Corriere della Sera, 13 maggio 2016
«Noi a scuola come in trincea. Lasciati soli». Il caso della preside aggredita e dei suoi 40 colleghi che per solidarietà scrivono al Ministro perché intervenga
Una lettera con le firme di quaranta presidi raccolte in poche ore e indirizzata al ministro Stefania Giannini perché intervenga: «Noi a scuola come in trincea. Lasciati soli». Tanti messaggi di solidarietà, alla preside, alla donna, colpita con un pugno in faccia nell’atrio della sua scuola, alle nove e mezza del mattino, da un uomo che le grida «Te ne devi andare». «Il gesto di un folle? O è stato un genitore?», è la domanda ancora senza risposta dopo l’aggressione di mercoledì all’istituto Guido Galli di Milano, comprensivo con scuole elementari e medie, millecento studenti, in zona Città studi. Il provveditore ieri ha preparato un fascicolo da consegnare alle forze dell’ordine, perché era stata contestata dai genitori la preside Anna Lamberti, quarantadue anni, fresca di nomina e insediata da febbraio. Le famiglie avevano scritto decine di lettere, il clima a scuola era teso. Tanto da giustificare un’aggressione?
È ancora spaventata e confusa la dirigente. Vorrebbe tornare a scuola ma dovrà aspettare i dieci giorni di prognosi, vorrebbe capire chi l’ha aggredita e perché. Intanto il mondo della scuola si mobilita. Quaranta dirigenti lombardi hanno già firmato la lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione Giannini. «E altre adesioni stanno arrivando da tutto il Paese», dice la dirigente del liceo classico Tito Livio, Amanda Ferrario, che ha coordinato la protesta. Si sono mossi per esprimere solidarietà i presidi, ma non soltanto. Nel documento scrivono: «Non si può lavorare in trincea, con mille scadenze e difficoltà e poi essere lasciati soli alla mercé di violenze private, fisiche e morali». Hanno fatto cerchio intorno alla dirigente scolastica, oltre ai colleghi, anche le mamme e i papà delle scuole dove lei lavora. «È un atto incivile, siamo sbigottiti. Ci rifiutiamo di credere sia collegato alle nostre proteste. Nelle ultime settimane avevamo iniziato a dialogare», dice la portavoce dell’associazione dei genitori.
La tensione, nelle quattro scuole dell’istituto statale, era iniziata dopo l’arrivo della nuova preside, insediata solo a febbraio, dopo una maternità. Subito un muro contro muro, dicono a scuola. «Di colpo sono state vietate le attività organizzate dai genitori in orario extrascolastico e negato il permesso di raccogliere nell’atrio i fondi per le famiglie che non possono permettersi i corsi – spiega una mamma —. Aveva proibito anche la festa di fine anno». Racconta un papà: «Entrava nelle classi. Una volta ha fatto cambiare la disposizione dei banchi. Un’altra ha voluto staccare uno striscione dei ragazzi appeso al muro». «E aveva negato la disponibilità degli spazi della scuola per l’assemblea dell’associazione genitori, che si è svolta per la prima volta all’oratorio». Avevano scritto una lettera al provveditorato e anche al sindaco i genitori: «Da quando è arrivata questa preside il clima di fiducia e collaborazione si è progressivamente deteriorato. Siamo preoccupati per il presente e soprattutto per il futuro dei nostri figli. Sono stati adottati in urgenza e senza spiegazione provvedimenti che hanno generato disorientamento e confusione», è l’appello che avevano preparato con richiesta di aiuto.