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 2014  ottobre 17 Venerdì calendario

COMPIE 80 ANNI JANE GOODALL, LA DONNA CHE SUSSURRA AGLI SCIMPANZÉ

[Intervista] –
Alla fine dell’intervista è naturale chiederle se posso darle un bacio, vista la passione e la tenerezza con cui ci ha raccontato la sua vita. «Sì, però alla maniera degli scimpanzé». E allora ci abbraccia forte e vicino all’orecchio emette una serie di suoni gutturali, quasi ansimanti. Jane Goodall è venuta in Italia a festeggiare il suo 80° compleanno: è un’elegante signora inglese che non ha perso il senso dello humour. Lei ha vissuto un’esperienza unica vivendo per trent’anni nelle foreste africane a studiare gli scimpanzé.
Gira in rete un filmato in cui un esemplare, liberato dopo essere stato curato dalle ferite dei bracconieri, torna indietro per darle un ultimo abbraccio. Perché questa scelta?
«Da sempre sognavo l’Africa e gli animali. Finché nel 1960, a 27 anni, partii. Entrai in contatto con il paleontologo Louis Leaky, che mi mandò nel parco Gombe in Tanzania per studiare una comunità di scimpanzé. Leaky aveva alcuni fossili che provavano che non lontano da lì c’era l’origine dell’uomo, 6 milioni di anni fa. Gli scimpanzé si comportano esattamente come i primi umani di allora: per anni e anni ho studiato l’evoluzione delle due specie basandomi sulla familiarità con gli animali a noi più vicini geneticamente. È stato straordinario scoprire la loro emotività, i sentimenti, gli amori e dolori, a volte l’aggressività, così simili ai nostri. E di conseguenza, trarne indicazioni utili per la psicologia umana».
L’Africa è un posto affascinante, ma pericoloso. La sua collega scienziata Dian Fossey, che visse un’esperienza analoga nel Rwanda, fu addirittura uccisa nel 1985 dai bracconieri. Qual è stato il suo rapporto con la popolazione?
«Ho stabilito da subito un rapporto sereno e costruttivo con gli abitanti. L’importante è non mostrare che sei lì per difendere le scimmie e basta, mentre loro sono in condizioni di estrema povertà. Guidando i popoli locali a intraprendere attività che migliorano la loro vita, creando scuole e coinvolgendoli nella conservazione della natura, li si aiuta concretamente. Paura? Solo una volta, nel 1975, quando un gruppo di ribelli arrivò dal Congo, sull’altra sponda del lago Tanganika, e rapì quattro dei miei studenti. Dopo il pagamento di un riscatto e settimane di terrore, furono liberati».
E adesso ci torna, in Africa?
«Ogni volta che posso. Con gli anni, ho allargato i miei orizzonti. Ho potenziato gli sforzi per la conservazione degli scimpanzé, sempre più minacciati dal contrabbando di esemplari e dalla distruzione dell’habitat. E con il Jane Goodall Institute, creato nel 1977 con filiazioni in tutto il mondo, realizziamo programmi di istruzione per i bambini sulla tutela ambientale, sulla pace, l’integrazione. Al gruppo italiano sono particolarmente grata perché gestisce in Tanzania il nostro istituto per gli orfani dell’Aids, oltre a realizzare in Italia progetti di formazione in luoghi difficili come il carcere minorile di Nisida».
Eugenio Occorsio, la Repubblica 17/10/2014