Corriere della Sera, 13 maggio 2016
Tutto su mio padre. Sara Tardelli racconta come è essere una figlia di...
È un finale che è l’inizio: «Io figlia di.... Ho imparato che posso farcela».
Chiuda gli occhi: dentro di se, si sente Sara T. o Saratardelli ? «Sara Tardelli senza ombra di dubbio. O meglio da sempre Sara, e dal momento in cui ho cominciato avere una mia identità professionale e umana sono anche Saratardelli. Ho lavorato parecchio su di me per arrivarci. Ne sono fiera. E se mi sposassi non vorrei perdere il mio cognome».
Ha capelli semplici e occhi ingenui, scosta i primi e sgrana i secondi quando qualcosa o qualcuno la mette alle strette. Ma non perché abbia paura la ragazza, che ha 37 anni ma da almeno dieci ne dimostra 25. Prende tempo per riflettere e rispondere. Sara «la saggia», ecco. Lei non lo sa, ma suo padre (Marco), e anche il fratellone (Nicola) o le mamme allargate (Stella e Laura) e probabilmente anche quella vera (Alessandra) e gli amici la percepiscono così. «Papà, nel mio cuore non c’è più spazio. Questa è l’ultima compagna che mi presenti», ha detto una volta. Forse è così che si diventa saggi, amando, soffrendo, ricominciando, limitando, ridendo. «Tutto o niente»: come il titolo del libro che ha scritto con suo padre Marco Tardelli.
Saggia lo è diventata aspettando alla stazione nella nebbia di Torino, a sette anni, con un mazzolino di fiori in mano la nuova compagna di papà, che non aveva niente a che a fare con sua madre ma che è poi diventata «La Stella (mamma di suo fratello Nicola, ndr ) che ha capito per prima che scrivere era la mia grande passione». Saggia lo è diventata crescendo maschio anche se era femmina perché papà (sempre lui) la voleva tosta: «Già, la tenacia della famiglia Tardelli: prima di toglierci una speranza ce ne vuole».
Sette secondi
E poi quell’urlo, quel maledetto e amato urlo, durato sette secondi, che ha cambiato tutto. «Avevo tre anni. Ero a casa con mia madre e dormivo. Quindi l’ho capito dopo e mi sono emozionata crescendo. Poi a 18 anni papà mi regalò la foto di lui che baciava la coppa del mondo e quella dedica “dopo te e Nicola è la cosa più importante perché significa i sogni si possono avverare”. Sarà retorica ma la leggo sempre». Non trova che le generazioni oggi non urlino come urlò suo padre? «No, non lo trovo. I giovani si danno da fare. Vedo ragazzi appassionati. Non c’è la povertà media, certo, quella che fa dire ancora oggi a mia nonna “Marco a te però il pane e formaggio non sono mai mancati” però c’è il precariato e la mancanze di prospettive. E se una Federica Pellegrini non urla così quando vince è solo perché c’è meno spontaneità: ci sono i social, dunque il controllo. Loro, mio padre i gli altri, erano ragazzi ruspanti che all’improvviso entrarono nelle case di tutto il mondo senza filtri».
«Una figlia di...» che forse ha chiuso il cerchio dell’eterna lotta fra l’io e il genitore ingombrante. Cresciuta a calcio e famiglia allargata: «Papà mi portava negli spogliatoi che ero una bambina ma poi da grande quando era allenatore dell’under 21 e ci autorizzò ad andare a trovarlo con mio fratello Nicola ai ritiri, quelli che per anni erano stati i buchi neri in cui spariva, non potevo parlare con i giocatori perché miei coetanei. Me l’aveva vietato. Era geloso. “Paura che incontri uno come te?” gli dicevo». Mai innamorata di un calciatore? «Da piccola amavo Paolo Rossi, e non Antonio Cabrini ed ho detto tutto. Non ho mai invidiato le mogli dei calciatori: la loro vita è un inferno. E poi papà ne sarebbe morto di dolore». Potesse dare un dieci a un calciatore? «A Pirlo, perché è taciturno e non ride mai. Mi piacciono gli uomini così». Come è che si è fatta raccontare di lui e Moana Pozzi, la pornostar: «Se è per questo mi ha pure parlato della sua prima volta che ed era ancora più imbarazzato.Non avrebbe voluto dire nulla, ma mi sono arrabbiata: “Papà il santino io non te lo faccio o parli o vado». Ha parlato. «Nella mia famiglia un po’ allargata, sono entrate tante cose. Nulla si è mai cristallizzato: c’è stata la trasgressione, il perdono, il tradimento, la felicità, la gioia. Ma mai le ipocrisie».
Una madre sola
Per un padre campione (ma accade ai musicisti, agli imprenditori, agli attori) sempre in giro per il mondo c’è sempre una madre a casa, sola con i figli: «Ci sono stati due periodi. Quello della Juve dove sole lo eravamo poco. La casa era piena di gente, tutti volevano stare con noi. Poi il vuoto. Così sin da piccola ho imparato la differenza, fra un amico vero e uno finto. Papà però ce lo ha sempre detto: non fatevi abbagliare dai falsi». Lei non ha paura di soffrire per amore? «Nel dolore trovo sempre qualcosa di positivo. È vero ho visto soffrire mia madre Alessandra e poi Stella ma anche mio padre. Fui io a dire a mia madre che doveva rassegnarsi che era finita: avevo sette anni. Ma ho sempre saputo che si può ricominciare. E se amavi qualcosa resta».
«Ero innamorata pazza di mio padre, ma lui se n’era andato. A 19 anni ho smesso di giudicarlo e l’ho finalmente anche capito. Sbaglia chi pensa che l’armonia ci possa essere solo in una famiglia normale. Se te ne fai carico la puoi costruire anche in una allargata, certo con grande fatica. ma puoi». Vedi alla voce tenacia.
Un semi colpo di fulmine
E poi la scelta di fare la giornalista (dodici anni con Giovanni Minoli prima in Rai a “la storia siamo noi” poi come autrice e voce di Mix24 e ora a RaiSport al “Processo del Lunedì” e “L’istruttoria” e”La Giostra del gol”) un mestiere che Marco Tardelli ha più volte criticato: «Giudice, lei deve dire che quel giornalista è uno stronzo» è l’aneddoto che lui ha voluto che fosse sul libro. «Per tanti anni ho sentito i commenti che faceva lui e ho visto le conseguenze. In positivo e negativo. C’è spesso troppa durezza nei giornalisti sportivi: quei voti e quei giudizi colpiscono quelli che alla fine sono solo ragazzi, che altrimenti sarebbero universitari o poco più». Oltre il lavoro? «Ho un compagno da sei anni, che è molto più grande di me. Un semi colpo di fulmine perché super intelligente e soddisfatto di sé». Come suo padre? «Ma no, lui non è mai stato soddisfatto. Persino quando vinse la Coppa del Mondo, il giorno dopo cominciò subito a pensare al contratto con la Juve». Avrà orrore per i tradimenti? Ride, saggia: «Chi non tradisce?». Ma allora lo dica che ha preso tutto da suo padre! «Se intende che amiamo allora sì».