Corriere della Sera, 13 maggio 2016
«Accuse insussitenti», i fermati di Bari non sono terroristi ma solo trafficanti di uomini. Forse, perché a Milano la pensano in un altro modo
Angela Balenzano per il Corriere della Sera
«Appare chiara la vicinanza ideologica e politico-religiosa ai gruppi violenti palestinesi». Così scriveva il pm della procura antimafia di Bari, Roberto Rossi, nel provvedimento che martedì scorso ha portato al fermo di Hakim Nasiri, afghano di 23 anni. Gli era stato contestato il reato di associazione finalizzata al terrorismo.
Nella giornata di ieri è stato rimesso in libertà al termine dell’interrogatorio nel carcere di Bari davanti al gip Francesco Agnino. Nasiri si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice non ha convalidato il fermo e ha rigettato la richiesta di applicazione della misura cautelare per il reato di terrorismo. Nei prossimi giorni la procura barese impugnerà il provvedimento.
Due invece i gip che si sono pronunciati sulla posizione del 24enne pakistano Zulfiqar Amjad fermato a Milano nell’ambito della stessa inchiesta: mentre a Milano il giudice Manuela Accurso Tegano non ha convalidato il fermo disponendo la scarcerazione, il gip di Bari ha emesso ordinanza di custodia cautelare ed è quindi rimasto in carcere perché è accusato anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Lo stesso reato è stato contestato al terzo degli indagati, l’afghano 29enne Gulistan Ahmadzai, interrogato ieri: anche lui resterà in cella.
«Gli elementi indiziari offerti – scrive nel provvedimento il giudice barese Agnino riferendosi al presunto terrorista Hakim Nasiri – si sostanziano prevalentemente se non esclusivamente in documenti informatici di contenuto prevalentemente ideologico inneggianti al Jihad e al “martirio” con assenza di qualsivoglia documento di carattere più operativo. Dall’esame degli elementi probatori deve escludersi la sussistenza di un gruppo impegnato in attività di ricerca, selezione, riproduzione di documenti idonei a diffondere l’idea terroristica». Secondo la procura di Bari invece la presunta cellula terroristica era pronta colpire l’Italia e l’Inghilterra.
Sui video trovati nei telefonini degli indagati il gip scrive ancora: «Neutra appare la ripresa video di luoghi ritenuti dagli inquirenti sensibili in vista di possibili attentati, dal momento che non può omettersi in questa sede che i video estrapolati hanno durata di pochi secondi, certamente insufficiente al fine di procedere ad uno studio dei luoghi da colpire, procedendo ad una attenta e capillare pianificazione del bersaglio preso di mira. Né può condividersi l’assunto della Procura ad avviso della quale costituirebbero riscontro alle “immaginate” azioni terroristiche le foto relative al Colosseo ovvero ai Fori Imperiali, trattandosi di monumenti del patrimonio culturale mondiale, con la conseguenza che le loro fotografie non costituiscono alcuna anomalia».
«È una vicenda ingigantita, un abbaglio preso per la semplice foto di una persona con un mitra giocattolo in mano – dice Adriano Pallesca, l’avvocato difensore di Nasiri —, nei prossimi giorni chiederemo di rendere interrogatorio». Incensurato e per la prima volta in cella, Nasiri «ha pianto molto», ha concluso il legale.
*****
Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera
L’importante – tra un annuncio martedì del ministro dell’Interno Alfano («Un altro grande successo della squadra dello Stato») e un megaconferenza stampa dei magistrati di Bari – è avere le idee chiare almeno sugli identici elementi di prova: se per il gip di Bari le intercettazioni, pur tali da non reggere il contesto di terrorismo internazionale, comunque «dimostrano in termini incontestabili il coinvolgimento del pachistano Amjad Zulfiqar nell’attività diretta ad agevolare l’ingresso di extracomunitari», per il gip di Milano invece «non risulta che Amjad abbia compiuto alcun atto idoneo a favorire l’altrui immigrazione clandestina», e «la soglia della punibilità non può essere anticipata fino a ricomprendervi quelle che allo stato appaiono essere rimaste mere intenzioni dai contorni indefiniti».
Una medesima telefonata fa dire al gip barese Francesco Agnino che «l’indagato è pronto a comunicare al suo interlocutore il denaro necessario per assicurare l’ingresso»; e invece alla gip milanese Manuela Accurso Tagano «che l’obiettivo» dei due interlocutori «pare sia attenersi alle prescrizioni legislative, cercando di ottenere un permesso di soggiorno».
Per Bari il pachistano avrebbe favorito l’immigrazione illegale dalla Turchia in Italia passando per la Grecia, mentre a Milano «non risulta che Amjad si sia mai recato in Grecia dal giorno della telefonata al giorno del fermo, o che abbia anche solo contattato qualcuno lì residente».
Ma è sulla telefonata n.756 che si apre un abisso tra le due letture. A Bari per il gip Agnino la prova che Amjad «dispone di una rete di fiancheggiatori» affiora quand’egli telefona a un interlocutore: «Una volta che arrivano in Turchia, lì ho una persona pashtun che ha dei taxi e con tariffe più alte del normale li farebbe arrivare in Grecia. Poi, in qualsiasi posto della Grecia, vado io personalmente e li porto con me. In qualsiasi maniera, faccio preparare documenti falsi per portarli». Ma a Milano «tale frase, se correttamente contestualizzata, non assume un significato univoco», perché per la gip Accurso Tagano l’indagato sta ricordando «la sua pregressa esperienza di cui ha fatto tesoro», e «sembra che tra i due interlocutori vi sia uno scambio di informazioni volto a chiarire quale possa essere la strategia vincente pe raggiungere l’Europa, nella piena consapevolezza che altri sfrutteranno lo stato di bisogno dei connazionali». Sicché «in tale ottica anche l’affermazione di poter raggiungere la Grecia con documenti falsi potrebbe essere letta come l’esclamazione iperbolica di chi si dichiara disposto a tutto pur di aiutare altri connazionali, con conseguente equivocità del dato probatorio».
Perciò la gip milanese di turno il giorno del fermo a Milano del pachistano, ordinato dai pm baresi e perciò bisognoso entro 48 ore di convalida chiesta dal pm milanese di turno Luca Gaglio, non solo non convalida il fermo, ma nemmeno emette una misura cautelare, e ordina la scarcerazione. Che però non avviene perché il gip di Bari, su richiesta del procuratore aggiunto Pasquale Drago e del pm Roberto Rossi, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina firma un ordine di custodia cautelare sui medesimi elementi ritenuti insussistenti dalla gip milanese nella non convalida del fermo.