Il Messaggero, 13 maggio 2016
Il tennis giapponese avanza a sorpresa a Roma
Quando Kei Nishikori si presenta in conferenza stampa dopo la vittoria su Gasquet ad attenderlo sono più i giornalisti giapponesi di quelli italiani. «Conosci la Doi?», gli chiedono. «Oh, ha vinto?», ribatte, sorpreso e contento, Kei. Sì, Misaki Doi ha spedito a casa Johanna Konta e si è regalata i quarti al Foro Italico. Proprio come Nishikori. È un inedito assoluto: mai il Giappone aveva piazzato contemporaneamente due giocatori tra i migliori otto di entrambi i tabelloni in un grande torneo come Roma. La geografia del tennis cambia. Niente Usa e Svizzera tra gli uomini, niente Francia e Argentina tra le donne. Niente Germania e Italia ovunque. In questo Risiko in evoluzione il Sol Levante rivendica il suo spazio.
TRA I TOP
Nishikori non è una sorpresa. Stabilmente ormai tra i migliori del mondo, è tra quelli che aspettano il declino dei Fab Four per provare una scalata alla vetta Atp. Primo nipponico a fare un sacco di cose nel tennis: ad entrare nella top ten, ad arrivare in finale in uno Slam (Matsuoka nel 1992 sbatté su Sampras nei quarti di Wimbledon) e in un Masters 1000. Ora sfida Thiem, che come lui vuole il domani del circuito. Sull’oggi, però, Kei sembra più pronto. Diverso il discorso per Misaki Doi, 25 anni, esplosa nel 2015 con il primo titolo Wta in Lussemburgo. Quest’anno si è ripetuta a San Antonio ed è andata in finale e Taiwan. Raccoglie l’eredità spirituale di giocatrici come Ai Sugiyama e Kimiko Date, con le quali condivide anche l’attitudine da doppista. A Roma ha già eliminato Cornet e Safarova e oggi sfida la Begu, brava come lei a eliminare la testa di serie trovata lungo la strada (Vika Azarenka).