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 2014  ottobre 18 Sabato calendario

Un politico di lungo corso come Michael Glos ha detto una volta che Angela Merkel è abilissima con gli uomini vanesi

Un politico di lungo corso come Michael Glos ha detto una volta che Angela Merkel è abilissima con gli uomini vanesi. Ma Vladimir Putin ha il talento di mettere continuamente a dura prova questa dote della cancelliera. Al vertice eurasiatico di Milano, dal quale la Kanzlerin è ripartita «piuttosto snervata», secondo indiscrezioni, il presidente russo non ha fatto che sfidarne la pazienza. E dopo una maratona di vertici più o meno ristretti sulla crisi ucraina, la cancelliera ha dovuto ammettere ieri pomeriggio il fallimento del summit: «niente svolta», ha detto con voce piatta, «solo qualche progresso su dettagli tecnici». A quel punto le parole del russo, «è andata bene, è stato positivo» sono suonate quasi come una beffa, tra un incontro e l’altro. Giovedì sera, per farsi festeggiare a Belgrado, Putin è arrivato a Milano con un mostruoso ritardo e ha costretto Merkel ad annullare una riunione ristretta convocata all’ora di cena, per poi riconvocarla alle undici passate. E le tre ore di faccia a faccia notturno sono servite ai due solo per litigare sulle origini del conflitto in Ucraina, tanto che la cancelliera avrebbe persino ricordato al presidente russo l’accordo sulle armi atomiche di Budapest, nel 1994, quando la Russia promise l’integrità territoriale all’Ucraina. Putin avrebbe replicato di ritenere tuttora illegittima la defenestrazione dell’ex dittatore ucraino Yanushenko. Muro contro muro. Unico, timido passetto in avanti, l’intesa a sorvegliare le frontiere con i droni, con la partecipazione dei russi. Merkel, cresciuta in Germania est, non ha mai avuto un buon rapporto col capo del Cremlino (contrariamente al suo predecessore, Gerhard Schroeder). D’altra parte, conscia del fondamentale ruolo di mediazione che la Germania ha assunto in un’Europa allargata ad Est, sin dalle proteste a Maidan, la cancelliera è stata in prima fila nella trattativa con i russi. Spesso, oltretutto, impegnata a smorzare i toni più radicali assunti contro Mosca dagli americani, dai britannici ma anche dai Paesi baltici e dalla Polonia. E Berlino ha sempre mediato per scongiurare fino all’ultimo le sanzioni. Il problema di Berlino - anche del suo brillante e iperattivo ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier - è che la trattativa non sembra aver finora avuto grandi risultati se non quelli di evitare un’escalation eccessiva del conflitto tra Mosca e Kiev. Putin continua a deludere le aspettative della Germania, che continua a convocare vertici per uscire dall’impasse. Prima dell’estate, quello di Berlino ha partorito una dichiarazione rimasta sempre sulla carta; quello estivo a Villa Borsig del quartetto dei ministri degli Esteri di Russia, Ucraina, Francia e Germania è stato un fallimento. E attorno a Ferragosto, come raccontato dalla «Stampa», Putin ha opposto un «niet» anche al tentativo di Merkel di organizzare un vertice a tre con Poroshenko per riportare Mosca e Kiev al tavolo dopo mesi di stallo. Poco dopo, Putin ha fatto sapere che avrebbe visto Poroshenko, sì, ma a Minsk, non a Berlino. E niente vertice a tre. In ogni caso, durante la colazione allargata di ieri mattina con Barroso, Renzi e Cameron, Putin ha consigliato a Merkel di lasciar perdere le rivendicazioni sul passato della crisi ucraina e di concentrarsi sul futuro. Così, è stato soltanto a una riunione ancora successiva ma di nuovo ristretta, che qualche debole progresso sulle forniture di gas all’Ucraina è emerso. Merkel ha di nuovo portato attorno al tavolo la consolidata formazione a quattro con i due contendenti più Parigi e Berlino, e al termine Poroshenko ha ammesso di ripartire «con i punti principali di un accordo sulle forniture di gas». Ma non è servito a migliorare l’umore nero della cancelliera.