Lara Crinò, il Venerdì 17/10/2014, 17 ottobre 2014
A TAVOLA CON CHI L’HA FATTA LA STORIA HA UN SAPORE PIÙ DOLCE
Sotto le mura di Granada, in una fredda mattina del 2 gennaio 1492, il re Ferdinando e la regina Isabella di Castiglia attendono che l’emiro dell’ultima città araba di Spagna si decida ad abbandonare la città dopo il loro lungo assedio. Sono infreddoliti, e un cuoco solerte porta loro una scodella di ajo bianco, antico piatto a base di aglio, mandorle, mollica di pane e uova. Federico II di Svevia arriva a Gerusalemme nel 1228 per concordare coi musulmani una tregua che permetta ai pellegrini di visitare la Città Santa. Parla l’arabo ed è affascinato dall’Islam. Nella severa città di pietra bianca gli offrono succo di melograno, frutta secca, croccante alle mandorle. Chiuso nel carcere, mentre detta a Rustichello da Pisa il suo Milione, Marco Polo favoleggia della Cina, di ravioli al vapore e profumate, esotiche insalate. Molti secoli dopo, nel 1717, mentre a Belgrado combatte contro i turchi, il principe imperiale Eugenio di Savoia degusta un riso con mandorle, carote e uvetta preparato alla maniera ottomana.
Queste e molte altre sono le immagini storico-gastronomiche di cui si compone L’appetito dell’imperatore (Mondadori, pp, 200, euro 19) di Franco Cardini, grande conoscitore del Medioevo italiano ed europeo e saggista di fama. Già autore di volumi che spaziano dalla storia delle Crociate a quella della caccia alle streghe, passando per molti lavori dedicati ai rapporti tra Occidente e Islam e all’intreccio che nei destini europei e del vicino Oriente ha legato le tre religioni monoteiste, Cardini qui si è prodotto in un divertissement letterario colto e gustoso.
Una serie di brevi racconti, intervallati da tre «intermezzi» dedicati alle castagne, al tartufo e al caffè, scelti come cibi simbolici, legati all’anima italiana, ci trasportano di epoca in epoca. Nella cornice di un grande evento, come per un repentino movimento di macchina cinematografico, lo storico racconta un momento dedicato al pasto: la cena sontuosa di un re ma anche uno spuntino frugale. Ciò che mangiamo rivela ciò che siamo ma, nota l’autore nella prefazione, anche ciò che l’uomo «vuol essere e quel che vuol diventare». Così, mentre scrive di Napoleone, degli imperatori bizantini, di Balzac e dei loro gusti a tavola quel che ci sta raccontando è anche ben altro. È il flusso della Storia, le grandezze e le debolezze umane, lo spirito e il corpo.
Grande amante e studioso di Francesco d’Assisi, Cardini rievoca la notte della sua morte. E immagina il giovane francescano costretto a rivelare a un alto prelato che il Santo in agonia ha chiesto di una donna, Giacomina dei Settesogli. E del suo meraviglioso «mostacciolo» a base di mandorle e miele. Per ricordare per sempre il sapore delle cose più dolci.