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 2016  maggio 13 Venerdì calendario

Eczema, babbeo, zotico, infame: l’Inail smette di dare i numeri e affibbia nomi assurdi e anche offensivi a chi si mette in coda, «per personalizzare il rapporto con l’utente». Così dice

Geoide si è appena presentato allo sportello numero cinque. Attero, invece, è ancora in sala d’attesa e smanetta sul cellulare per ingannare il tempo. Gli conviene portare pazienza: prima di lui ci sono Ludico, Phobos e pure Nemesi che adesso sta uscendo per fumarsi una sigaretta. Roma, ufficio dell’Inail di piazza delle Cinque Giornate. È partita da qui l’ultima sperimentazione dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Sperimentazione ambiziosa perché mette le mani in quello che – nonostante Internet, app, pin e banda larga – resta l’incubo quotidiano di tanti italiani: la fila allo sportello. Cosa cambia? All’ingresso non si prende più il numeretto, come siamo abituati a fare da anni in ogni coda che si rispetti, dall’ufficio postale al bancone del supermercato. Ma un tesserino blu con un nome di fantasia. E se i nomi che avete visto finora vi sembrano un po’ strani, il bello (anzi, l’incredibile) deve ancora venire. Prima, però, uno si chiede perché mai stia finendo un’epoca, con la coda per nome al posto della coda per numeri. Perché Geoide, Attero e Phobos, invece del più semplice 1, 2 e 3? Le intenzioni sono le migliori. Spiegano dall’Inail che vogliono «personalizzare» il rapporto con l’utente: se un tizio tornerà agli sportelli dopo qualche mese, gli verrà assegnato lo stesso nome. E poi c’è anche un apprezzabile sforzo divulgativo. Sul cartellino ritirato all’ingresso, l’altra mattina a Roma, c’era scritto Niobio. Se uno non sa cosa diavolo sia il Niobio, può voltare il cartellino e leggere la spiegazione: «Elemento chimico di numero atomico 41, simbolo Nb; scoperto da C. Hatchett nel 1801. Il niobio si trova in natura in diversi minerali allo stato di niobato». C’è sempre qualcosa da imparare, anche quando ci si annoia in coda. Per questo diventa interessante chiedere all’Inail quali sono le parole usate per la sperimentazione, non solo quelle viste l’altra mattina nell’ufficio di Roma. Come sono state scelte, quando il sistema verrà esteso a tutti gli sportelli del Paese. Ed è qui che avviene l’incredibile. Dall’Inail spiegano che hanno lasciato perdere tutte le parole con l’accento, perché potevano generare confusione. E anche quelle di senso ambiguo. Vero. Ma nella lista dei nomi, un file excel trasmesso dall’istituto, non c’è solo niobio. In ordine sparso compaiono: eczema, babbeo, zotico, infame, frocio, befana, coatto, killer, macaco, puparo, ulcera. Ve lo immaginate? Zotico è pregato di accomodarsi allo sportello quattro. Babbeo, invece, al numero due, subito dopo infame. Ci deve essere un errore, evidentemente. Ma questa è la lista trasmessa dall’Inail. Con un’aggravante. L’obiettivo della sperimentazione, abbiamo visto, è personalizzare il rapporto con l’utente. Il nome preso la prima volta ti verrà assegnato anche le volte successive. Babbeo sarà sempre babbeo. E gli è andata anche bene.