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 2014  ottobre 17 Venerdì calendario

Gas, lo stress test europeo promuove il sistema italiano

L’Italia ha superato a pieni voti lo stress test della Commissione europea sulla resistenza a crisi del gas. Anche nello scenario peggiore al nostro Paese non verrebbe mai a mancare più dello 0,1% delle forniture necessarie, ossia 26 milioni di metri cubi del combustibile. E per arrivare a questo bisognerebbe comunque arrivare ad una situazione estrema: una completa interruzione dei flussi dalla Russia per sei lunghi mesi, quasi tutti freddi (da settembre a febbraio). Qualcosa di apocalittico, insomma, che appare improbabile anche alla luce delle difficoltà incontrate da Bruxelles nel mediare un accordo tra Mosca e Kiev.
Lo studio presentato ieri dalla Commissione Ue – avviato a fine giugno, dopo che Gazprom ha tagliato i rifornimenti all’Ucraina – non è altrettanto ottimista per tutti i Paesi esaminati, che oltre ai 28 membri dell’Unione comprendono tutti gli altri importatori di gas russo. Nella massima situazione di stress del sistema (e prima che il mercato o l’intervento delle istituzioni intervengano per tamponare l’emergenza) per alcuni Paesi le forniture di gas si azzererebbero: è il caso di Finlandia, Bulgaria, Bosnia Erzegovina e Macedonia. Il gas sarebbe più che dimezzato per alcuni Paesi baltici e la Serbia, mentre Ungheria e Polonia soffrirebbero carenze fino al 20-30 per cento. Ripercussioni (moderate) in Italia, ma anche in Germania, Austria, Slovacchia e Repubblica ceca ci sarebbero solo nel caso in cui all’emergenza l’Europa (comunitaria e non) rispondesse come sistema, aiutando i Paesi più in crisi, ad esempio con riesportazioni di gas. Ma questo sarebbe anche l’unico modo per minimizzare l’impatto complessivo, afferma lo studio della Commissione.
L’analisi, svolta con il contributo dell’Entsog (l’associazione degli operatori del trasporto di gas, di cui fa parte anche Snam) evidenzia che per il Vecchio continente 5-9 milioni di metri cubi di gas russo sarebbero comunque impossibili da sostituire, anche dopo modifiche al mix energetico, ricorso agli stoccaggi e maggiori forniture da altri Paesi. La Norvegia in particolare si è detta disposta a coprire il 17% del fabbisogno europeo invece dell’attuale 13 per cento. Poi ci sono i fornitori nordafricani, anche se di dubbia affidabilità, e il Qatar, che potrebbe aumentare le spedizioni di Gas naturale liquefatto.
Secondo lo studio di Bruxelles è proprio un maggior ricorso al Gnl la soluzione che dovrebbe rivelarsi più efficace in caso di emergenza. Ma rischiamo di pagarlo caro: solo prezzi più alti riuscirebbero ad attirare in Europa carichi che altrimenti farebbero rotta verso l’Asia.