Rosario Dimito, Il Messaggero 18/10/2014, 18 ottobre 2014
RISCHIO FINO A TRE MILIARDI PER L’EXPORT ITALIANO
«Il conflitto in Ucraina è ancora senza una soluzione politica». Con questa frase del presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, pronunciata a margine del vertice Asem svoltosi a Milano, sono terminati ieri i colloqui sull’Ucraina. Esiste il serio pericolo di un ulteriore peggioramento del conflitto Europa-Russia: uno studio fresco di stampa della Sace paventa un calo delle esportazioni italiane in Russia stimato tra 1,8 e 3 miliardi nel solo biennio 2014/2015. Un dato ancora più allarmante rispetto alle previsioni di agosto e ciò a causa dell’escalation delle sanzioni reciproche adottate da Stati Uniti, Ue la Russia. E in questa persistente tensione in Ucraina, responsabile di una destabilizzazione nei rapporti tra Europa e Russia, il settore principale di esportazione del made in Italy, vale a dire la meccanica strumentale (macchine utensili e agricole), sarebbe la più colpita: si potrebbe arrivare ad un calo di vendite compreso tra 650 milioni e 1,1 miliardi. E non solo questo. La guerra commerciale potrebbe danneggiare anche quella parte inerente gli investimenti di aziende russe nel nostro Paese e tutto ciò che abbraccia il settore turistico, settore che - si stima nel documento Sace - abbia fruttato 1,3 miliardi di di introito solo nel 2013.
RISCHI ENERGETICI
Poi c’è da considerare il problema energetico mentre siamo alle porte della stagione invernale. Se l’Europa, che importa dalla Russia quasi il 35% del proprio fabbisogno di gas, ne riducesse la fornitura, provocherebbe l’aumento delle bollette energetiche per famiglie e imprese, con conseguenze disastrose su produzioni industriali e consumi che in Europa, causa la crisi, sono ancora deboli. Per il nostro Paese, nonostante la situazione, la Russia rimane un mercato essenziale e con alto potenziale per le aziende italiane, che hanno registrato una quota di mercato al di sopra del 4% negli ultimi anni. L’industria italiana si è consolidata in quei luoghi soprattutto nei settori come oli & gas e minerario e in altri di minore importanza con quote di esportazioni relativamente contenute, ma con tassi dinamici e una penetrazione sempre più in aumento nel mercato russo quali l’industria cosmetica e farmaceutica.
Mentre si registrano ancora scontri e vittime in Ucraina le divergenze restano, e provocano uno stallo per una soluzione pacifica. E se la Russia non rispetta gli accordi ritirando armi pesanti e truppe come ha detto il premier Cameron, l’Unione Europea, Regno Unito incluso, dovranno mantenere le sanzioni, già peraltro rigide, a seguito dello stallo nelle negoziazioni tra Mosca e Kiev nel corso della scorsa estate. C’è da aggiungere che le sanzioni adottate in agosto da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea avevano già spinto il Cremlino ad uno stop delle importazioni di alcuni beni agricoli e alimentari come carne, pesce, frutta, verdura e prodotti caseari provenienti da Usa e Ue, che, sempre secondo gli studi economici della Sace, hanno avuto un impatto stimabile di circa 4,5 miliardi per le aziende europee e di 170 milioni per quelle italiane nel 2013. A settembre è entrato un nuovo quadro sanzionatorio, certamente più rigido, che include per i soggetti europei il divieto di intraprendere attività finanziarie con aziende e banche russe restringendo ancora e ulteriormente l’attività di export verso alcuni settori dell’economia russa come quello militare, dual use ed energetico.