Libero, 13 maggio 2016
Il faccia a faccia con Paul Ryan è andato bene. Trump inizia a conquistare anche i capi repubblicani
Fumata bianca dal primo faccia a faccia tra Paul Ryan, lo Speaker della Camera, e il nominato repubblicano Donald Trump. I due leader si sono parlati ieri mattina per 45 minuti nella sede di Washington del Cnr (Comitato Nazionale Repubblicano) e all’uscita hanno annunciato l’impegno di entrambi ad unificare il partito. «Mentre siamo stati onesti sulle nostre poche differenze», recita il comunicato congiunto, «riconosciamo che ci sono anche molte importanti aree di comune intesa. Continueremo ad avere altre discussioni, ma restiamo fiduciosi che c’è una grande opportunità di unificare il partito e di vincere in autunno, e totalmente impegnati a lavorare insieme per raggiungere l’obiettivo. È stato il nostro primo incontro, e un passo molto positivo verso l’unificazione». Il chairman del Cnr, Reince Priebus, ha subito twittato che è stato «un passo molto positivo verso l’unità». «Molto utile, non aria fritta», ha detto un partecipante.
«Penso che abbiamo avuto un meeting molto incoraggiante, ed è importante che ci sia una intesa sui principi condivisi», ha poi commentato lo stesso Ryan. «È un processo, ci vorrà tempo, ma da qui possiamo andare avanti nell’esame più approfondito delle questioni politiche. Si sa che abbiamo differenze, ma anche quando ero il vice di Mitt Romney non avevamo idee identiche su tutto», ha ricordato Ryan.
La tensione che ha preceduto l’incontro era altissima, provocata dalla dichiarazione di Ryan, alla notizia inattesa dell’addio alla corsa di Ted Cruz e John Kasich, di «non essere ancora pronto personalmente a dare il sostegno formale a Trump». La spaccatura verticale tra Donald e il politico oggi più influente del Gop era diventata l’incubo di tanti repubblicani, e il sogno dei Dem e della Clinton. Ora il problema è superato nella sostanza: il comunicato non cita la parola «endorsement» da parte di Ryan, ma ci sono le basi per arrivarci. Paul ha confermato il suo ok a fare il presidente della Convention, ruolo che gli spetterebbe come Speaker ma che lui aveva rimesso nelle mani del nominato nei giorni delle polemiche. E Trump ha tutto l’interesse, e ora pure l’espressa volontà, di avere Ryan come nome importante dello schieramento. Nel quale, peraltro, è già entrato da giorni il capo dei senatori Mitch McConnell, che con altri suoi colleghi del Gop ha incontrato Trump dopo Ryan per rafforzare l’unità dei vertici. Ieri anche Marco Rubio ha detto che rispetterà il giuramento preso da tutti i candidati repubblicani prima delle primarie e che lo voterà. A spingere verso l’unità nel Gop sono anche i sondaggi che registrano i progressi di Donald. L’ultimo, di Reuters/Ipsos a livello nazionale, dice che Hillary è al 41%, con Trump al 40%, una sostanziale parità che annulla il vantaggio di 13 punti che aveva la Clinton solo una settimana fa. Il balzo di Trump è il risultato dell’uscita dalla gara di Cruz e Kasich e della nomination appena conquistata, ma non “incorpora” il positivo meeting odierno con Ryan.