Claudia Luise, Nòva24 24/2/2011, 24 febbraio 2011
DESTINAZIONE PIANETA ROSSO
Oggi è freddo e arido. Ma prima, Marte era davvero così diverso dalla Terra? Il compito di analizzare il pianeta rosso, scoprire il suo passato e accertare senza possibilità di errori la presenza di forme di vita sarà affidato a un robot europeo costruito per la maggior parte in Italia, che nel 2018 atterrerà sul suolo marziano per catturarne i segreti. Il progetto, che si chiama ExoMars, è iniziato circa tre anni fa e prima era solo europeo. Poi si è raggiunto un accordo con gli Stati Uniti che prevede un programma comune per l’esplorazione di Marte. La spedizione del Rover sul pianeta rosso è dunque una tappa che aprirà la strada all’arrivo degli uomini nel 2030-2040.
L’Italia, attraverso l’Agenzia spaziale italiana, ha assunto il ruolo di primo finanziatore della missione stanziando 300 milioni di euro su un costo complessivo, per la parte europea, di circa un miliardo di euro. Ed è alla sede della Thales Alenia Space di Torino che si sta realizzando il Rover completo, il laboratorio analitico e il centro di controllo.
«Lo scopo del Rover è scoprire in maniera non ambigua se mai c’è stata vita su Marte – spiega Vincenzo Giorgio, responsabile per i programmi osservazione, ottica e scienza di Thales Alenia Space –. Per ora è stata accertata la presenza di canali naturali, dell’erosione e dell’acqua nel sottosuolo. Se riusciremo a sapere che c’è vita e che forma ha, potremmo anche scoprire l’origine del pianeta e come ha fatto a diventare quello che oggi vediamo». Proprio per prevenire errori, tutto il Rover è integrato in un ambiente a pulizia controllata nelle "camere pulite" appositamente preparate a Torino. Le parti che verranno a contatto con i campioni marziani saranno sottoposte a un procedimento di "ultra pulizia" per evitare di portare forme di vita "inquinanti" dalla Terra.
Il Rover ExoMars dovrà camminare in maniera autonoma, ovvero dovrà riconoscere da solo gli ostacoli e trovare il modo per superarli, anche perché le comunicazioni sono ritardate di 6 minuti e mentre arriva alla centrale il segnale di pericolo potrebbe già essere troppo tardi. «La mobilità degli attuali robot è limitata perché sono manovrati dalla Terra, la vera sfida è renderlo indipendente e dotato di capacità decisionale», afferma l’ingegnere. Il robot, poi, potrà prelevare campioni fino a due metri di profondità, per cercare terreno che non è stato alterato dalle radiazioni cosmiche, e analizzarne la composizione chimico-fisica e batteriologica. Il suo cuore è infatti il laboratorio analitico, un insieme di strumenti e meccanismi destinato a sminuzzare, stoccare e studiare i campioni prelevati tramite una trivella. Tra gli altri strumenti installati, anche un radar per l’individuazione di acqua che potrà essere usato per indicare i luoghi più adatti alle trivellazioni. L’alimentazione, invece, è garantita da pannelli solari che riescono a superare anche le tempeste e la notte marziana mettendo in "ibernazione" il robot, ma garantendo comunque il riscaldamento delle attrezzature grazie a generatori a radioisotopi.
Al progetto lavorano circa 200 persone assunte da Thales Alenia Space, il 90% ingegneri e fisici, delle quali 140 sono in Italia. Quaranta le industrie europee coinvolte, anche moltissime Pmi che hanno vinto le gare per la realizzazione di singoli componenti tecnologici. La missione del robot durerà almeno sei mesi, più altri nove che sono quelli necessari per raggiungere il pianeta rosso. Con il Rover ExoMars partirà anche Max-C, quello americano, che ha lo scopo di raccogliere campioni e conservarli in pancia, aspettando che nel 2020 un’altra missione atterri su Marte per riportarli sulla Terra dove è possibile fare analisi molto più complesse.
«L’esplorazione robotica – conclude Giorgio – serve soprattutto per localizzare l’acqua e studiare la capacità dell’uomo di generare aria respirabile e cibo direttamente su Marte, cosa essenziale per una missione così lunga, che dura quasi tre anni. Il pianeta rosso, infatti, è la nostra prossima destinazione».