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 2011  febbraio 24 Giovedì calendario

Quando Bene diceva male del cinema - Carmelo Bene, è noto, considerava il cine­ma «la pattumiera di tutte le arti»

Quando Bene diceva male del cinema - Carmelo Bene, è noto, considerava il cine­ma «la pattumiera di tutte le arti». Artista completo, lavorò con ogni mezzo espressivo possibile: scrisse, reci­tò, narrò,poetò,interpretò.E dires­se film, che amò visceralmente e poi odiò subito, non appena finite le riprese. La parentesi cinemato­grafica della sua vita artistica durò cinque anni, dal 1968 al 1973, e cin­que lungometraggi, da Nostra Si­gnora dei Turchi ( che fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, dove vinse il premio speciale della giuria) a Un Amleto di meno . An­che se la sua prima ap­parizione su un set, co­me attore, fu nell’ Edi­po re di Pier Paolo Paso­lini risalente al 1967. Comunque, tra Carm­e­lo Bene e il cinema non corse mai buon san­gue. La critica e il pub­blico lo attaccarono senza pietà: fu travolto da polemiche giornali­­stiche, scandali pubbli­ci, stroncature feroci, persino devastazioni selvagge nelle sale in cui avvenivano le proiezioni. E quanto fu profondo, ma anche proficuo, l’odio che provò l’artista-attore contro l’ultima delle ar­ti, ultima per nascita e ultima per valore, lo te­stimonia il volume Contro il cinema (minimum fax, pagg. 198, euro 15), curato da Emi­liano Morreale, che raccoglie per la prima volta le interviste più signi­ficative che Bene concesse in que­gli anni a giornali e riviste, da Cine­forum ai Cahiers du cinéma , com­mentando, e quasi sempre distrug­gendo, il suo stesso cinema e quel­lo degli altri. Ecco un florilegio del­le sue invettive. CINEMA «Non vado mai al cinema, perché so che è un sottoprodotto». TECNICA «Come si sono svolte le ri­prese del mio film? Semplicissime! Nessun “problema tecnico”.Mi au­g­uro che un bel giorno ogni spetta­tore comprenderà che può impu­g­nare una macchina da presa e co­minciare a fare un film». MUSICHE «Per quanto riguarda la colonna sonora dei miei film, giro sempre con la musica in mente.Di­co all’operatore: “ Fai attenzione! Lì c’è un valzer”,e così via.Calcolo tut­to prima delle riprese. Detesto ap­plicare la musica a film terminato, come un’etichetta». MESSAGGIO «Non voglio che i miei film comunichino niente». CINEMA ITALIANO «Cosa penso del cinema italiano? Ci sono due paro­le c­he lei non dovrebbe pronuncia­re insieme: la parola cinema e lapa­rola italiano . Nessuna possibilità. Il vero pericolo non sono gli ameri­cani, ma i falsi americani, gli euro­pei che vogliono imitare gli ameri­cani ». PUBBLICO «Dal pubblico non vo­glio niente, e soprattutto non vo­glio pubblico». IMPEGNO Per lei ha senso parlare di film politici o impegnati politica­mente? «Per me non ha senso parla­re di cinema. Figuriamoci di politi­ca! ». SESSANTOTTO «In Italia non è stato come in Francia. Qui è stato tra­sportato il modello Sessantotto senza che vi fossero bisogni o reali esigenze. I francesi avevano delle ragioni per il Maggio ’68.Ma inIta­lia è stato solo una parodia». MAESTRI Dove metterebbe allora John Ford, che è autore in quanto cineasta, nato nel cinema, legato al cinema? «Stia al cinema! Io lo met­to al cesso. Voi mettetelo su un alta­re, per me è lo stesso. A me il cine­ma non interessa ». ARTE Che pensa dell’idea di avere a Roma una cineteca, dove finalmen­te la visione dei film sia accessibile a tutti? «Un cimitero di autori morti. Il cinema è nato come cattiva imita­zione della letteratura. Io trovo che il tempo che uno dedica a vedere un film di Ejzenstejn sarebbe me­glio usato per rileggere Puškin, per­ché si trova di più e meglio. Ejzen­stejn è la brutta copia di certe cose di Puškin. Perché rifiutare di vede­re il bello per vedere il distribuito, il contemporaneo? Joyce ha fatto in Ulisse il più grande esempio di montaggio, a cui nessuno era mai arrivato». GODARD «Ci sono persone che non leggono Omero e vanno a vedere un film di Godard. Ma è assurdo, signori...». LIBRO E FILM «Per me andare al ci­nema significa non vivere. Mada­me Bovary di Flaubert e Madame Bovary al cinema sono due cose completamente diverse: il primo è arte, il secondo è merda». CINEMA E ARTE «Perché vi ostinate ad andare al cinema, quando sape­te che Kandisky, Klee, hanno fatto di più, quando sapete che Picasso ha fatto di più? Vuol dire rinuncia­re. Perché costringerci a questa let­teratura da fumetti, da ABC , daro­tocalco. Non vado al cinema, per­ché so che è un sottoprodotto». RITMO «Il cinema è una questione d’orecchio (parlo dell’orecchioar­monico, non acustico). Bisogna sentire le cose.Che si tratti dell’ope­ra, del teatro o del cinema, vedere non basta; ciò che conta è il ritmo». MONTAGGIO «Per i miei film, avevo calcolato prima le immagini in fun­zione di un ritmo, in modo che il film si montasse durante le riprese. Montare un film dopo le riprese è una pagliacciata». CINEASTA «Io mi sono finanziato da me tre film uno dietro l’altro: non riconoscono a nessuno di aver fatto lo stesso, mai. Io contengo in me il regista, l’attore, il produttore, il distributore, lo showman, l’ad­detto alle public relations, tutto. So­no milioni di con­traddizioni. Le ac­cetto tutte, me le as­sumo ». CRITICI «Mah, ho provato a dividere i critici cinematogra­fici in tre categorie, per comodità di classificazione. I gazzettieri, i trave­sti, i supermaschi. I gazzettieri sono il coro, quelli che par­lano per parlare, ru­more di fondo. I tra­vesti sono i peggio­ri, quelli che conce­piscono la critica come mediazione. Nani che cercano di possedere gigan­­tesse, gente che ha della capra e del ca­volo, cantautori del mai visto, spastici, convitati di pie­tra, sfruttatori del buio pomeridia­no, alpini da pianura. E poi ci sono i supermaschi... La critica che rein­venta l’opera a livello pretestuale. Tutti con un film nel cassetto, e non ci sarebbe nulla di male. Pur­ché lo facessero, il film». TELEVISIONE La televisione è l’illu­si­one dei fatti perché per farli vede­re li deve raccontare, e così li sputta­na. La televisione ti garantisce che i fatti non sono mai accaduti, che nulla accade! Si parla dei morti e lo speaker dice: “Vedete,hanno il cer­­vello fracassato, guardate,sono in­guardabili!”. Perché non basta esi­birli, rientrano già nella fiction». ROSSELLINI Rossellini ha detto che il cinema è morto. Lei che ne pensa? «Per fortuna è morto lui, quindi è il contrario».