Umberto Eco, L’espresso 24/2/2011, 24 febbraio 2011
LA NORMA E I PURITANI
Le critiche ai comportamenti del nostro presidente del consiglio hanno suscitato una serie di obiezioni che si vogliono salaci. La prima mirava non tanto a scagionare il presidente quanto a deridere i suoi critici: "Voi sessantottini di un tempo, si è detto, che predicavate il libero amore e le droghe psichedeliche, oggi siete diventati bacchettoni puritani che censurano le pratiche sessuali del presidente, se pure di pratiche sessuali si tratta e non di cene a base di Coca-Cola Light" (ma che cene malinconiche, osservo, senza neppure un goccio di Gavi o di Greco di Tufo!). Sul libero amore sessantottino sono poco informato perché io all’epoca avevo ormai trentasei anni (allora un’età considerata assai matura), due figli, e facevo il professore. Pertanto non sono mai andato nudo e coi capelli lunghi ai concerti rock fumando marijuana. Però mi pare che allora per libertà sessuale si intendesse che due persone potessero praticare il sesso insieme per libera elezione e (soprattutto) gratis. Cosa assai diversa da un sesso pre-sessantottino, quello per intenderci dei casini di nostalgica memoria, dove si era liberi di far sesso, ma pagando.
Tuttavia ha ragione chi dice che è da puritani criticare il presidente perché frequenta fanciulle dalla moralità assai flessibile. Chiunque ha diritto alla forma di sesso che lo soddisfa (omo o eterosessuale, alla pecorina, more ferino, sadomaso, con fellazione, cunnilingus e spagnoletta, onanismo, dispersione del seme in vaso indebito, delectatio morosa, sino alla coprofilia, alla clismafilia, all’esibizionismo, al feticismo, al travestimento, al frotteurismo, all’urofilia, al voyeurismo - e via copulando), purché lo faccia con persone consenzienti, senza danneggiare chi non desidera partecipare o non è in grado di dare un consenso informato (ed ecco perché si condannano pedofilia, zoofilia, stupro e scatologia telefonica) e il tutto avvenga in locali chiusi in modo da non offendere la sensibilità dei puritani - così come non si deve bestemmiare in pubblico per non offendere la sensibilità dei credenti.
Devo ammettere che spesso gli oppositori del presidente hanno premuto troppo il pedale sugli aspetti sessuali del caso Ruby. È naturale che sia accaduto così, perché se agli italiani racconti del conflitto di interessi, della corruzione di magistrati, dell’occultazione di capitali o delle leggi ad personam, quelli saltano l’articolo, mentre se gli sbatti subito Ruby in prima pagina, smanettano per tutto il giornale sino alle previsioni del tempo. Ma l’opposizione al premier non è l’opposizione ai suoi gusti sessuali. È l’opposizione al fatto che, per compensare chi partecipava alle sue cene, egli dava posti negli organismi regionali, provinciali, nazionali o europei, e a spese nostre. Se lo stipendio di consigliere regionale alla signora Minetti lo pago io (percentualmente) e (sia pure per una quota minima) chi vive con mille euro al mese, non c’entrano i Puritani, c’entra la Norma (di legge).
Il problema morale non è che non si deve fare all’amore (visto che è sempre meglio che fare la guerra, come dicevano nel Sessantotto) ma che non si deve farlo facendo pagare chi non c’entra. Marrazzo non è criticabile per aver frequentato transessuali ma per esserci andato con l’auto dei carabinieri.
Ma facciamo pure l’ipotesi che il presidente non abbia compensato le sue convitate con pubblici appannaggi. Una volta detto che è lecito fare a casa propria quel che si desidera, questo è vero per un bancario, un medico, un operaio iscritto alla Fiom, ma se si viene a sapere che certe pratiche si svolgono a casa di un uomo politico è difficile che non ne nasca un pubblico scandalo. A John Profumo e a Gary Hart è bastato il connubio con una e una sola donna (una ciascuno) per rovinar loro la carriera. Quando le donne sono tante, e portate alla festa in pulmino, non si può impedire che le barzellette sul Ruby-gate appaiano persino sui giornali coreani o alla televisione tunisina (controllare su Internet).