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 2011  febbraio 25 Venerdì calendario

SCANDALO A TOKYO. SOTTO ACCUSA I CICCIONI CHE SI VENDEVANO I MATCH

«Tempesta perfetta» sul Sumo, simbolo sacro del Giappone. Travolto da una serie di scandali, rischia di naufragare definitivamente lo sport in cui pachidermici lottatori che sfiorano i 200 chili si afferrano per le solide mutande e in un fulmineo guizzare di lardo e muscoli cercano di scaraventarsi l’un l’altro fuori del dohyo (il ring) in incontri, o meglio, scontri, che possono durare pochi secondi, sufficienti a dare fama e milioni di yen ai vincitori.
L’ultimo scandalo vede in questi giorni 14 lottatori e capi-scuderia accusati di aver truccato molti incontri negli ultimi tornei. Le prove sembrano inoppugnabili: i giudici avevano sequestrato i telefonini di alcuni rikishi (lottatori di sumo professionisti) coinvolti nelle indagini relative ad un altro scandalo: le scommesse illegali sulle partite del campionato di baseball, scommesse milionarie gestite dalla yakuza, la onnipresente organizzazione criminale giapponese. «Inizierò forte, ma poi ti lascero vincere» dice stavolta Kiyoseumi a Takenawa prima del loro match. Questo ed altri messaggi espliciti con tanto di nomi e cifre sono stati rintracciati nelle schede dei telefoni cellulari sequestrati.
Quest’ultima indagine affossa definitivamente il progetto di trasformare la Jsa (Japan Sumo Association) in una corporazione di interesse nazionale che, tra diversi altri benefici, avrebbe anche quello di uno sconto dell’8 per cento sulle tasse da versare al fisco per gli incassi al botteghino, per i diritti televisivi e i sontuosi versamenti degli sponsor.
La parabola discendente del sumo era iniziata circa tre anni fa, quando un allievo diciassettenne della scuderia Tokitsukaze morì dopo essere stato selvaggiamente picchiato da due lottatori adulti in un episodio di bullismo senza precedenti.
Da allora è stata tutta una catena di scandali: scommesse clandestine, collusione con la criminalità organizzata, droga, ricatti, risse violente in luoghi pubblici. I rikishi, che il popolo vede come i più autentici alfieri dello spirito giapponese, gli eredi dell’onore senza macchia dei samurai, finivano più spesso nelle pagine della cronaca nera che in quelle sportive.
In poco tempo si sbriciolava un mito secolare. Grandi tornei sono stati cancellati o degradati. La Nhk, la televisione di Stato,
che trasmetteva in diretta tutti i grandi tornei, ha rinunciato ai suoi diritti esclusivi per i quali versava alla Jsa un canone annuale pari a circa 25 milioni di euro, un quarto delle entrate ufficiali dell’Associazione. «La Nhk è finanziata con soldi pubblici, non possiamo elargire questi soldi ad un’organizzazione sospettata di essere sponsorizzata dalla yakuza», ha commentato un dirigente televisivo.
Le strutture dell’intera organizzazione hanno cominciato a scricchiolare in crescendo angoscioso quando diversi grandi sponsor hanno espresso serie perplessità a rinnovare i contratti.
In un importante torneo dell’estate scorsa, tutti i posti in prima fila, normalmente assegnati agli sponsor, erano occupati da padrini della yakuzache milioni di giapponesi hanno potuto vedere in lunghi primi piani televisivi e in pose sfrontate nelle foto apparse nelle prime pagine di tutti i giornali. Il messaggio era chiaro: state tranquilli, i veri sponsor del sumo siamo noi. Siamo qui a farci vedere perché nessuno può nulla contro di noi.
«Ma il vero scandalo» s’indigna un ex arbitro che preferisce rimanere anonimo «è che ci siano voluti tanti anni per denunciare pubblicamente tutto il marcio nascosto in questa disciplina venerata per secoli come un emblema di purezza e
sacralità dello spirito dell’impero del Sol levante». In effetti, nel 2000, l’ex campione di sumo Keisuke Itai rivelò a Tokyo, davanti a dozzine di corrispondenti esteri che truccare gli incontri era prassi comune e che negli anni della sua attività agonistica, dal 1978 al 1991, probabilmente l’80 per cento degli incontri erano truccati. Nella stessa occasione, Itai affermò di aver ricevuto 400 mila yen (circa 3.500 euro) dal grande campione Akebono perché gli lasciasse vincere un incontro. A chi gli chiedeva se aveva prove che suffragassero le sue gravi rivelazioni lui rispose: «Io sono la prova». Che dicesse la verità lo si può dedurre dalla mancanza di una seria reazione da parte degli accusati.
La Jsa gli inviò una blanda lettera in cui negava i fatti e invitava Itai a scusarsi. Itai non si scusò e ribadì le sue accuse in un suo libro dall’esplicito titolo Nabakon (il mediatore di incontri di sumo).
Nel 2007 il prestigioso settimanale Shukan Gendai del gruppo editoriale Kodansha Ltd, scrisse che il grande campione Asashoryu comprava facili vittoriepagando agli avversari 800 mila yen ad incontro. La Jsa fece una causa per diffamazione e il gruppo Kodansha fu condannato a pagare un risarcimento di 44 milioni di yen (circa 440 mila euro) per non essere stato in grado di presentare alla corte prove sufficienti a sostenere la
validità delle accuse. Dopo tutto quanto è uscito dal vaso di Pandora del sumo in questi ultimi anni, molti commentatori ritengono che sarebbe ora giusto restituire quei soldi al gruppo editoriale con tanti inchini di scuse.
Le cifre della compravendita degli incontri sembrano modeste, rispetto al giro vertiginoso di soldi che ci è famigliare nel mondo del calcio, del tennis, della Formula uno e di altri sport miliardari occidentali. Ma sono proporzionate ai tutto sommato misurati guadagni dei lottatori di sumo, specialmente se si pensa agli effetti deleteri sulla loro salute: a cominciare della
dieta ipercalorica che debbono seguire per raggiungere il loro peso ottimale.
Un lottatore yokozuna (massimo livello), riceve uno stipendio mensile pari a circa 27 mila euro, un ozeki, un gradino più in basso, circa 23 mila. E via discendendo sino a categorie più basse, dove non solo non è previsto alcun stipendio, ma c’è anche l’obbligo di cucinare i pasti chanko (la micidiale dieta ingrassante) per i colleghi delle categorie superiori ed accudirli in ogni circostanza nelle scuderie dove vivono tutti assieme come ipertrofici tori di razza. Si sale o si scende di categoria in base al numero di vittorie e di sconfitte nei tornei. Se all’interno
di un torneo si ottengono più vittorie che sconfitte, si passa
alla categoria superiore. Se invece sono di più le sconfitte,
la retrocessione è inevitabile.
Succede spesso che dal risultato di un solo ultimo incontro dipenda il destino di un lottatore. Allora è difficile resistere alla tentazione di comprarsi un incontro da un collega che non ha nulla da perdere da una sconfitta in più.
Il prossimo grande torneo è in programma dal 13 marzo nella città di Osaka. Molti chiedono che, in segno di pentimento e di volontà di fare chiarezza e pulizia morale all’interno del mondo sumo, sia cancellato. Si chiede anche che sia immediatamente defenestrata l’intera classe dirigente e vengano squalificati a vita tutti i lottatori coinvolti negli scandali. Il Paese intero è traumatizzato. Il primo ministro Naoto Kan ha sentito la necessità di recarsi in Parlamento per esprimere ufficialmente il suo dolore e la sua preoccupazione per il terremoto che sta sconquassando il mondo del sumo ed ha dichiarato che annullerà la consegna della Coppa del Primo Ministro destinata al vincitore del torneo di Osaka, in un gesto di sdegno e di condanna.