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 2014  ottobre 17 Venerdì calendario

VIOLARE I DIRITTI COSTA CARO: L’ITALIA HA PAGATO 61 MILIONI


GENOVA. E noi paghiamo. Paghiamo perché i detenuti di Busto Arsizio e Piacenza non hanno a disposizione almeno tre metri quadri ciascuno, paghiamo perché i Comuni dichiarano dissesto e quindi non sono in grado di versare ai privati importi previsti dalla legge, paghiamo perché una vedova di Nassirya – a dieci anni dalla morte del suo compagno – abbia diritto, almeno, ad essere riconosciuta come tale, anche se non portava la fede al dito. E non paghiamo spiccioli: è di oltre 61 milioni di euro il conto versato dal governo italiano per l’esecuzione delle multe, comminate nel 2013 dalla Corte di Strasburgo a seguito di violazioni commesse dall’Italia e confermate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Tanto per capire l’entità del fenomeno siamo ad una sentenza di condanna alla settimana (48 complessive, nel bilancio del 2013). Il balzo rispetto al 2012, (allora il totale era 19 milioni) è legato anche all’esecuzione di 28 sentenze relative a due anni fa che si sommano alle 15 sentenze del 2013 e ai 5 regolamenti amichevoli.
Ma nella relazione appena arrivata da Strasburgo c’è di peggio: non solo l’Italia è all’ultimo posto in tema di serietà, ma tende ai contenziosi seriali, che poi perde regolarmente: se un Comune vede che il Comune vicino, lungi dall’applicare la legge, si comporta col cittadino in un certo modo, copia la decisione dell’amministrazione vicina. Risultato? Perderanno entrambi, e entrambi dovranno pagare la multa.
Ma cosa ci imputa, Strasburgo? Molte cose. Il caso Torreggiarli è una sentenza pilota che ha portato alla proibizione di trattamenti inumani e degradanti all’interno delle carceri italiane, partendo dall’analisi della presenza di una spazio inferiore ai 3 metri quadri per i detenuti nel carcere di Busto Arsizio e Piacenza che hanno presentato il ricorso. Strasburgo ci ha condannati anche per la mancanza di acqua calda in cella per lunghi periodi, mancanza di ventilazione e addirittura di luce. La multa: centomila euro ad ogni ricorrente per danni morali. Più conosciuto il caso di Adele Parrillo, compagna del regista Stefano Rolla, rimasto ucciso insieme ai militari italiani nell’attentato di Nassirya del 2003, e già autrice di una causa allo stato italiano per discriminazione (non le erano stati riconosciuti i diritti da vedova, in quanto non legalmente sposata con il regista). Ora la donna ha fatto nuovamente causa chiedendo di poter donare alla ricerca gli embrioni congelati prima della morte del compagno (con cui stava tentando di avere un figlio). Con il caso Varvara (un costruttore pugliese condannato per abusivismo edilizio) si tocca il tema della confisca dei terreni dopo un reato estinto per prescrizione. Per Strasburgo il sistema della prescrizione dei reati nel sistema italiano è ben lontano dall’essere rigoroso «e non può esercitare alcun effetto dissuasivo e deterrente idoneo ad assicurare una prevenzione efficace delle condotte illegittime».
Infine il caso di Giovanni De Luca e Ciro Pennino, due cittadini beneventani che vantavano 64 mila euro di crediti nei confronti del loro comune in dissesto finanziario. La Corte ha stabilito che lo Stato è tenuto a garantire il pagamento dei debiti. A prescindere dal crack.