
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Fiat è salita dal 20 al 25 per cento in Chrysler…
• È una buona notizia?
La Borsa l’ha giudicata buona. In una giornata di cali generalizzati, l’unico titolo con la freccia in su è stato il Lingotto. Per il resto, si tratta di una crescita automatica: nel contratto col quale nel 2009 Marchionne ha acquistato il 20% di Chrysler, c’è scritto che, rispettate certe condizioni, il Tesoro avrebbe ceduto alla casa torinese un 5% del pacchetto in sua custodia. Per questo primo 5%, bisognava che la Fiat fosse ufficialmente pronta a introdurre nel mercato americano il motore supertecnologico “Multiair”. L’azienda ha spedito ieri alla Casa Bianca una lettera d’impegno irrevocabile in questo senso. Ci possono essere altri due step al 5% (sempre azioni custodite dal Tesoro americano): Fiat salirà al 30% quando la rete di vendita Chrysler sarà sviluppata al di fuori dell’area Nafta (Usa, Canada e Messico); andrà automaticamente al 35% al momento del lancio della prima vettura con tecnologia Fiat in grado di percorrere 40 miglia con un gallone di carburante (15-16 chilometri con un litro). Tutta l’operazione pensata da Obama due anni fa aveva una forte valenza ecologica. Macchine piccole e che consumino poco.
• C’è un momento in cui la Fiat potrebbe avere il 51% di Chrysler?
Secondo l’accordo del 2009, Fiat potrà salire al 51% tra il gennaio 2013 e il giugno 2016. Ieri però Marchionne, nella sua conferenza stampa a Detroit, ha detto: «Ci sono le condizioni per salire al 51% quest’anno». Bisognerà in ogni caso aver prima restituito i soldi al Tesoro americano, all’amministrazione federale del Canada e a quella statale dell’Ontario. Questi soggetti pubblici hanno tirato fuori in tutto dieci miliardi e mezzo. Le azioni in questo momento sono divise così: 25% Lingotto, 55% Veba, il fondo pensioni dei sindacati americani e canadesi, 8% governo Usa, 2% governo di Ottawa e un ulteriore 10% parcheggiato al Tesoro in attesa che Fiat se lo pigli. A vendere le azioni, in modo che Fiat raggiunga la maggioranza assoluta, sarà prima di tutto il sindacato.
• Questo bel risultato influenzerà in qualche modo il referendum sull’accordo per Mirafiori, indetto per giovedì e venerdì?
Mah. Non credo. La produzione a Mirafiori, dopo tre settimane di cassa integrazione, è ripartita ieri con gli 800 lavoratori dell’Alfa Mito. Gli operai si sono visti distribuire tre volantini diversi, uno preparato dal fronte del “sì” (Cisl, Uil, Fismic e Ugl: “Mirafiori c’è, ora dipende da te”), uno dei Cobas (“Nessuna resa”), un altro alla porta 2 della Fiom, che s’è presentata con un “camper metalmeccanico” e ha semplicemente distribuito le 70 pagine dell’accordo Fiat, nell’ipotesi – abbastanza credibile – che pochi lo abbiano letto. La Fiom pensa che per convincersi a votare “no”, o per rifiutarsi di votare, basterà leggere quel testo. Landini, il segretario della Fiom, ha commentato la conferenza stampa americana di Marchionne e il balzo in Borsa del titolo con sarcasmo: «Il dottor Marchionne ha fatto un’ottima campagna elettorale in Borsa. Non si fanno le assemblee dei lavoratori, però Marchionne dice che se votano “no” gli chiude la fabbrica. È un segno di democrazia vera: le persone possono liberamente decidere se impiccarsi e a quale albero…». Lei saprà già che la Fiom si dichiara disinteressata al risultato del referendum. Ritiene i valori messi in discussione non negoziabili. Non firmerà l’accordo neanche se le 70 pagine di Marchionne ottenessero un risultato plebiscitario.
• Non rinuncia, in questo modo, alla rappresentanza?
Credo di capire che i rappresentanti dei metalmeccanici Cgil contino molto sulla sponda politica. Vendola, il Pd, benché spaccato. Non so. La Camusso, segretaria generale della Cgil, spinge perché dopo, in caso di vittoria del sì, in qualche modo si firmi. Unico modo per continuare a essere presenti in fabbrica e lottare. Cremaschi ha annunciato che, se Marchionne dovesse vincere, si ricorrerà alla magistratura, non so con quante speranze visto che l’esclusione dalla rappresentanza di un sindacato che non abbia firmato almeno un accordo nazionale sta nella legge.
• Marchionne ha risposto a quest’ennesima presa di posizione irriducibile?
Marchionne ha ribadito che se i “sì” non raggiungeranno il 51% la Fiat andrà a produrre le Chrysler da un’altra parte. Non so come la politica potrebbe fermarlo. Su Landini ha dichiarato questo: «Non voglio entrare in polemica con lui, perché non serve a niente. È impossibile discutere con qualcuno che considera tutto quello che facciamo illegittimo. Considerano illegittimo persino il referendum voluto dai sindacati. È un’iniziativa partita da loro e adesso persino quella è considerata illegittima. È sempre colpa della Fiat. Ci sarà pure qualcosa di legittimo». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/1/2011]
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