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 2014  ottobre 18 Sabato calendario

IL SILENZIO DI DARIO

Ma che cosa sta facendo Dario Franceschini? Nei giorni in cui il suo partito si divideva e decideva se abbandonare i vecchi tabù della sinistra o se trascinarli intatti nel Pd, il ministro dei Beni Culturali, che, sia detto per inciso, del Partito democratico è stato segretario esattamente come quel Walter Veltroni che alla riunione della Direzione sull’articolo 18 preferiva l’assai più glamour (oltre che meno impegnativo) matrimonio di George Clooney, taceva. Franceschini non aveva neanche l’alibi veltroniano. In Direzione c’era. Ma, unico tra gli ex segretari, non ha parlato. Non ha dato una mano a Renzi. Già, sia Franceschini che Veltroni preferiscono l’intervista del giorno, anzi della settimana, se non del mese, dopo. Amano restare, come si dice a Roma, inguattati. Ossia nascosti, al riparo dai marosi della politica e della polemica, rinunciando volentieri a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Il perché è presto detto. Potrebbe sempre darsi che per sbaglio, per una botta di fortuna, per una congiuntura favorevole degli astri politici, per incapacità degli attuali leader dei partiti, per scelte prese all’improvviso anzitempo, insomma può sempre darsi che per un sommarsi di inesplicabili fattori (ai quali loro non hanno concorso se non rimanendo fermi) Veltroni o Franceschini si ritrovino sulla poltrona giusta. Ossia quella di presidente della Repubblica sul sommo Colle. E allora meglio l’immobilità, sennò si possono fare solo danni.