Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 25/2/2011, 25 febbraio 2011
TELECOM ITALIA RADDOPPIA I PROFITTI
Telecom Italia raddoppia l’utile nell’ultimo esercizio prima del rinnovo del consiglio presieduto da Gabriele Galateri. «Il 2010 è stato un anno di grande trasformazione per Telecom, che ha accresciuto la propria presenza in America latina, ribilanciando così le attività del gruppo rispetto al mercato domestico – ha sottolineato l’ad Franco Bernabè – È stata migliorata la struttura patrimoniale e realizzato un rilevante recupero della redditività».
I ricavi del gruppo sono aumentati del 2,5% a 27.571 milioni (-3,8% la variazione organica) grazie al consolidamento, a partire dall’ultimo trimestre, di Telecom Argentina (798 milioni di euro) e per l’effetto cambio sul real brasiliano. A ottobre Telecom Italia è salita al 58% di Sofora, holding di controllo di Telecom Argentina, con una quota in trasparenza del 16,2%, che è stata poi incrementata di un ulteriore 2,1% un mese fa acquistando da Fintech, per 65,8 milioni di dollari, titoli privilegiati Nortel, sub-holding di Sofora.
L’utile netto consolidato sale del 97,4% a 3.121 milioni, ma senza considerare le partite non ricorrenti l’incremento rispetto al 2009 risulterebbe del 18,4%. L’Ebitda è aumentato del 2,7% a 11.412 milioni, con una sostanziale stabilità (+0,1% a 11,8 miliardi) a livello organico. L’incidenza sui ricavi passa dal 41,3% del 2009 al 41,4% del 2010, con un miglioramento più pronunciato in termini organici che segnala una marginalità del 42,8% rispetto al 41,1% dell’esercizio precedente. L’Ebit sale invece del 5,8% a 5,8 miliardi, con una variazione organica del 5,3%.
Il saldo della gestione finanziaria, che passa da -2,154 miliardi a - 1,686 miliardi, migliora di 468 milioni: per 266 milioni grazie all’adeguamento della valutazione a fair value di Sofora e per 96 milioni dal saldo oneri/proventi finanziari.
Il risultato finale riflette anche il beneficio di 600 milioni derivanti dal riconoscimento in Brasile di imposte differite attive relative a perdite pregresse divenute recuperabili, senza il quale le imposte sul reddito sarebbero sostanzialmente stabili rispetto al 2009.
Il totale del debito finanziario sul consolidato scende di 3,167 miliardi, passando da 44,397 a 41,23 miliardi. Il debito rettificato cala da 42,98 a 39,383 miliardi. L’indebitamento finanziario netto contabile scende di 2,66 miliardi da 34,747 a 32,087 miliardi. Infine, esclusi gli effetti contabili e non monetari derivanti dalla valutazione a fair value dei derivati e delle correlate attività/passività finanziarie, l’indebitamento finanziario netto rettificato cala nell’anno di 2.481 milioni, passando da 33,9 miliardi a 31,46 miliardi. Nel solo quarto trimestre il debito netto è sceso di 1,5 miliardi.
Il free cash-flow operativo cala di 85 milioni a 6,2 miliardi, scontando il caso Sparkle che ha comportato un esborso di 418 milioni (di cui 29 milioni relativi a interessi finanziari), inferiore all’appostamento a riserva di oltre 500 milioni. Senza l’onere Sparkle, il free cash flow sarebbe salito di circa 300 milioni a 6,6 miliardi. Stabili gli investimenti industriali a 4,58 miliardi.
Quanto alle diverse aree geografiche in cui opera il gruppo, al buon andamento delle province sudamericane si contrappone una contrazione dei ricavi sul mercato domestico, che segnano una flessione del 7,4% a 20 miliardi (-10,5% il mobile). Tuttavia grazie al taglio dei costi, la marginalità Ebitda organica migliora di 2,3 punti al 48,7%.
All’assemblea del 12 aprile sarà proposta una cedola di 5,8 centesimi per le azioni ordinarie e di 6,9 per le risparmio, con un aumento dei dividendi di 160 milioni. Verrà inoltre chiesta l’autorizzazione a un buy-back per un controvalore massimo di 800 milioni e a un piano di incentivazione del top management. Nella relazione al governo societario ci sarà inoltre un’integrazione, i cui contenuti sono già stati comunicati alla Consob, sul cosiddetto rapporto Deloitte (conseguenze delle vicende giudiziarie). Il consigliere indipendente Luigi Zingales, rappresentante dei fondi, ha espresso voto contrario all’impairment test, «in quanto avrebbe preferito che la società cogliesse l’occasione per effettuare una svalutazione del goodwill».