Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 13 Venerdì calendario

All’Unità si rischia il licenziamento se si difende Berlinguer

La notizia, nella sua cruda essenza, sembrerebbe partorita dalla surreale fantasia del popolare sito Lercio.it. Invece è vera. Un giornalista dell’Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci nel 1924, è sottoposto a procedimento disciplinare per aver difeso su Twitter la memoria di Enrico Berlinguer. Secondo l’amministratore delegato della società editrice Guido Stefanelli, la condotta del giornalista Massimo Franchi “appare travalicare i limiti del legittimo diritto di critica”. Per tutta risposta Franchi ha incaricato l’avvocato Pier Luigi Panici di fare causa all’Unità. Panici accusa Stefanelli anche di un reato ben preciso, la violazione dell’articolo 8 dello Statuto dei lavoratori (legge 300 del 1970) che vieta al datore di lavoro “di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore”.
I fatti risalgono allo scorso mese di ottobre, ma se n’è avuta notizia solo adesso che il Tribunale civile di Roma ha fissato l’udienza per il 23 maggio e alla causa si è unita la Fnsi (sindacato dei giornalisti), sottolineando che in gioco c’è la libertà di stampa.
Gli atti depositati in tribunale sono molto chiari. La mattina del 20 ottobre 2015, verso le 10 e prima di andare al lavoro, Franchi ha scritto su Twitter due commenti. Il primo: “Comunque propugnare che Berlinguer sbagliasse su Eurocomunismo e questione morale e che invece dovesse allearsi con Craxi è molto renziano”. Il secondo: “Abbassando sempre più la soglia gramsciana dell’intransigenza si ritrovarono in compagnia di revisionisti, faccendieri, piduisti. ‘Ma siamo di sinistra’ rispondono”.
L’amministratore delegato Stefanelli ha aperto un procedimento disciplinare facendo riferimento alla “linea editoriale” dell’azienda, un concetto assai innovativo visto che leggi, contratti e buonsenso dicono che la linea è affidata al direttore e non all’editore. Stefanelli ha fissato un punto: difendere la memoria di Berlinguer, se sei un dipendente dell’Unità travalica “i limiti del legittimo diritto di critica”. Per chi non avesse dimestichezza con lo Statuto dei lavoratori e con l’articolo 21 della Costituzione sulla libera espressione del pensiero, una critica censurabile sarebbe stata una frase del tipo “lUnità è un giornale orrendo che pubblica notizie false”.
Qui non c’entra la professione giornalistica. Un cameriere che scrivesse su Twitter che nel ristorante dove lavora si mangia da schifo sarebbe censurabile. Ma lo stesso cameriere avrebbe tutto il diritto di scrivere che Renzi ci fa rimpiangere Berlinguer o viceversa. Così come un giornalista dell’Unità ha diritto, se crede, di dire che Renzi è la rovina del Paese e solo Matteo Salvini potrà salvarci. L’articolo 1 dello Statuto dei lavoratori dice: “I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero”. L’editore dell’Unità contesta a Franchi l’esercizio di questo diritto anche a casa sua, e così commette il reato previsto dall ’articolo 8 già citato, andando su Twitter a spiare i liberi pensieri del dipendente. Franchi ha risposto alla lettera di contestazione chiedendo di specificare “quali eventuali giustificazioni debba dare circa i miei convincimenti”. L’editore non ha mai risposto, di fatto congelando il procedimento. Perciò il giornalista chiede al giudice di chiarire l’illegittimità dell’aggressione disciplinare subita, visto che da ormai sei mesi non sa se gli sia riconosciuto il diritto di opinare via Twitter.
Va ricordato che negli stessi giorni in cui veniva aperto il procedimento disciplinare contro Franchi, la rappresentanza sindacale dei giornalisti dell’Unità chiese conto al direttore Erasmo D’Angelis di un minaccioso commento pubblicato su Facebook dall’autorevole editorialista Fabrizio Rondolino, secondo cui il giornale vendeva poche copie perché troppo poco renziano e redatto da “personale inadatto”, e preannunciando “una mannaia prossima ventura”, secondo la ricostruzione del cdr. Rondolino disse che quelle frasi le aveva scritte un hacker, il cdr giudicò questa versione dei fatti “un’offesa alla nostra intelligenza”. È un fatto che da allora quella mannaia pende sulla testa di Franchi.