma nessuno cambiava atteggiamento».
Perfino John Beer, pseudonimo di un pubblicitario veneto e dei suoi due fratelli che nel 2006 lanciarono "setteincondotta", fortunato blog sulla disciplina a scuola (www. notadisciplinare. it), ammette che c´è bisogno di una svolta: «Ho iniziato alla vigilia della maturità, pubblicavo le note che i professori mi mettevano dopo i miei scherzi, e hanno cominciato a rispondermi in centinaia. Adesso però se vai su YouTube trovi cose davvero pesanti, professoresse messe alla berlina, minacce … non voglio confondermi con loro». Ma ricorrere alle denunce penali non è la soluzione. La leva del voto in condotta è la più gettonata: diecimila i cinque assegnati agli scrutini del giugno 2010 nella sola provincia di Roma, mentre sono ormai numerosissimi i regolamenti di istituto che promettono un giorno di sospensione dopo cinque ritardi, due per chi esce dalla classe senza permesso, tre giorni per chi insulta il professore. Tabelline bene ordinate, che denunciano però la fine di qualunque tentativo di mediazione, il desiderio di usare la clava anziché la moral suasion. Dopo Françoise Dolto, la madre della pedagogia francese accusata di lassismo, anche Maria Montessori sembra avviata alla condanna.
Una tendenza che il ministero dell´Istruzione sembra incoraggiare ma che già suscita la reazione di un´altra parte degli insegnanti. «Non bisogna confondere la disciplina con lo studio, e usare la prima per stimolare il secondo non funziona - dice Domenico Chiesa, uno dei fondatori del Cidi, il Centro di iniziativa democratica degli insegnanti - I problemi ci sono e sono seri, in alcune scuole raggiungono livelli da ordine pubblico, al punto da spingere gli insegnanti a chiedere alle famiglie di tenere a casa i figli ribelli almeno qualche giorno… Ma la risposta "minacciosa" scelta in molte scuole non farà crescere la voglia di studiare dei ragazzi». Conferma Anna Salerni, docente di didattica e pedagogia alla Sapienza di Roma e autrice di una ricerca sul tema pubblicata da Carocci: «Gli insegnanti sembrano dividersi in due scuole di pensiero, quelli che credono nelle maniere forti e quelli che si rifiutano di usarle. Ora le nuove regole sembrano dare ragione ai primi, ma la verità è che i messaggi che arrivano dal mondo esterno non incoraggiano nessuno a studiare e a comportarsi bene».
Tra le mura domestiche il clima non sembra diverso. Da nord a sud nascono gruppi di genitori - le madri per prime, i padri subito dopo - che si incontrano per trovare insieme le risposte all´aggressività di figli apparentemente fuori controllo. Qualcuno cede e, se può permettersi un costo tra i dieci e i ventimila euro, ripercorre vecchie strade: il 2009/2010 è stato un anno da record per i collegi svizzeri che, come il Rosenberg, hanno da sempre una sezione italiana. Per gli altri ci sono gruppi come Genitori Insieme (genitorinsieme. it) che da quest´anno propongono vere e proprie scuole: nato a Genova oltre dieci anni fa, ora si è organizzato in dieci gruppi diversi e utilizza il modello degli alcolisti anonimi: ognuno racconta la sua storia, un´ora e mezza la settimana, e cerca di imparare dalle esperienze degli altri. A Piacenza è nata una scuola dal Centro psicopedagogico diretto da Daniele Novara che già si occupava di conflitti, e in un anno 250 genitori hanno chiesto aiuto, a Pinerolo, in provincia di Torino; dall´esperienza dell´Ama (auto-mutuo aiuto) sono nati due nuovi gruppi. E sempre a Torino un nuovo sportello comunale accoglie i genitori in crisi e li accompagna in caso di separazione o difficoltà: «Sentiamo tante storie di ragazzini tirannici che non rispondono a nessuna regola. In casi come questi, non si possono che suggerire regole chiare e severe da sottoscrivere insieme», racconta Giulia Facchini, avvocato familiarista. Ma non ci sono solo genitori impauriti. In sottofondo, il ruggito della mamma tigre cresce di intensità e stimola l´autoironia delle italiane, da sempre in cima alle classifiche del buonismo. Su mammaoggi.it, Luisa, medico, 40 anni, ha chiosato: «Io sono tutt´al più una mamma coniglio». Amy Chua, docente a Yale, ha invece rivelato di aver costretto la figlia di sette anni a passare sei ore al pianoforte e gettato nella spazzatura un cartoncino di auguri fatto all´asilo, colpevole di sciatteria. La mamma tigre, dunque, si batte perché a scuola i voti restino bassi e si contrappone alla mamma-canguro che, invece, predica un´educazione amorevole e naturale, sostenendo il divieto per legge delle sculacciate. «Di una nuova disciplina si sente molto la mancanza - conclude Giorgio Chiosso, docente di pedagogia generale a Torino - ma per ottenerla ci vogliono insegnanti più bravi, in grado di attirare l´attenzione anche senza minacciare sanzioni. E un patto con le famiglie, a cui tocca sostenere il rigore dei professori». «Per risalire le classifiche - conferma Daniele Checchi, economista politico e studioso dei sistemi scolastici - l´Italia deve fare come i paesi che stanno ai primi posti, prendere sul serio i test internazionali». Le mamme tigre lo sanno, in Corea come negli Stati Uniti accompagnano personalmente i figli alle valutazioni. Su mammaoggi qualcuna ammette di essere sulla stessa strada: «Ho punito Mattia - cinque insufficienze in seconda media - non lasciandolo uscire per un mese. Ora ci prepariamo assieme al liceo». Si attendono altre confessioni.