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 2016  maggio 13 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA REQUISITORIA PER YARA GAMBIRASIO BERIZZI PER REPUBBLICA BERGAMO - Dopo dieci mesi e mezzo di udienze, e a un anno e undici mesi dal suo arresto, Massimo Bossetti, unico imputato e unico indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio, sta per conoscere la pena richiesta dal pm Letizia Ruggeri: il rischio, per il carpentiere di Mapello, si chiama ergastolo

APPUNTI PER GAZZETTA - LA REQUISITORIA PER YARA GAMBIRASIO BERIZZI PER REPUBBLICA BERGAMO - Dopo dieci mesi e mezzo di udienze, e a un anno e undici mesi dal suo arresto, Massimo Bossetti, unico imputato e unico indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio, sta per conoscere la pena richiesta dal pm Letizia Ruggeri: il rischio, per il carpentiere di Mapello, si chiama ergastolo. Al tribunale di Bergamo, infatti, è il giorno della requisitoria. E l’evento ha richiamato molto pubblico in tribunale, tanto che - addirittura - si è arrivati alla rissa tra un gruppo di cittadini in coda fuori dal palazzo di giustizia per assistere all’udienza. Gli agenti della questura sono dovuti intervenire per calmare gli animi. Fin dalle prime ore del mattino, infatti, tantissime persone si erano messe in coda. Dopo la pausa pranzo si è formata una coda di fronte all’ingresso principale in via Borfuro. La gente si è messa in fila aspettando un’ora prima di poter entrare. Forse è stata proprio l’attesa ad aver creato tensione. "Yara, morta tra paura e dolore". Il magistrato che ha condotto le indagini e sostenuto l’accusa in dibattimento, il pm Letizia Ruggeri, ha ripercorso le fasi iniziali dell’inchiesta. Con gli investigatori, ha detto, "ci spaccammo la testa" per cercare di capire le ragioni della scomparsa della tredicenne trovata morta solo tre mesi dopo. E fu una morte orribile quella di Yara, perché non morì nelle fasi immediatamente successive all’aggressione ma nell’arco di alcune ore, anche se a stabilire la durata dell’agonia non è stato possibile. La tredicenne - ha ricordato il pm - morì per la concausa delle lesioni e del freddo. "Avrà provato paura e dolore", ha aggiunto il magistrato che in aula ha ricostruito minuziosamente tutti i passaggi dell’indagine: dalla scomparsa, il 26 novembre 2010 a Brembate Sopra, al ritrovamento del corpo. Le ferite non erano mortali - è l’ipotesi del pm - e furono inferte allo scopo di infierire sulla ragazza. Di qui l’aggravante delle sevizie e della crudeltà. "Yara, una tredicenne senza segreti". Parlando di quei primi giorni, il pm ha raccontato: "Ipotizzammo di tutto, dallo scambio di persona al rapimento e questo lo dico perché fummo costretti ad andare a vedere il vissuto di questa ragazza. Emerse che era una ragazza normalissima, senza alcun segreto che andava bene a scuola, non mostrava nessun problema e si relazionava normalmente con i suoi coetanei". "La madre ci dice - ha spiegato ancora Ruggeri - che Yara non dava confidenza a nessuno, aveva un cellulare molto semplice, non usava i social network, si confidava con la sorella Keba e la madre". Yara, insomma, era "una ragazza trasparente, assolutamente limpida di cui non si può sospettare che tenesse alcunché di segreto". CASO YARA: TUTTI GLI ARTICOLI Bossetti: "Pronto al peggio". Bossetti, attraverso i suoi legali, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, ha fatto sapere di "essere pronto al peggio". "Il pm chiederà certamente l’ergastolo", ha aggiunto l"avvocato Salvagni. E’ , la pena massima, quella che - con tutta probabilità - Letizia Ruggeri è pronta a invocare. Il codice penale parla chiaro e - al netto di un dibattimento nel quale non sono mancati scontri e polemiche, con in parallelo un italianissimo confronto mediatico tra colpevolisti e innocentisti - non lascia spazio a interpretazioni. Ventuno anni è la pena base prevista per il reato di omicidio, ma a Bossetti (che è accusato anche di calunnia) vengono contestate anche due aggravanti: la cosiddetta minorata difesa (un uomo adulto contro un’adolescente). E la seconda, l’aver "adoperato sevizie e aver agito con crudeltà". Bergamo, il presunto omicida di Yara lascia la caserma Navigazione per la galleria fotografica 1 di 4 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () Se Bossetti fosse giudicato colpevole, tornerebbe centrale la battaglia medico legale - a colpi di perizie - tra accusa e difesa. Secondo gli specialisti che hanno eseguito l’ autopsia per la Procura, il cadavere di Yara - abbandonata al freddo nel campo di Chignolo - presentava contusioni e anche ferite da arma bianca, tutte prodotte con la vittima ancora in vita. Dove? Secondo l’accusa lì, nel campo, lo stesso luogo dove Yara è stata uccisa la stessa sera in cui - sempre stando alla ricostruzione del pm Ruggeri - Bossetti ha caricato la ragazzina sul suo furgone Iveco Daily fuori dalla palestra di Brembate Sopra. La prova regina che - secondo l’accusa - incastra Bossetti è la presenza del suo DNA sugli indumenti della vittima. Non può essere il suo, ha sempre replicato la difesa del muratore, perché il DNA estratto è incompleto: manca la componente mitocondriale. Siamo alle battute finali del processo. Oggi in tribunale dallo scontro tra le parti si passerà ai numeri: e sapremo quale sarà la condanna chiesta per Massimo Bossetti.