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 2011  febbraio 25 Venerdì calendario

RINCARO DA 720 EURO PER LE FAMIGLIE

La crisi libica potrebbe presentare nelle tasche degli italiani un conto di oltre 700 euro in un anno. Il calcolo potrà anche sembrare cinico adesso, ma in un momento in cui gli ultimi dati sui consumi mostrano un paese "a dieta" e che preferisce i discount per le spese alimentari la preoccupazione arriva anche a toccare il portafoglio. Secondo gli ultimi dati Istat la spesa per l’acquisto di beni energetici è di circa 300 euro mensili per famiglia. Se è vero che il prezzo del greggio è passato da meno di 100 a 120 dollari al barile, con un aumento del 20% – che secondo gli analisti sarà destinato a crescere – allora la matematica dice che ogni mese saranno necessari circa 60 euro in più per fare fronte alla spesa energetica. Moltiplicando per 12 si arriva a 720 euro.

Gli impieghi di energia delle famiglie per il riscaldamento, il trasporto privato e l’elettricità sono circa il 30% della domanda finale complessiva. Nell’ultimo decennio, grazie al miglioramento dell’efficienza energetica della spesa per i consumi l’incremento di questa spesa si è fermato in media allo 0,6% all’anno. L’incidenza dei beni energetici sulla spesa complessiva per consumi, rimasta sistanzialmente invariata all’11% per un decennio, con gli aumenti dell’ultimo anno è aumentata di oltre un punto percentuale: la metà è destinata all’acquisto di carburante per il trasporto privato, poco meno di un terzo alla spesa per il riscaldamento e un quinto a quella per l’energia elettrica.

Ma il petrolio e il gas non incidono solo nei consumi energetici, bensì anche sulla spesa al supermercato. Già perché ci sono una serie di prodotti, in particolare i detergenti per la casa, i saponi, i detersivi, i prodotti per la cura della persona che vengono prodotti a partire dalla stessa materia prima: il petrolio. A questo si deve aggiungere il maggiore impatto della logistica su tutti gli altri prodotti dalla frutta alla verdura alle carni.

Giuseppe Brambilla di Civesio, amministratore delegato del gruppo Carrefour Italia colloca l’impatto della crisi in un trend che «ormai va avanti da diversi mesi, a partire da novembre. Questo ulteriore aumento del petrolio diventerà così una nuova componmente inflattiva». Se il prezzo del greggio si stabilizzasse a 120 dollari al barile «nel medio termine si vedrebbe soprattutto l’impatto sui prodotti più legati alla chimica». Certo è che «perché vi sia inflazione bisogna che i consumatori comprino i beni – aggiunge Brambilla di Civesio –. La preoccupazione maggiore è allora un’altra: e se questa crisi bloccasse la lieve ripresa in atto e quindi anche i consumi?».