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 2014  ottobre 17 Venerdì calendario

SALVATI DALLE DONNE


La rivoluzione araba del 2011 scoppiò in Tunisia. Ed è proprio sulle ceneri di Cartagine che si sta giocando le sue carte migliori.
Le elezioni del 26 ottobre saranno cruciali nell’inviare il primo segno concreto di successo della democrazia sia al mondo islamico moderato sia a un Occidente spaventato dalle conquiste territoriali dello Stato Islamico.
In campo ci sono gli islamisti di Ennahda e il partito secolare Nidaa Tounes, nato dalla fragile collaborazione tra vecchi esponenti della nomenclatura e giovani liberali. Due visioni opposte del futuro e del ruolo dell’Islam in politica. Un problema comune: l’economia in caduta libera e una generazione di ragazzi senza lavoro che trova nelle crociate dell’Islam il senso di una vita altrimenti allo sbaraglio.
Entrambi i partiti sono convinti di essere l’unica speranza per non fare della Tunisia uno Stato fallito come la Libia o una terra di conquista come la Siria o una dittatura militare come l’Egitto. Ma, perché a vincere sia davvero la Tunisia, dovranno collaborare. Ennahda si è detta disposta. E pare avere imparato la lezione impartita dall’esercito ai Fratelli musulmani d’Egitto: giungere a un compromesso o perire. Nidaa Tounes tentenna: vorrebbe approfittare della cattiva pubblicità fatta dall’Isis all’Islam radicale. Ma non è naive scommettere che forse la democrazia avrà una chance tra datteri e palme. Se avverrà, il merito maggiore sarà non tanto degli islamisti che tentano di fare i moderati o degli uomini d’affari della vecchia élite che non vogliono perdere i privilegi. Il merito sarà di quelle donne più colte, moderne e forti delle coetanee dei Paesi confinanti. Donne come Ikram Ben Said, fondatrice dell’associazione “Voce delle donne”, che lotta contro gli odi settari, per dare spazio alle gonne in politica, di qualunque schieramento siano. Come Khaoula Rashidi, che, sfidando i salafiti, ha tolto la bandiera estremista sulla Facoltà di lettere, rimpiazzandola con quella tunisina. Come il giudice Kalthoum Kennou, presidente dell’associazione dei magistrati, che ha lottato con successo contro il ministro della giustizia islamista impedendogli di soggiogare la giustizia ai suoi interessi. Come Souhayr Belhassen, attivista dei diritti umani, che ha condotto una campagna incessante contro gli eccessi del governo islamista.
Grazie a donne come queste la Costituzione, seppur imperfetta, è stata emendata e riconosce, ad esempio, che il genere femminile ha lo stesso peso di quello maschile nel matrimonio e nelle decisioni sui figli.
Grazie a donne come queste la Tunisia sta dimostrando che la democrazia - anche nel mondo arabo - è tale solo se concede libertà di scelta a entrambe le metà del genere umano.