Marco Galluzzo, Corriere della Sera 17/10/2014, 17 ottobre 2014
ALL’ASEM RENZI ROMPE IL PROTOCOLLO E PARLA DI POLITICA INTERNA. NEL FRATTEMPO LA MERKEL LASCIA IL CENTRO MICO E PUTIN ARRIVA IN RITARDO
A un certo punto del pomeriggio un centinaio di giornalisti stranieri corrono nei corridoi del centro congressi, si affaticano per arrivare primi e piazzare le telecamere: alcune hostess italiane hanno appena comunicato in inglese, fra i banchi del media center, che il presidente del vertice Asem, Matteo Renzi, sta per fare dichiarazioni alla stampa.
Dai coreani ai tedeschi, tutti ritengono che si tratti di dichiarazioni sul vertice, sul commercio globale, o forse sulla crisi ucraina. Renzi però li sorprende tutti: arriva sul palcoscenico delle foto di gruppo, alle sue spalle le bandiere di 52 Stati, ma comincia a parlare di Regioni, Chiamparino e spesa pubblica fuori controllo. In pochi capiscono, in tanti restano a bocca aperta.
Per qualcuno è una rottura del protocollo, di solito ad un vertice internazionale si evita di commentare la politica interna, a Palazzo Chigi lo raccomandano da anni, ma in una giornata in cui il premier fa da gran cerimoniere di un vertice globale alcune tradizioni passano in secondo piano.
Mentre accade tutto questo un altro protocollo in qualche modo traballa. Renzi termina le dichiarazioni sulle Regioni mentre Merkel lascia il centro Mico con un lungo corteo di Mercedes per due incontri che alle cinque del pomeriggio sono ancora nella sua agenda, ma che provocano negli ambienti diplomatici italiani qualche imbarazzo.
Putin è in arrivo da Belgrado, Poroshenko è arrivato di mattina, Merkel sembra sia riuscita a fissare incontri con entrambi prima di tutti gli altri, battendo sia i vertici della Ue che la presidenza del Consiglio sul timing dei faccia a faccia con i due attori della crisi ucraina. Dovrebbe vederli nel suo albergo, uno dopo l’altro, prima della cena offerta da Napolitano. È un piccolo sgarbo diplomatico all’Italia? Sembrerebbe di sì, forse anche la Cancelliera rompe il protocollo.
Di sicuro a un certo punto succede qualcosa. Prima le domande provocano nel governo, e nello staff della Mogherini, risposte imbarazzate: «Ma il merito dell’incontro fra Putin e Poroshenko è tutto nostro». Vero, indubbio, è stato Renzi ad invitare il premier ucraino al vertice. È stato ancora Renzi a telefonare a Putin, due giorni fa, discutendo degli incontri di queste ore. Ma poi l’imbarazzo di colpo scompare: è proprio così sicuro che sarà Merkel, come comunicato dal Cremlino, la prima a vedere Putin?
Alle sei del pomeriggio il colpo di scena: Putin è in ritardo, l’incontro con la Cancelliera salta. Quello che alla Farnesina, e forse anche al Quirinale, viene giudicato anche come un invadente protagonismo, in qualche modo si dimezza. Al Park Hyatt, prima di una passeggiata in Galleria, la signora di Berlino vede solo il presidente ucraino.
Del resto Renzi aveva aperto il vertice Asem raccomandando a tutti di «non fare discorsi di circostanza». Sembra che a Milano, nelle decine di bilaterali e di incontri che fra ieri e oggi si sono svolti, le «circostanze» del protocollo siano uscite un pò ammaccate. Un solo esempio, a proposito del rapporto con la Ue, di mattina, lo stesso Renzi non le aveva mandate a dire: «I nuovi vertici non dovranno essere solo nuovi nomi, ma dovranno interpretare una fase nuova. Dobbiamo tutti lavorare per la crescita, in modo diverso dal passato».