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 2014  ottobre 17 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Federica Mogherini
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro degli Affari regionali è Maria Carmela Lanzetta (senza portafoglio)
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Abbiamo ricominciato a discutere sulla crisi come se non stessimo su questa barca da sette anni (agosto 2007), come se ci mancassero gli strumenti di comprensione...

È che non ci si aspettava un tonfo delle Borse a questa maniera, con l’aggiunta delle bizze greche e delle previsioni nefaste sulla solidità delle banche.
Ier le Borse hanno perso ancora. Milano - dopo il 4.4 di mercoledì - un altro 1,7, Parigi l’1, Londra lo 0,9, Francoforte lo 0,2, soprattutto Tokyo con un 2,2 che la riporta ai minimi di maggio. Il che significa che la politica espansiva inaugurata l’anno scorso dal premier Abe non  è necessariamente un toccasana duraturo. E la signora Yellen, negli Stati Uniti, ha cominciato a prosciugare i mercati della liquidità esagerata che circola. E lo spread, prima di fermarsi a quota 170, ha superato i 200 punti. Ora, ho sentito amici e amiche esclamare: «Va bene, lo spread sale, ma chi se ne frega, quanti punti percentuali sono?, non ce ne frega niente, non succede niente». È vero, perché alla fine, tra 140 e 170, la differenza è irrisoria e, oltre tutto, il differenziale tra titoli dccennali italiani e tedeschi ha ripreso ad ampliarsi perché sono andati ancora più giù i tassi tedeschi, dunque per quanto ci riguarda stiamo parlando veramente di inezie. E però deve impressionarci la tendenza: lo spread ha ricominciato a salire, e come deve essere interpretato questo segno? Berlusconi dice che l’altra volta (primavera-estate 2011) lo spread fu portato su dai circoli europei che volevano buttarlo fuori dal sistema, cioè fu una manovra politica. E se avesse ragione? Se il mondo ci stesse dicendo: attenti, potremmo stringervi all’angolo fino al punto da non farvi più vendere i vostri titoli sul mercato, ci mettiamo poco a portare lo spread a 700, 800 o 1000 e a lasciarvi senza i soldi per pagare i pensionati. I greci riconoscono adesso l’8,5% sui loro bond, e vogliono liberarsi della troika... Alla fine i grandi speculatori vendono perché l’euro resta in pericolo...  

La manovra di Renzi è all’altezza di questa congiuntura? Trentasei miliardi...
Ma guardi che 36 miliardi è un numero finto. Si arriva a 36 miliardi conteggiando 2,7 miliardi di tagli alle spese e 2,6 miliardi di tasse sulle rendite finanziarie, voci che stavano già nel vecchio decreto Irpef. I soldi veri sono 31 miliardi e qualcosa, che comunque non è poco.  

Di che si tratta alla fine?
Undici miliardi e mezzo vengono dalla decisione, presa a freddo, di peggiorare di altrettanto i nostri conti. Quello che si dice una manovra in deficit, spinta fino ai limiti del consentito, cioè il famoso 3%. I soldi saranno distribuiti così: 80 euro in busta paga ai lavoratori con gli stipendi più bassi (si conferma l’operazione dello scorso maggio), tfr in busta paga per chi lo vuole (da marzo), meno Irap per le aziende (5 miliardi), poco meno di due miliardi per incentivare le assunzioni a tempo indeterminato (niente tasse e contributi per tre anni), un miliardo e mezzo per gli ammortizzatori sociali, un  miliardo per allentare il patto di stabilità ai comuni, 500 milioni di sgravi alle piccole imprese.  

Dove li trova i soldi per fare tutte queste cose?
Dice che ricaverà tre miliardi dalla lotta all’evasione fiscale. Poi trasferirà meno soldi agli enti locali: meno 4 miliardi alle Regioni, meno 1 miliardo alle Province, meno 1,2 miliardi ai Comuni. Quindi tagli ai ministeri per 6,1 miliardi. I ministri per ora stanno zitti, le Regioni invece sono in piena rivolta.  

Aumenteranno le imposte locali per rientrare.
Chiamparino, governatore del Piemonte e capo della Conferenza Stato-Regioni, ha detto che piuttosto si dimette. Chiedono un incontro col governo (che gliel’ha concesso), dicono che saranno costretti a peggiorare il servizio dei trasporti e soprattutto quello sanitario. Renzi ha risposto che non scherzassero: rendessero la loro organizzazione pià efficiente. In effetti, spazi di efficienza ce ne dovrebbero essere parecchi, almeno a giudicare dal fatto che in tante sedi regionali a qualunque ora uno si presenti trova spesso i palazzi vuoti. I tagli a enti locali e ministeri hanno fatto infuriare anche i sindacati. Le organizzazione di categoria della Pubblica Amministrazione, unite nel “no”, hanno dichiarato: «La televendita del presidente del Consiglio è l’ultima prova dell’incapacità di cambiare. Dal più giovane dei governi, la più vecchia delle politiche: chi non sa riorganizzare il welfare taglia i servizi pubblici». La Camusso: «La manovra non ha un’idea di come creare occupazione, quindi mi pare che non risponda alla vera emergenza del Paese». Renzi ha risposto a tutti quanti: «Penso che la protesta delle Regioni e la minaccia di alzare le tasse a livello locale sia un atto al limite della provocazione. Vorrei fosse chiaro il gioco a cui giochiamo: nessuno cerchi di prendere in giro gli italiani. Prima di fare polemica bisogna guardare in casa propria e ridurre gli sprechi, per poter finalmente ridurre le tasse. Le famiglie stanno facendo degli sforzi, lo facciano anche le Regioni, che stanno usando parole contro la realtà». (leggi)

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