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 2011  febbraio 24 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Comandante Supremo delle Forze Armate dell’ Egitto è Mohammed Hoseyn Tantawi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Trecentomila profughi stanno per riversarsi sulle coste italiane, ha detto ieri il ministro Frattini al “Corriere della Sera”, e ha aggiunto: «Sono stime al ribasso». Numeri confermati dal discorso tenuto poi a Montecitorio e ribaditi dalla Lega Araba e dal ministro dell’Interno Maroni.

Come potremmo sopportare un esodo simile? Dove sono i centri di accoglienza, i campi necessari per metter su le tendopoli? E di quante barche avranno bisogno quei poveretti per tentare la traversata?
Ieri si sono riuniti i ministri dell’Interno di Italia, Francia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta. Anche se l’impatto maggiore sarà sulle nostre coste, gli altri paesi affacciati sul Mediterraneo sanno che quote consistenti di fuggitivi si riverseranno anche da loro. S’è fatto dunque un minimo di fronte comune. I sei paesi porteranno oggi al Consiglio dei ministri dell’Interno dei 27 paesi, riuniti a Bruxelles, la richiesta di costituire un fondo per fornire aiuti economici alle nazioni interessate, la realizzazione di un sistema europeo di asilo comune e sostenibile, la creazione di una nuova partnership con i paesi meridionali del continente per l’attuazione di riforme politico-economiche. In base a quello che ho capito io, sono richieste che troveranno un ascolto scarso: i nostri partner europei diranno molte belle parole, ma per ora non intendono impegnarsi.

Quanta gente è arrivata finora?
Dall’inizio della crisi in Nord Africa sono arrivate 6.300 persone. Sono quasi tutti tunisimi e pochissimi hanno presentato domanda d’asilo. Il loro destino – stando a quello che ha detto Maroni – è di essere rimpatriati. Un possente esodo è peraltro già in atto: Egitto e Tunisia stanno tenendo aperte le frontiere, soprattuto per accogliere i loro emigrati in Libia. In Libia – un paese che ha sei milioni di abitanti – lavoravano fino a ieri un milione e mezzo di immigrati, tutti africani. Gheddafi li teneva alla fame, quelli sopportavano tutto per raccogliere i mille dollari necessari a comprarsi un posto su un qualche traghetto. Finora sono tornati in Egitto, attraverso il valico di Sallum, ventimila lavoratori. In Tunisia, 5.700. Sono dati forniti da al Jazeera.

Questa posizione di egiziani e tunisini non è la prova che la Libia è isolata, che Gheddafi è finito?
Sì. Oltre tutto il Consiglio supremo delle forze armate egiziane ha chiesto alla Libia di porre fine allo spargimento di sangue e ha fatto sapere di avere messo a disposizione dei profughi 270 autobus e otto treni speciali. I militari del Cairo hanno detto di esser pronti ad aiutare anche i profughi libici, ma questa al momento è una solo dichiarazione politica. Gheddafi resiste ancora. In questo momento la vecchia Libia è un territorio formato da due paesi: la Tripolitania, dove Gheddafi ha ancora un certo potere, e la Cirenaica dove sventolano ovunque, a quanto si capisce, i tricolori verde, rosso e nero che costituivano la bandiera libica prima dell’era Gheddafi. La guerra civile è già cominciata, perché il colonnello la Cirenaica la vuole riconquistare.

Che cosa si deve fare per buttar giù Gheddafi?
Per buttarlo giù, a quanto sembra, bisognerebbe mettergli le mani addosso. L’ex ministro dell’Interno Abdul Fatah Yunis ha detto che un uomo della sua guardia del corpo gli ha sparato, ma ha mancato il bersaglio, colpendo un’altra persona. Il rais non intende arrendersi a nessun costo. Ha continuato a bombardare il suo stesso popolo anche ieri. La televisione al Arabiya ha detto che i morti sono a questo punto diecimila e i feriti cinquantamila. Su tutte le televisioni del mondo è passato un video in cui si mostra l’allestimento di un cimitero sul lungomare di Tripoli. Fosse ampie, dove buttare più di un corpo, e che poi sono ricoperte da uno strato di cemento. Ci sono cadaveri anche per le strade, e un rischio sempre più alto di infezioni. Mancano acqua, cibo, medicine. Alla catastrofe della guerra civile, ormai in atto, si aggiunge quella del disastro umanitario.

Che cosa può fare il mondo per aiutare la Libia a uscire da questa tragedia?
Il mondo è molto incerto sul da farsi. Gliela dico chiara: il mondo non ha ancora deciso se gli conviene disfarsi di Gheddafi o no. A parte il fatto che tutti hanno qualche interesse in comune con la Libia del colonnello, c’è il pericolo di al Qaeda, che potrebbe far nascere uno o più emirati islamici. La stessa Cirenaica è forse già adesso una teocrazia religiosa, forse addirittura sul modello di quella iraniana. L’Iran conta di avvantaggiarsi molto dalla crisi nordafricana. Le sue due navi, partite l’altro giorno verso la Siria, sono adesso nel canale di Suez. Un tratto di mare che, all’epoca di Mubarak, non avevano mai potuto attraversare. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/2/2011] (leggi)

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