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 2011  febbraio 25 Venerdì calendario

Quale pena rischia Assange? - Un tribunale di Londra ha dato il via libera all’estradizione in Svezia di Julian Assange

Quale pena rischia Assange? - Un tribunale di Londra ha dato il via libera all’estradizione in Svezia di Julian Assange. Perché questa decisione? Si tratta di una sentenza squisitamente tecnica. Il giudice Howard Riddel della Belmarsh Court non ha ritenuto fondate le obiezioni sollevate dai legali di Assange contro le procedure svedesi, che prevedono di celebrare i processi per stupro a porte chiuse. Secondo la difesa un «procedimento segreto» violerebbe i diritti umani e l’estradizione a Stoccolma sarebbe il primo passo verso la consegna dell’imputato agli Usa. Il tribunale britannico ha dichiarato però che non esiste alcuna ragione per temere irregolarità nel processo in Svezia. Di che cosa deve rispondere Assange? Il procedimento è scaturito dalla denuncia di due donne, che ebbero rapporti con l’hacker australiano nell’agosto scorso a Stoccolma. La procura svedese lo accusa di quattro capi di imputazione (due reati di molestie sessuali, uno di stupro e uno di coercizione illegale). Addebiti che Assange respinge parlando di complotto. Che pena rischia il capo di WikiLeaks? Il principale addebito contestato è quello di avere costretto una delle presunte vittime ad un rapporto sessuale mentre questa dormiva, senza utilizzare il profilattico. Il caso di abuso sessuale deriverebbe invece dall’essersi rifiutato di utilizzare il condom «contrariamente alle richieste della partner». La legge svedese prevede diversi gradi di reato, con pene che vanno dai 10 anni di carcere (stupro aggravato) ai quattro per i casi di minore gravità, come quello di cui è accusato Assange. Che cosa c’entrano gli Stati Uniti? La giustizia federale americana ha aperto un’inchiesta su Assange. Al momento non è però stato presentato alcun atto di accusa formale nei suoi confronti, né alcuna richiesta di estradizione. Il governo Usa ha avviato tuttavia un’azione legale di fronte a una corte federale della Virginia cercando di ottenere da Twitter dati personali di chiunque abbia usato il servizio di microblogging per comunicare con WikiLeaks. Qual è l’obiettivo degli Usa? La strategia è chiara: si vuole dimostrare che Assange ha sollecitato l’invio di segreti al suo sito da individui come Bradley Manning, il soldato dell’intelligence Usa accusato di essere la fonte del Cablegate. Secondo i legali dell’australiano in America il loro assistito rischierebbe di finire a Guantanamo, se non addirittura la pena di morte. Gli avvocati stanno valutando anche un ricorso presso la Corte Europea per i Diritti Umani. Assange sarà estradato? No, almeno per ora. Il procedimento potrebbe infatti proseguire ancora per mesi. I legali del fondatore di WikiLeaks hanno preannunciato l’intenzione di ricorrere in appello e hanno una settimana di tempo per presentare l’istanza. A quel punto il nuovo processo dovrà iniziare entro 40 giorni, anche se il giudice potrà prorogare tale periodo «nell’interesse della giustizia». Se l’Alta Corte di Londra dovesse confermare il sì all’estradizione, Assange potrebbe presentare un ulteriore ricorso presso la Suprema Corte britannica, il più alto organo giudiziario del Paese, che però si esprime solo su «questioni di interesse pubblico generale». Nel momento in cui il verdetto dovesse diventare definitivo, Assange verrebbe consegnato alle autorità di Stoccolma entro 10 giorni. E WikiLeaks? Il sito anti-segreti prosegue nella sua battaglia. Dopo i documenti riservati sulle guerre in Iraq e in Afghanistan, Assange sta centellinando la diffusione dei 250mila cablogrammi diplomatici scambiati dal Dipartimento di Stato con 180 ambasciate americane sparse per il mondo. Ma i processi costano. Il sito sostiene di finanziarsi tramite le donazioni di internauti e filantropi, ma a quanto pare i soldi non bastano più. L’ultima trovata di WikiLeaks per rastrellare fondi è quella di aprire un negozio online e puntare sul merchandising. Felpe, magliette, tazze, spillette, buste porta-laptop: c’è di tutto. E inevitabilmente c’è lui, Julian Assange. Che appare anche in versione Che Guevara col basco in testa e la scritta «Viva la Informacion». Perché tanta attenzione attorno al processo? Perché WikiLeaks ha dato luogo alla più grande fuga di notizie della storia. Secondo i fan si tratta di un’operazione di libertà e trasparenza. I detrattori lo accusano invece di mettere in pericolo vite umane e istituzioni. Lo stesso Assange ha fatto di tutto per attirare l’attenzione sulla vicenda schierando un «dream team» di avvocati. L’ultima mossa è stata l’arruolamento di Alan Dershowitz, il principe del foro di Harvard che ha salvato la testa di O.J. Simpson. Finora non è servita a nulla.