Il Sole 24 Ore, 13 maggio 2016
Bayer vuole comprarsi Monsanto. Un’offerta da 40 miliardi di dollari per la nascita del padrone dei semi e dei prodotti agricoli
Il gruppo chimico tedesco Bayer starebbe preparando un’offerta per l’americana Monsanto, che darebbe vita al più importante produttore mondiale di semi e di prodotti chimici per l’agricoltura. La Bayer potrebbe trovarsi però in concorrenza con la connazionale Basf, la quale a sua volta starebbe considerando l’acquisizione del gruppo di St. Louis, noto per i semi geneticamente modificati e gli erbicidi.
Il titolo Monsanto, che capitalizza circa 40 miliardi di dollari, è balzato in Borsa fino al 12% dopo la pubblicazione dell’indiscrezione da parte dell’agenzia Bloomberg. Le azioni della Bayer, la cui capitalizzazione è attorno ai 79 miliardi di euro, quindi più del doppio di Monsanto, sono scese di oltre il 4 percento. Nessuna delle società coinvolte ha commentato le voci. Secondo Bloomberg, lo studio dell’offerta da parte di Bayer sarebbe ancora nella fase preliminare e potrebbe prevedere eventuali alternative, come la creazione di joint-venture.
Monsanto, che lo scorso anno aveva tentato la scalata, poi abortita, alla svizzera Syngenta, ora oggetto di una proposta di acquisizione per 43 miliardi di dollari da parte della cinese ChemChina, aveva successivamente dichiarato di volersi tener fuori dal giro delle fusioni del settore. Il tentativo di scalata alla Syngenta, definitivamente fallito nell’agosto scorso, era la terza volta a partire dal 2011 che Monsanto, nell’intento di diversificare dai semi geneticamente modificati, cercava di acquisire il gruppo svizzero. Il fallimento della scalata a Syngenta e l’indebolimento dei conti di Monsanto in seguito al calo dei prezzi delle materie prime agricole l’hanno esposta alla possibilità di una scalata.
Il settore della chimica per l’agricoltura è nel pieno di una vera e propria febbre del consolidamento. Nel dicembre scorso, è stata lanciata anche la fusione fra le americane Dow e DuPont, del valore di circa 130 miliardi di dollari. Entrambe le operazioni (ChemChina/Syngenta e Dow/DuPont) sono al vaglio delle autorità di controllo e dell’antitrust. L’acquisto di Monsanto da parte di Bayer sarebbe meno soggetto a questo rischio, secondo analisti del settore chimico, in quanto la sovrapposizione fra i due gruppi in termini di prodotto è limitata. Tuttavia, proprio la concomitanza con le altre due operazioni potrebbe complicarne il percorso attraverso i procedimenti di autorizzazione, soprattutto negli Stati Uniti.
La Bayer, che ha una storia di 150 anni ed è nota come il produttore originario dell’aspirina, ha negli ultimi anni puntato sulla diversificazione nelle scienze della vita, acquisendo tra l’altro la farmaceutica Merck, e ha parzialmente disinvestito dalla plastica con l’Ipo, lo scorso anno, del 30% della controllata Covestro, da cui intende uscire del tutto nel giro di un paio d’anni. All’inizio di questo mese si è insediato un nuovo amministratore delegato, Werner Baumann, già direttore finanziario e responsabile della strategia sotto il ceo uscente, l’olandese Marijn Dekkers, nominato presidente dell’Unilever. Baumann, 53 anni, che è alla Bayer da quasi un trentennio, viene ritenuto uno degli artefici, insieme a Dekkers, della trasformazione del gruppo di Leverkusen (che controlla tra l’altro la locale società di calcio, quest’anno terza in Bundesliga) negli ultimi anni e la mossa su Monsanto confermerebbe che intende continuarne la mutazione. Nel 2015, grazie anche al rialzo del dollaro, il fatturato della Bayer è aumentato del 12% a 46,3 miliardi di euro, mentre l’utile operativo è cresciuto del 18% a 10,3 miliardi. Sotto Dekkers, che era alla guida di Bayer dal 2010, la capitalizzazione di Borsa è quadruplicata.