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 2011  febbraio 24 Giovedì calendario

CITTA’ CRIMINALI

CAINO è ovunque. Dentro e fuori di noi. Caino abita le metropoli, s’inabissa negli underground notturni, passeggia per le strade della provincia italiana, si nasconde tra i vicoli bui che esplodono nelle autostrade della Los Angeles di Chandler e Marlowe. Caino si fa sfogliare nei racconti di Graham Greene, entra nei quadri di Edward Hopper, nelle litografie di Baudelaire, nei “pedinamenti fotografici” di Vito Acconci, nei romanzi di Hemingway e Truman Capote. Il noir dell’omicida, delle parole e dell’anima diventa paesaggio della scrittura. E proprio ”La città nelle scritture nere: territori urbani e geografie dell’anima” è il titolo sul quale si muovono i numerosi interventi, le lezioni e gli apporti video, protagonisti della ottava edizione di Roma Noir, manifestazione dedicata al romanzo nero contemporaneo che si svolge per l’intera giornata di oggi nell’Aula Odeion della Facoltà di Lettere all’Università La Sapienza di Roma. «La città è anche un luogo letterario» scrive l’ideatrice e coordinatrice dell’evento, Elisabetta Mondello, docente di Letteratura Italiana Contemporanea e Sociologia della Letteratura «che nella macchina romanzesca spesso si trasforma in spazio emozionale o che si propone quale specchio, metafora o allegoria di trame, vicende e rapporti individuali o collettivi».

Come si esplicita, dunque, il noir nell’arte e nell’immaginario romanzesco che inevitabilmente diventa sequenza cinematografica? «La pittura della vita moderna che influenza ciò che poi chiameremo “noir”» ci dice Claudio Zambianchi, docente di Storia dell’Arte Contemporanea alla Sapienza che oggi sarà, tra gli altri conferenzieri, al “Roma Noir” col suo intervento dal titolo “Pop Crimes. L’arte, la città, il delitto” «e’ già in Baudelaire quando, nel 1846, dipingeva la città che era attorno a sé e la descriveva in alcune riviste; e quando, nel ’34, raffigurò in alcune litografie dei morti ammazzati in un appartamento anonimo di Parigi. Ecco, il tema della metropoli e del delitto che seguiremo nella pittura moderna è già tutta lì». Il salto ulteriore ci porta al 1942, dentro quel capolavoro che è Nottambuli di Edward Hopper: «Lo vediamo seduto, lo “svedese”. Sta aspettando i sicari che verranno ad ucciderlo e lui sa già tutto. Anzi, malgrado sia stato avvertito del loro arrivo, lui non si nasconde. Attende». Arte e letteratura nera si incontrano qui perché fu Ernst Hemingway col suo The Killers all’interno de I racconti di Nick Adams «ad ispirare il quadro di Hopper, dove l’alienazione della città e le atmosfere noir sono più che evidenti».

Tra cronaca nera e delitti, nel 1943 il Museum of Modern Art di New York acquista cinque immagini del fotografo e scrittore Weegee, esposte nella sezione permanente “Action Photography”. «Due anni dopo - spiega ancora Zambianchi - viene pubblicato Naked City, il suo primo catalogo di fotografie che ispirerà l’omonimo film noir (La città nuda) del ’48 di Jules Dassin». Un salto ulteriore negli anni 60 ed ecco che il classico «pedinamento del personaggio, tanto caro a molta letteratura di genere lo troviamo già esposto nelle Following Pieces del fotografo Vito Acconci. Lui osservava la gente per strada, sceglieva un tale tra la folla e lo seguiva fino alla porta di casa, poi prendeva appunti su un diario». Ed oggi? «Oggi la realtà è più sanguinaria della fantasia» conclude il professore «vediamo in tv messinscene di cadaveri putrefatti. La verità è talmente cruda da diventare quasi irrapresentabile».

Partendo dalla Londra di Dickens e Conan Doyle per passare alla Los Angeles di Chandler e Polanski fino alla Milano di Scerbanenco e alla Roma di Gadda e De Cataldo, la psicanalista e scrittrice Patrizia Pesaresi ci prende a sua volta per mano lungo un suggestivo itinerario volto a svelare il doppio volto delle città in noir. Oggi, nel suo intervento alla Sapienza, parlerà di “Topografia dell’immaginario. La metropoli protagonista e icona del noir”: «E già, perché se in Chandler Los Angeles si lascia soltanto intuire, in Chinatown Roman Polanski fa entrare la macchina da presa nell’altra faccia della metropoli, quella dei nightclub e delle lussuose ville dei ricchi per poi passare ai dettagli della parte bassa, le zone oscure della city dove può accadere di tutto». Tra i tanti volti metropolitani, c’è però anche il “non luogo” «la città di frontiera che, ad esempio, ritroviamo nell’Infernale Quinlan di Orson Welles, in quella striscia che separa gli Stati Uniti dal Messico dove si muove il poliziotto Mike Vargas».

Tra letteratura e cinema, l’ennesimo duplice aspetto urbano, ci dice Patrizia Pesaresi «lo individuiamo in un’altra straordinaria pellicola noir del ’49 come Il terzo uomo di Carol Reed dal racconto di Graham Greene. In questo caso, la Vienna occupata dalle forze di liberazione accoglie in sé non solo le fascinazioni misteriose di sotterranei decadenti, ma anche la minacciosità delle facciate degli antichi palazzi e la rassicurante sobrietà e il calore dei loro interni». Arrivando all’Italia, infine, se la Milano di Scerbanenco e la capitale di Gadda «sono in un certo senso rappresentazioni di stati d’animo, la Roma di Romanzo criminale di De Cataldo mostra volutamente luoghi specifici, la Magliana ad esempio, legati indissolubilmente ai destini dei personaggi».