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 2014  ottobre 18 Sabato calendario

IL RENMINBI SARÀ GRAN PROTAGONISTA

[Intervista a Tian Guoli] –
È al timone di una delle prime banche del mondo, ottava nella classifica per attivo di bilancio, nona per capitalizzazione di borsa, che supera i 100 miliardi di dollari. Tian Guoli è sbarcato a Milano il 14 ottobre con la possente delegazione cinese al seguito del primo ministro Li Keqiang, in occasione dell’Asem e di vari incontri con le istituzioni e gli imprenditori italiani. E con Class Cnbc e MF-Milano Finanza ha fatto il punto sui rapporti e sulle prospettive di business tra i due Paesi.
Domanda. Presidente, l’economia italiana cerca strade per crescere e le piccole e medie imprese guardano al mercato cinese come una grande opportunità.
Risposta. L’Italia è un Paese all’avanguardia nel mondo delle piccole e medie imprese. Il governo cinese in questi anni ha molto incoraggiato lo sviluppo delle Pmi cinesi che vanno all’estero. Il mondo della piccola e media imprenditoria dei due Paesi si caratterizza molto per la complementarietà dei loro punti di forza. Per la realtà imprenditoriale cinese è importante un’esperienza internazionale, perché devono svilupparsi meglio a livello tecnologico. Grazie ai trent’anni di crescita e di sviluppo del Paese, però, le nostre aziende dispongono di fondi e di lavoratori, che sono i nostri punti di forza. A mio avviso è arrivato l’atteso momento di rafforzare la collaborazione tra le piccole e medie imprese dei due Paesi. Vedo, inoltre, nel sistema pensionistico, di educazione, della cultura e della sanità un grande spazio di collaborazione. Nonostante le imprese italiane non abbiano grandi dimensioni, i prodotti italiani sono molto conosciuti nel nostro Paese. Questo è reso possibile anche grazie alla passione del popolo cinese per la cultura italiana e per il gusto e l’estetica italiana. È il frutto della stretta relazione commerciale tra i due Paesi. Ora ci sono tante imprese italiane che desiderano investire in Cina e viceversa, ci sono tante aziende cinesi che vogliono venire in Italia.
D. Quale ruolo può giocare Bank of China per connettere le Pmi italiane con la domanda cinese?
R. Bank of China è una banca importante, con più di cent’anni di storia, in questo contesto vuole giocare un ruolo per creare un ponte che consenta di aiutare le imprese italiane che vengono in Cina e agevoli il compito alle imprese cinesi che vengono in Italia. Sono stato nominato presidente del consiglio imprenditoriale cinese in Italia, questo è un grande riconoscimento e un grande onore per la stessa Bank of China. Ci impegnerà nel lavorare ancora di più, nel fare del nostro meglio per collegare i due mondi tramite un’ottimizzazione dei nostri servizi, una migliore trasmissione delle informazioni e la creazione di contatti diretti con enti istituzionali e commerciali. Grazie a un grande sforzo abbiamo ottenuto dei successi con alcune delle imprese cinesi intenzionate a cercare partner italiani. Però nel futuro continueremo, c’è ancora molto lavoro da fare.
D. Che cosa spinge le Pmi cinesi verso l’Italia e quelle italiane verso la Cina?
R. L’Italia è un Paese affascinante, a me piace molto. Bank of China è la prima banca presente in Italia e oggi la Bank of China ha una filiale non solo a Milano ma anche a Roma. La Bank of China ha un buon rapporto con i vostri principali istituti finanziari, le associazioni e le fondazioni. A mio avviso la cosa più importante è creare un meccanismo di dialogo, per facilitare la comunicazione tra le imprese dei due Paesi. In collaborazione con gli enti istituzionali abbiamo dato vita a una serie di attività, come i forum per discutere opportunità di business, organizzare sia la visita delle imprese italiane da parte nostra, che quella delle aziende cinesi in Cina da parte degli italiani, in modo da promuovere il rapporto e i contatti tra imprese italiane e cinesi. Le piccole imprese non hanno capacità sufficiente per avviare un percorso internazionale o anche solo per ricercare opportunità interessanti di business. Da questo punto di vista abbiamo in programma di avviare una piattaforma per facilitare lo scambio di informazioni su internet con la riduzione dei costi di comunicazione. Invitiamo le piccole imprese a mettersi in contatto con la Bank of China, o a mantenere i contatti con noi. La Bank of China è disposta a dare il suo migliore servizio alle Pmi italiane come alle imprese cinesi.
D. Lei ha citato la piattaforma di commercio elettronico business to business (CCIGMall), che sta partendo in Italia e di cui anche Class Editori, la società che pubblica questo giornale, è partner. Quale ruolo potrà avere nell’avvicinare le Pmi al mercato cinese?
R. Penso che ci sia ancora molta strada da fare, comunque noi cerchiamo accelerare la concretizzazione di questo progetto. Credo che la sua realizzazione avrà un ruolo molto positivo nella creazione del rapporto commerciale tra Italia e Cina. Attualmente alcune modalità di lavoro come l’e-commerce sono ancora nella fase di prova e di studio.
D. La Bank of China può giocare un ruolo importante anche per l’internazionalizzazione del renminbi. Quali saranno i prossimi passi in questa direzione?
R. Ci sono sempre più richieste nell’utilizzo di renminbi, dovute al fatto che la Cina è il primo Paese del commercio globale. E anche dopo la crisi asiatica e la crisi finanziaria globale, si capisce che per mantenere una stabilità del sistema monetario non si può contare sulla singola moneta. Il renminbi sarà un protagonista importante insieme al dollaro americano e all’euro. L’uso di questa moneta può ridurre il rischio del cambio. Il flusso commerciale bilaterale non è di entità rilevante, ad esempio rispetto alla Francia che è del 22%; in Italia è impiegata solo per il 2%. Però questo significa che nel futuro esiste una potenzialità enorme. Il renminbi è una moneta stabile e rivalutata di continuo, gli imprenditori preferirebbero utilizzare questa moneta nei pagamenti internazionali perché può evitare il rischio del cambio e beneficiare eventualmente di un margine di rivalutazione della moneta.
D. Avete incontrato e discusso anche di questo con il governatore di Banca d’Italia? In che direzione si può concretamente andare?
R. Siamo convinti che il processo di avvicinamento, che stiamo vedendo tra i nostri due Paesi, favorirà lo sviluppo del renminbi e dunque dell’attività imprenditoriale connessa.
D. Quali sono i vantaggi maggiori di avere un conto in renminbi per gli imprenditori che possono usufruirne?
R. Siamo in grado di fornire il nostro servizio su ampia scala e recentemente sono stati messi in cantiere tanti progetti importanti e il flusso d’investimenti ha registrato una crescita molto rilevante. Per esempio China State Grid ha acquistato il 35% del capitale di Cdp Reti e Shanghai Electric ha comprato il 40% delle azioni di Ansaldo Energia. E poi il flusso turistico è cresciuto fino a raggiungere un numero di 1.5 milioni di persone. Ma tutto questo aumenta l’ esigenza di utilizzare il renminbi e in questo campo la nostra banca può offrire servizi di pagamenti tradizionali come lettere di credito e altro ancora. Con Inghilterra e Francia la Cina ha già stipulato accordi di collaborazione in Renminbi e poi Londra e Francoforte hanno tentato di diventare centri off shore del mercato del renminbi. Il governo cinese spera di vedere sul mercato sempre più prodotti in renminbi in modo da rafforzare il rapporto commerciale delle imprese tra Cina e gli altri paesi. La settimana scorsa il governo inglese ha emesso per la prima volta le obbligazioni statali in renminbi. La Bank of China ha un maggiore coinvolgimento in questa importante iniziativa in qualità di banca incaricata per la promozione della sottoscrizione. Lo sviluppo del renminbi in questi anni è molto positivo e molto attivo. Ora è diventato la seconda moneta per importanza in trade finance, la nona per importanza come moneta di transazione e la settima per importanza nei pagamenti internazionali. Sono convinto che il suo sviluppo potrà portare benefici non soltanto al mondo imprenditoriale italiano e cinese ma anche al mondo finanziario dei due Paesi. Questa sarà una grande opportunità.
Andrea Cabrini, MilanoFinanza 18/10/2014