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 2014  ottobre 18 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Federica Mogherini
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro degli Affari regionali è Maria Carmela Lanzetta (senza portafoglio)
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Un accordo sul gas tra russi e ucraini è ancora difficile, nonostante a Milano Putin e Poroshenko si siano incontrati proprio ieri in occasione del vertice Asem...

Che diavolo è il vertice Asem?
Asia-Europe Meeting, cioè Incontro Asia-Europa. Si riuniscono 58 capi di Stato o di governo europei e asiatici. Qualcuno ha calcolato che in 48 ore s’è concentrato a Milano la metà del Pil mondiale. Noi ci diamo molto da fare per convincere i cinesi (ma anche altri paesi asiatici) a mettere soldi nelle nostre aziende e finora i cinesi hanno stretto accordi con una ventina di società nostre. Valore delle intese: otto miliardi. I cinesi avevano già preso partecipazioni in Eni, Enel e altre grosse aziende italiane. Soprattutto - ed è l’acquisizione che ha suscitato più dubbi - hanno comprato nelle scorse settimane il 35% della società che controlla la nostra rete energetica Snam e Terna. L’energia è strategica.  

A Milano in questo vertice Asem si parla soprattutto di energia?
È il capitolo chiave della questione Ucraina. L’Ebola e il resto ci hanno fatto dimenticare la questione Ucraina, ma la questione Ucraina non è affatto chiusa. La guerra civile intorno a Donetsk infuria e l’unica novità rispetto ai mesi scorsi è che Putin cerca di non essere troppo coinvolto, anche se non intende cedere sul punto di una maggire autonomia dell’Ucraina orientale rispetto al potere centrale di Kiev. Ci sono le sanzioni, che fanno del male a lui ma fanno del male anche a noi (l’Italia ci sta rimettendo 700 milioni e le aziende che commerciano con i russi protestano). Ma c’è soprattutto il gas. Putin sta negoziando in modo da costringere l’Europa ad accettare il suo punto di vista politico sull’Ucraina se vuole continuare a star tranquilla sul capitolo delle forniture di gas. Prima che lei mi faccia la terza domanda, la avverto che il capitolo gas si divide almeno in due sottocapitoli.  

Vale a dire?
Oltre al problema delle forniture propriamente dette, c’è la questione del gasdotto South Stream (alla lettera: «Flusso meridionale»). Oggi il gas che arriva in Europa dalla Russia passa per l’Ucraina, quindi l’Ucraina ha un certo potere nei confronti nostri e nei confronti di Mosca. Putin vuole costruire questo South Steam perché questo gasdotto porterebbe il gas all’Europa aggirando l’Ucraina, che a questo punto diventerebbe, dal punto di vista energetico, un paese qualunque. L’Europa fa resistenza, nel senso che sta volutamente perdendo tempo con l’argomento che South Stream non è una fonte alternativa a quella che già esiste, perché sempre di gas russo si tratta. E quindi non c’è fretta.  Putin su questo va su tutte le furie.  

Come finisce?
Sembrava impossibile qualunque accordo, ma ieri il presidente russo è stato un’ora e mezzo a parlare con Renzi e poi ha incontrato il presidente ucraino Poroshenko. A Renzi ha certamente chiesto una mano per South Stream. Con Poroshenko c’era in ballo la fornitura del gas europeo e il saldo del vecchio debito di Kiev per le forniture di gas del passato. Si tratta di cinque miliardi e mezzo di euro, che gli ucraini non hanno assolutamente (gli ucraini sono in crisi economica da un pezzo e per tirarli fuori dai guai ci vorrebbero 50-60 miliardi di euro freschi, soldi che nessuno possiede). Putin ha fatto il gesto distensivo di tagliare il debito ucraino di un miliardo, ma per il resto ha detto che vuole il saldo completo del passato e non intende più vendere a credito. Ha fatto capire che, come minimo, Kiev deve ottenere una fideiussione europea, cioè se Kiev non paga dovremo pagare noi. L’avversario del presidente russo è soprattutto la Merkel, molto rigida, almeno fino a questo momento, su tutta la questione. Sia Poroshenko che Putin hanno rilasciato dopo il loro incontro dichiarazioni ambigue. Fidano evidentemente di continuare a trattare, magari anche dopo il vertice di Milano.  

Senta un po’, non è che alla fine di tutta questa cagnara passeremo l’inverno al freddo?
La Commissione europea ha fatto uno stress test sulla resistenza europea a un’eventuale crisi del gas. Una volta tanto ne siamo usciti promossi a pieni voti. Anche nello scenario peggiore - chiusura totale dei rubinetti da parte di Mosca per sei mesi consecutivi - perderemmo al massimo lo 0,1% del fabbisogno, cioè 26 milioni di metri cubi. Non è così per tutti. Finlandia ed Estonia dipendono da Gazprom per il cento per cento, la Bulgaria per il 73%, la Lituania per il 59, l’Ungheria per il 35, la Romania per il 31, la Polonia per il 28. Avrebbero qualche piccolo guaio anche tedeschi, austriaci, slovacchi e cechi. 5-9 milioni di metri cubi russi non sono sostituibili. Per il resto, eventualmente, ci soccorreranno i norvegesi o gli emiri del Qatar. (leggi)

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