Corriere della Sera, 17 ottobre 2014
È morto Marco Ansaldo, cronista sportivo della Stampa per 23 anni. Solo un mese fa era andato in pensione
Il guaio della vecchiaia è che non ricordi nulla di ieri ma hai perfettamente presente un rovente giorno d’estate del 1982. A Genova arriva Trevor Francis e con Marco Ansaldo ( foto ) cerchiamo l’ombra sotto una tettoia del vecchio aeroporto. Da quel giorno ne abbiamo percorsa di strada, ma Marco di più.
Gli piaceva guidare, con qualsiasi tempo, in qualsiasi condizione: l’ho visto partire, nel 1998, da Nantes a notte fonda, dopo una cena a base di ostriche e Chablis, verso un nuovo servizio, un’intervista. Marco era una grande firma della Stampa , dopo gli esordi al Corriere dello Sport e un passaggio a Repubblica . Serio, completo, brillante. Era della vecchia guardia, quella cresciuta senza additivi tecnologici, quella abituata ad andare nei posti.
E Marco andava, in continuazione. Mondiali di calcio, Olimpiadi, Tour de France e l’amata scherma seguita non solo come giornalista ma anche come padre di Alice. Aveva un altro figlio, Andrea. A 59 anni aveva una vita. Invece l’ha lasciata ieri pomeriggio, improvvisamente, a San Damiano d’Asti. In pensione, ma in movimento, visitava una vigna con gli amici.
Gli piacevano il vino e la cucina, meglio se piccante. In tasca portava un sacchetto con il peperoncino extra-strong con cui innaffiava ogni piatto. Mai banale, ruvido all’impatto, ma diretto. Ora se n’è andato di nuovo. Probabilmente in un posto migliore.