Andrea Montanari, MilanoFinanza 18/10/2014, 18 ottobre 2014
UN UOMO AL COMANDO. SOLO
È tutta e solo una questione di tempo. In soli 40 giorni, Leonardo Del Vecchio ha smontato la sua creatura, Luxottica. Adesso, in poco più di 10 (giorni), ossia prima di mercoledì 29, quando il consiglio d’amministrazione approverà i conti del terzo trimestre e li darà in pasto alla comunità finanziaria, deve cercare di ricostruirla, pezzo per pezzo. Un’impresa ardua, al limite dell’impossibile, anche per un industriale solido, determinato, arcigno e quadrato come lui. Ma a 79 anni, l’ex Martinitt che è arrivato a scalare la vetta di Piazza Affari - è il Paperone di borsa come ha certificato questa estate l’inchiesta di Milano Finanza sui patrimoni degli imprenditori italiani - è convinto di farcela. Cambiando gli uomini e soprattutto i consulenti di fiducia.
Dal gruppo di Agordo, leader mondiale nel settore dell’occhialeria, a partire da settembre se ne sono andati l’amministratore delegato Andrea Guerra (protagonista di una cavalcata durata 10 anni nei quali Luxottica ha più che raddoppiato il giro d’affari, ora supera abbondantemente i 7 miliardi, e pure il corso di titoli sul listino di Milano); poi il dirigente di massima fiducia di Del Vecchio, quell’Enrico Cavatorta che era stato promosso co-ceo ma che poi ha mollato per tensioni interne al gruppo e alla famiglia di riferimento; e dulcis in fundo l’avvocato d’affari Sergio Erede (e consigliere sia della holding Delfin sia del braccio immobiliare francese Foncière des Regions), ossia colui che già anni fa era intervenuto per mettere in sicurezza lo statuto della cassaforte lussemburghese.
Nel frattempo tre manager della prima linea del calibro di Antonio Miyakawa, Fabio D’Angelantonio e Nicola Brandolese sono stati demansionati e accompagnati alla porta. Congelata anche l’ascesa al vertice di un altro dirigente interno, quel Massimo Vian che al momento è lì a vigilare e a far di conto, dato che Cavatorta firmerà sì la trimestrale ma poi diserterà la conference call, lasciando Del Vecchio col cerino in mano.
Ma la diaspora in seno alla società e al cda potrebbe non essere finita qui. Dopo le dimissioni improvvise e immediate del consigliere di fiducia Roger Abravanel, dal board potrebbe uscire, come si sostiene con sempre maggior insistenza nelle sale operative, anche il vice presidente Luigi Francavilla. Sarebbe l’ennesimo segno di una presunta nouvelle vague aziendale e gestionale che Del Vecchio pare stia imponendo d’imperio all’interno dell’azienda. Favorendo soprattutto il ruolo della moglie Nicoletta Zampillo - risposata in seconde nozze, dopo la rottura del primo matrimonio e il ritorno di fiamma una volta terminata la relazione con Sabrina Grossi, ex dirigente della società - e, soprattutto, del super consulente Francesco Milleri, uomo che finora non ha mai gestito alcun genere di attività sul fronte dell’eyewear, occupandosi precipuamente di servizi Sap e digitalizzazione dei processi di fatturazione e che adesso segue passo passo il patron da navigato consigliori.
Un rimpasto ancora non formalmente avvenuto ma ormai dato per assodato, come sostengono fonti interne ed esterne al gruppo di Agordo, che però non sta producendo altro che un immobilismo che non fa bene alla società, né al titolo, né tantomeno al mercato. Difatti, la Consob del presidente Giuseppe Vegas è già intervenuta chiedendo, e ottenendo, delucidazioni formali e poi la spiegazione di quel che sta avvenendo lontano dai riflettori della borsa. Perché in quest’ultimo mese e mezzo di cose ne sono successe, sia in Italia sia in Lussemburgo, dove è domiciliata la cassaforte che ha un patrimonio complessivo superiore a 14 miliardi. Lì trovano posto, al momento tutti con una quota paritetica del 16,38%, i sei figli di Del Vecchio: Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente. E se da più parti si poteva ipotizzare che il post-Guerra potesse essere rappresentato da Claudio Del Vecchio, 57 anni, a capo del business di successo della griffe Brooks Brothers, la realtà è ben diversa. Con l’aumento di capitale che il patron di Luxottica sta per lanciare in Delfin, un ruolo di peso lo avrà la consorte, la signora Zampillo che una volta ottenuto il 25% potrà sommarlo a quello del di lei figlio Leonardo Maria Del Vecchio, ed esercitare una certa pressione sulle decisioni del board della holding domiciliata nel Granducato.
Da qui consegue che difficilmente un manager, italiano o estero, operante sul mercato interno oppure oltreconfine, accetterà senza garanzie e un paracadute la proposta del fondatore della società e si carichi sul groppone questa enorme responsabilità. Perché chiunque arrivi ad Agordo, oltre ad avere le spalle larghe per sostenere e proseguire sulla scia dei risultati e performance dell’era-Guerra, deve essere pronto a finire nel vortice di una querelle famigliare che potrebbe proseguire all’infinito, triturando tutto. Senza trascurare il fatto che attorno all’azienda ruotano consulenti pronti a salire sul carro senza colpo ferire. È questo, quindi, il vero e grande rischio che corre Del Vecchio senior, quello di restare un uomo al comando. Ma da solo.
Andrea Montanari, MilanoFinanza 18/10/2014