Emanuele Buzzi, Corriere della Sera 17/10/2014, 17 ottobre 2014
I 5 STELLE A BRUXELLES RISCHIANO LA DIASPORA. SCIOLTO IL GRUPPO DEGLI EUROSCETTICI CON FARAGE, I DEPUTATI DEL MOVIMENTO TENTATI DALL’OFFERTA DEI VERDI
Risse sfiorate, espulsioni e l’azzeramento dell’Eurogruppo: proseguono le giornate tumultuose dei Cinque Stelle. Dopo gli attacchi a Massimo Artini — nel mirino anche per aver creato una sorta di portale di votazione parallelo al blog di Beppe Grillo — mercoledì sera in Parlamento la tensione tra deputati e senatori ha oltrepassato i livelli di guardia. Un diverbio (per una azione legale) tra Alberto Airola e Eleonora Bechis, entrambi piemontesi, ha finito per coinvolgere anche una pattuglia con Tommaso Currò e Walter Rizzetto. Clima surriscaldato al punto da far intervenire i commessi, con conseguenti polemiche per tutta la giornata di ieri. L’assemblea congiunta, intanto, è slittata — per via dello scarso numero di presenze — alla prossima settimana, lasciando gli animi in fermento. E anche la riunione dei deputati per eleggere il nuovo capogruppo (l’ipotesi Artini, dato in pole position nei giorni scorsi, sembra tramontata e non è ancora escluso l’avvio di un procedimento di espulsione) è stata rimandata.
Ma non è solo Roma a scalpitare. Dopo la cacciata del consigliere regionale Andrea Defranceschi, Grillo firma un’altra epurazione in Emilia Romagna: «Il sindaco di Comacchio Marco Fabbri, eletto con il Movimento 5 Stelle, si è candidato ed è stato eletto alleandosi con altri partiti alle elezioni provinciali — spiega sul blog —. Il M5S rifiuta per statuto la partecipazione alle elezioni provinciali e Fabbri, in quanto sindaco M5S, non poteva concorrere per altre cariche. La certificazione della lista di Comacchio è revocata. Fabbri è fuori dal M5S». Il sindaco replica via Facebook: «Amarezza, tanta amarezza, per una espulsione arrivata con metodologie squadriste, dove il dialogo democratico viene bandito e dove o si fa come vogliono loro oppure sei fuori». E attacca: «Io non so cosa ne pensino gli aderenti al Movimento, ma a mio avviso la deriva fascista che lo stesso sta assumendo ha connotati davvero preoccupanti».
Il fronte più caotico per i 5 Stelle, però, rischia di essere quello europeo. Ieri da Bruxelles è arrivata una doccia fredda inaspettata: la lettone Iveta Grigule, rappresentante della «Unione dei Verdi e degli agricoltori» si è dimessa dal gruppo Efdd, procurandone lo scioglimento (è venuta meno una delle due condizioni per costituire un gruppo autonomo, la partecipazione di deputati di almeno sette Paesi). Un terremoto politico per gli euroscettici e per l’asse con l’Ukip, che accusa apertamente la lettone «ricattata da Ppe e S&D». Il Movimento si trova così in poco più di una settimana a ripartire da zero: prima il licenziamento del gruppo di comunicazione, ora l’approdo tra i «non iscritti» (c’è ancora qualche giorno di margine per provare a trovare una soluzione in extremis). Tuttavia, quello che forse spaventa di più il popolo pentastellato sono le indiscrezioni che cominciano a filtrare dall’Europarlamento. I nuovi «esuli» si trovano in balia dei primi corteggiamenti degli altri gruppi politici. Rumors indicano un abboccamento dei Verdi, pronti ad accogliere non tutta la numerosa truppa pentastellata, ma solo una parte, fomentando così la possibilità di una mini-diaspora. Una chance che sembra riportare indietro a giugno e al periodo della diatriba tra i militanti pro e contro Ukip o Verdi. «Ora valuteremo ogni possibilità, con calma, dopo attenta riflessione», annunciano i 5 Stelle nel commentare lo scioglimento del gruppo. Poche parole e un orizzonte, per ora, incerto.