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 2014  ottobre 18 Sabato calendario

Aids e 40 persone in una cella L’incubo carcere di Pistorius Martedì la decisione del giudice, l’accusa chiede dieci anni di detenzione Lorenzo Simoncelli Bisognerà aspettare fino a martedì per conoscere la pena che dovrà scontare Oscar Pistorius per l’omicidio colposo di Reeva Steenkamp

Aids e 40 persone in una cella L’incubo carcere di Pistorius Martedì la decisione del giudice, l’accusa chiede dieci anni di detenzione Lorenzo Simoncelli Bisognerà aspettare fino a martedì per conoscere la pena che dovrà scontare Oscar Pistorius per l’omicidio colposo di Reeva Steenkamp. L’ex campione paralimpico sparò alla fidanzata attraverso una porta chiusa del bagno nella casa dove viveva la coppia, la mattina del 14 febbraio dell’anno scorso. Il giudice ha accettato la versione dell’atleta, secondo cui aprì il fuoco scambiando la modella per un intruso. Nell’ultima udienza del processo, durato oltre 7 mesi, accusa e difesa hanno formalizzato le loro richieste al giudice. Il pm Gerrie Nel ha chiesto «almeno dieci anni di carcere», i legali dell’atleta hanno invece chiesto gli arresti domiciliari (il numero di anni non è stato specificato, ma probabilmente tre), oltre a 16 ore al mese di servizi sociali. Il diritto penale sudafricano non prevede una pena specifica per l’omicidio colposo. Si va da un massimo di 15 anni di detenzione alla sospensione della pena. Barry Roux, il legale di Pistorius che è già riuscito a evitargli la condanna per omicidio volontario, ha tentato per l’ultima volta di salvare il suo assistito dalle carceri sudafricane. Penitenziari descritti come i peggiori gironi danteschi, non adatti ad ospitare il «vulnerabile» e «a rischio suicidio» Pistorius. Soprattutto il Kgosi Mamphuru II di Pretoria, la prigione dove sconterebbe la pena se il giudice sceglierà l’opzione detentiva. Circa 7 mila carcerati, molti malati di tubercolosi o Hiv, la maggior parte in celle sovraffollate con 30/40 persone e solo un medico e cinque psicologi a disposizione. A questo va aggiunto la presenza di una delle peggiori gang del Paese, i «26’s», il cui capo, Khalil Subjee, chiamato «il generale», ha già fatto sapere che il campione paralimpico riceverebbe lo stesso trattamento degli altri, ossia violenza, nonostante la sua disabilità. Per questo la difesa ha fatto mettere agli atti che nel caso Pistorius venisse condannato al carcere, sconterà la pena in una delle 22 celle singole. Ma ieri Roux ha sottolineato con forza che neanche una cella singola garantirebbe gli adeguati trattamenti al campione paralimpico in cura per una sindrome post traumatica. «La sentenza deve essere finalizzata alla rieducazione del soggetto, non alla semplice punizione», ha continuato la difesa, ricordando alla togata i principi dell’Ubuntu, la filosofia africana che predica umanità all’interno della comunità. Al contrario di quanto affermato dalla cugina di Reeva, secondo cui il pentimento di Pistorius non sarebbe genuino, il legale del 27enne sudafricano ha sottolineato come psicologi e testimoni abbiano riscontrato un uomo distrutto dal dolore. Citando anche la questione dei soldi offerti ai genitori di Reeva, come presa di responsabilità. Infine, quello che, a livello legale, potrebbe avere più effetto sulla togata, ossia l’elenco di numerosi casi di omicidio colposo in cui il condannato non è stato punito con il carcere. «Ha perso tutto. Non ha più soldi, pagati per le spese legali, non ha più una carriera, era un’icona. Questa è già una pesante punizione». Proprio nel giorno decisivo, Gerrie Nel, il pm soprannominato «bulldog», è apparso meno incisivo, a tratti con la voce rotta dall’emozione, quasi che il caso sia diventato una questione personale. Inizialmente è tornato a parlare della scena del delitto, a dimostrazione di come la decisione del giudice di concedere «solo» l’omicidio colposo non gli sia andata giù. «La gente deve essere disincentivata a comportarsi in questo modo», ha detto il pm. Poi è piombato a valanga sulla disabilità di Pistorius, accusandolo di utilizzarla a suo piacere. «Ha fatto di tutto per competere con i normodotati e adesso la usa per non finire in carcere?», ha chiesto ironicamente il pm Nel. «Quando ha preso la pistola e ha sparato 4 colpi contro Reeva ha saputo gestire al meglio il suo handicap», ha insistito Nel. «Il rimorso non è abbastanza e i soldi (circa 25 mila euro, rifiutati dai genitori di Reeva) li ha offerti solo un mese fa, dopo la condanna, per influenzare gli Steenkamp», ha accusato. In chiusura la stoccata finale. «Dicono soffra di sindrome post traumatica e va in discoteca il sabato sera (ndr nel luglio scorso Pistorius era stato sorpreso in un locale di Johannesburg, e coinvolto in un alterco con un ex amico)», afferma sarcastico Nel in risposta alla difesa, secondo cui in carcere non riceverebbe i giusti trattamenti. Inizia dunque quello che potrebbe essere l’ultimo fine settimana da uomo libero per «Blade Runner», anche se le chance che l’atleta sudafricano possa scampare il carcere sono alte, sia per il fatto che è incensurato, sia per i precedenti casi simili al suo, in cui il condannato non ha fatto un giorno in cella.