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 2011  febbraio 24 Giovedì calendario

LE DIFFICOLTÀ NEL VOLO DI ALITALIA

Alitalia-Cai archivia il secondo anno con una perdita operativa più che dimezzata, da 274 a circa 110 milioni di euro, una perdita netta ridotta di oltre il 40% da 327 a circa 175 milioni, un incremento dei ricavi totali del 14,8% a 3.273 milioni. Queste le stime di un rapporto interno, un documento riservato del 16 dicembre scorso, che contiene anche le linee del budget 2011, un anno ancora in rosso.

Prima delle turbolenze di questi giorni, la compagnia prevedeva per il 2011 una perdita operativa di 29 milioni e una netta di 109 milioni, ponendo però obiettivi commerciali ambiziosi, due milioni di passeggeri in più a 25,4 milioni (+8,4%) e una crescita di quasi il 13% dei ricavi totali a 3.690 milioni. I conti del 2010 saranno esaminati domani dal cda.

I passeggeri l’anno scorso sono aumentati del 7,4% a 23,36 milioni. Un buon progresso, che va letto anche con la disastrosa partenza di Cai nel 2009 ed è in linea con la crescita del mercato italiano, +7% a 139,79 milioni, secondo Assaeroporti.

Rimane difficoltosa la rotta della nuova compagnia, nata con l’operazione voluta nel 2008 da Silvio Berlusconi (con un costo per la collettività stimato in almeno 3 miliardi di euro) dopo il rigetto, consenzienti i sindacati, dell’offerta di Air France-Klm.

Uno sguardo ai risultati 2010 mostra che quasi tutti i vettori medio-grandi in Europa hanno dichiarato profitti: da gennaio a settembre il gruppo Lufthansa ha 524 milioni di euro di utile netto, Ryanair 367 milioni, Iberia 53 milioni, rispetto ai 125 milioni di perdita di Alitalia nel periodo. Air France-Klm da aprile a dicembre 2010 ha un utile netto rettificato di 72 milioni (escluse le plusvalenze), easyJet un utile pari a 144 milioni in euro nell’esercizio al 30 settembre.

Se ora il rialzo del prezzo del petrolio peggiora la situazione per tutti, queste cifre mostrano che la nuova Alitalia è ancora distante dai concorrenti.

Sono significativi i risultati ottenuti dall’amministratore delegato, Rocco Sabelli, nella riduzione dei costi del personale. Secondo R&S (Mediobanca) nel 2009 il costo del lavoro medio per dipendente di Alitalia era di 49mila euro, rispetto – secondo R&S – a 82mila euro della vecchia Alitalia nel 2007 e 75mila nel 2006 (non c’è l’analisi del 2008). Tuttavia anche il valore aggiunto si è ridotto: 45mila euro per dipendente nel 2009, rispetto a 86mila nel 2007 e 74mila nel 2006. Il rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto è dunque peggiorato.

Secondo fonti industriali, la nuova Alitalia sconta alcuni problemi, tra cui una perdita di quote di mercato nazionale soprattutto ad opera di Ryanair ed easyJet, ma anche di Lufthansa Italia (che ha però risultati economici negativi), un sottoutilizzo degli aerei nel breve e medio raggio e quindi anche dei piloti, di conseguenza con costi più elevati delle previsioni. La Cai è riuscita a fare meglio del previsto nei voli internazionali e intercontinentali, che sta potenziando con gradualità.

Sabelli esclude di aver perso quote di mercato. Tuttavia i passeggeri della Cai, che comprende Air One, nel 2010 sono stati due milioni in meno di quelli che le due compagnie confluite nella Cai avevano nel 2008 (-8,2%). Nello stesso periodo l’intero mercato italiano è cresciuto di sei milioni di passeggeri (+4,5%).

Secondo il sito «anna.aero», in un’analisi del mercato italiano basata sui dati Oag di ottobre 2010, «Alitalia è caduta al secondo posto, distante da Ryanair per la capacità di posti sull’internazionale. Perfino Lufthansa ora fa più voli internazionali per l’Italia di Alitalia».

La compagnia ha già rinviato di un anno rispetto al Piano Fenice, al 2012, l’obiettivo dell’utile netto. Quest’anno è già in salita: in gennaio – ha scritto il «Corriere della sera» – Alitalia ha trasportato 1,557 milioni di passeggeri, +5,3% sul gennaio 2010, risultati definiti da Sabelli «sotto le nostre aspettative, che sono ancora più aggressive dell’anno scorso».