
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’apertura del Papa sulle donne non significa assolutamente che la Chiesa si incammini sulla strada delle donne-prete. Non è assolutamente così.
• Di che stiamo parlando?
Ieri nella Sala Nervi, in Vaticano, il Papa ha incontrato 900 madri superiore, riunite nella loro Unione Internazionale Superiore Generali (Uisg). Le religiose hanno posto a Francesco sei domande e una di queste concerneva il diaconato femminile. Perché la Chiesa esclude le donne dal servire come diaconi? Una ha aggiunto: «Perché non costituire una commissione ufficiale che potrebbe studiare la domanda?». Francesco ha risposto che una volta aveva parlato proprio di questo argomento con un «buon, saggio professore». Si tratta, chiariamo, delle diacone o diaconesse dei primi secoli. «Gli ho chiesto: “Che cos’erano questi diaconi femminili? Avevano l’ordinazione o no? Qual era il ruolo della diaconessa a quel tempo?” “Era un po’ oscuro” aveva detto. Costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione? Credo di sì. Sarebbe bene per la chiesa chiarire questo punto. Sono d’accordo. Io parlerò per fare qualcosa del genere. Accetto la proposta. Sembra utile per me avere una commissione che chiarisca bene».
• Che cos’è esattamente un diacono? No, per capire quello che potrebbe essere una donna diacono.
Il diaconato è il primo grado dell’ordine sacro, seguito dal sacerdozio e dall’episcopato. Il diacono può amministrare certi sacramenti, per esempio il battesimo o il matrimonio. Il Concilio Vaticano II ammise nella Chiesa persino gli «uomini di età matura anche viventi nel matrimonio». Però, niente donne. Anche se la questione del diacono-donna è riemersa ciclicamente negli ultimi anni, e anzi nel 1994, quando Giovanni Paolo II nella lettera Ordinatio sacerdotalis
negò ancora una volta e nettamente la possibilità del sacerdozio femminile, il cardinale Martini fece notare che nella lettera non si parlava del diaconato femminile, e dunque questa forma di responsabilizzazione delle donne sembrava perlomeno non esclusa.
• Se il diaconato è il primo grado dell’ordinazione sacerdotale, come si potranno creare donne diacono senza in qualche modo fare in modo che a un certo punto diventino sacerdotesse?
Proprio per questo la commissione annunciata, quando verrà istituita (Luigi Accattoli prevede che tutto l’iter sarà assai lento e presume che Bergoglio stia solo preparando il terreno per il suo successore), studierà il diaconato femminile antico, perché il diaconato femminile antico non introduceva al sacerdozio, ma era un semplice ministero, o servizio. Si parla di diaconesse nella Lettera ai Romani
di San Paolo e in vari testi patristici. È certo che in Siria, nel III secolo, esistevano diaconesse che aiutavano il sacerdote nei battesimi delle donne. Nelle Costituzioni apostoliche del IV secolo si citano diaconesse distinte dai diaconi maschi. Qualcosa è stato fatto anche adesso. Il vescovo di Padova, Antonio Mattiazzo, ha istituito un servizio di diaconato femminile nel quale le donne, senza vestire l’abito religioso, si sono impegnate all’obbedienza, alla povertà e alla castità. Esse promettono di annunciare la Parola, educare alla fede, servire i poveri, distribuire la comunione, animare la liturgia, gestire scuole o istituti.
• Questa apertura di papa Francesco non arriva all’improvviso.
No, i segnali sono stati parecchi. Le donne nella Commissione teologica internazionale sono passate da due a cinque, una donna è stata nominata rettore dell’università pontificia, Francesco s’è impegnato pubblicamente a inserire le donne là «dove si prendono decisioni», e però per questo bisognerà aspettare le riforme della Curia e del Sinodo (cioè, ha ragione Accattoli, il processo sarà lungo). Papa Francesco ha poi ammesso le donne alla cerimonia della lavanda dei piedi (dal primo giovedì santo del suo pontificato). Ma sulla questione delle donne-prete era già stato chiaro nel 2013, in un’intervista ad Andrea Tornielli della Stampa: «Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, non “clericalizzate”. Chi pensa alle donne cardinale soffre un po’ di clericalismo».
• Queste aperture di Francesco non hanno anche a che vedere con la crisi delle vocazioni?
Forse. La questione femminile è calda nella Chiesa da molti anni e ricorderà che qualche anno fa si dovette addirittura commissariare la Conferenza delle suore americane, troppo ribelli. Sulla crisi delle vocazioni, gli ultimi dati risalgono al 2010 e mostrano che la crisi riguarda soprattutto le donne: a livello globale le suore nel 2009 erano 729.371 e nel 2010 erano scese a 721.935. Nel mondo invece sia il numero dei cattolici che quello dei sacerdoti maschi risultava in crescita. La situazione italiana registra dati ancora più sconfortanti: le religiose erano 121.183 nel 1988 e sarebbero adesso non più di 70 mila.
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