Francesco Persili, Il Riformista 24/2/2011, 24 febbraio 2011
ANCHE APICELLA GIURA SUI FIGLI
«Avrei venduto un solo biglietto? Falso, a un mese dalla data ne avevamo già venduti 750». Mariano Apicella accorda la chitarra e le canta forte a chi ha scritto che la serata al teatro Arcimboldi di Milano è saltata a causa della prevendita grama: «Solo in Italia si butta fango così addosso alle persone. Con me si sono comportati come fanno di solito con il presidente». E sì perché tra Berlusconi e l’ex “posteggiatore” partenopeo, cresciuto, nel mito di Murolo e Gagliardi, tra stornelli e serenate negli alberghi e ristoranti di mezzo mondo, l’empatia è a prova di pentagramma da quando il Cavaliere in una serata napoletana di 11 anni fa gli disse: «Ma lo sa, che facevo il suo stesso lavoro?». Una canzone, poi una festa, Villa Certosa, il golfo di Marinella sul far del crepuscolo, intorno alla piscina Mariano Apicella strimpella mentre Silvio Berlusconi assume la gestualità del crooner giocoso intanto che srotola versi napoletanissimi: ricenn chianu chianu/ ricenn doce doce/ammore ammore mio, mon amour. Quel pezzo dà il titolo al primo disco, “Meglio ‘na canzone”, che vende 45 mila copie. Seguono altri due album, che insieme alle cento canzoni scritte con il premier, alle performance salottiere da Vespa e Rispoli, alle notti di note con il premier fruttano ad Apicella la fama del musico di Palazzo, menestrello di festa e di governo. «Ho la fortuna di essere amico di Berlusconi e tutto ciò comporta una serie di conseguenze, che non riguardano la mia persona, ma il modo ormai in cui si vive in Italia».
Allora, perché è saltata la serata?
Per evitare manifestazioni contro lo spettacolo. La decisione è stata concordata con l’organizzazione. Con me, sul palco, c’erano altri sette elementi. Non li ho voluti esporre a contestazioni. Mentre canto, non tollero interruzioni.
De Gregori, allora? Nel 1977 al Palalido subì addirittura un “processo”.
Ma che c’entrano le proteste con la musica? Qualcuno mi deve spiegare perché lo spettacolo di Apicella senza riferimenti politici viene considerato una questione politica.
Perché è amico di Berlusconi.
Sì, e ne vado fiero. Anche Michael Bublè è stato scoperto dal primo ministro canadese, eppure lo si considera solo come artista perché ha avuto la fortuna di nascere in Canada. L’Italia è il Paese più bello del mondo, ma gli italiani? Tanto, tanto meno.
Con il premier come vi siete conosciuti?
Attraverso la musica, non abbiamo certo parlato di politica. Insieme abbiamo suonato, cantato, scritto canzoni, sette delle quali sono nell’archivio storico della canzone napoletana.
Qual è la canzone preferita dal premier?
Le canzoni sono come i figli. Una volta scritte, si amano un po’ tutte allo stesso modo.
Che ricordi ha delle serate con il premier?
Bellissimi. Ricordo Putin a villa Certosa, che ascoltava Torna a Surriento. E Bossi, che va matto per Luna Rossa. Parlo solo di musica, di altre questioni non voglio parlare. Ho ricordi piacevoli delle serate con il premier. Quando si affeziona ad una persona, Berlusconi la ama per tutta la vita.
A un certo punto, però, sembrava preferirle Sal da Vinci. Ha sofferto la rivalità?
Ma se siamo amici da una vita, l’ho presentato io a Berlusconi. Sono una persona altruista, che non ha gelosie né nei confronti di Sal da Vinci, né verso Frank Sinatra.
Per fare il musicista, meno problemi per chi dichiara di essere di sinistra?
Certo, anche se non dovrebbe essere così. Io canto per tutti, purché mi paghino. La musica e la politica sono due cose diverse, che non si incontrano mai.
Nemmeno a Sanremo?
Sanremo è ormai diventato solo politica. Dovrebbe essere il Festival della canzone italiana, invece quest’anno, la kermesse canora ha lasciato spazio agli sfottò su Fini e Berlusconi.
Però a Sanremo lei sognava di andarci?
Per chi fa il mio mestiere, Sanremo è il massimo. Negli anni scorsi, ci ho provato in tutti i modi, non ci proverò più. Anche se scrivo la Boheme, sarà sempre la Boheme di Berlusconi.
A proposito, l’ultima volta che ha cantato con il premier?
Al circolo degli scacchi, il presidente ha cantato alcuni pezzi in francese, io ho fatto due canzoni napoletane. Adesso lavoro al nuovo disco, che, forse, uscirà in primavera. Ma anche il mercato discografico risente della crisi, crisi che non risparmia nessuno. Perciò se avessi venduto un solo biglietto, non avrei avuto problemi ad ammetterlo. Ma non è vero, lo giuro sui miei figli.