Simona Verrazzo, Libero 11/1/2011, 11 gennaio 2011
AL VIA LA CORSA PER ACCAPARRARSI IL TESORO FAO
È partita la corsa per la poltrona
di direttore generale della Fao, l’Agenzia dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, una delle più grandi in seno alle Nazioni Unite. Un posto ambitissimo, quello nel quartier generale di Roma.
L’ex ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Ángel Moratinos, ha presentato la sua candidatura. Come riferisce il quotidiano El País, la scelta verrà fatta a giugno, quando finirà l’era di Jacques Diouf, senegalese, direttore generale dal 1994.
Moratinos, alla guida della diplomazia spagnola fino all’ottobre dello scorso anno, ha alle spalle una lunga carriera diplomatica, con un passato da ambasciatore nella ex Jugoslavia, in Marocco e in Israele e ha tutti i requisiti per riuscire nell’impresa. Dalla sua gioca
anche il fatto che la Spagna è uno dei maggiori finanziatori della Fao. Proprio la scorsa settimana Madrid ha annunciato lo stanziamento di un milione di euro per l’Etiopia (dove è cronica la carenza di cibo), che sarà messo a disposizione della popolazione attraverso la sede della Fao ad Adis Abeba.
L’altro grande favorito alla poltrona di direttore generale è il brasiliano José Graziano de Silva, ex ministro della Sicurezza alimentare nel primo governo Lula, a cui si deve l’attuazione nel paese sudamericano del progetto “Fame Zero”. Tra gli altri in corsa c’è l’indonesiano Indroyono Soesilo, vice-ministro al Walfare di Jakarta, che ha il vantaggio di rappresentare il più popolato paese islamico del mondo. Probabile anche un candidato iracheno.
La partita per un posto di potere e prestigio è aperta. La Fao è una delle
agenzie dell’Onu che riceve in assoluto maggiori finanziamenti. Nel 2007 ha lanciato il progetto Soaring Food Prices contro l’aumento dei prezzi del cibo che ha permesso di raccogliere 420 milioni di dollari (di cui 300 donati dall’Unione europea). Molti progetti sono stati avviati, molte situazioni sono state migliorate, eppure l’ultimo dato, del dicembre 2010, parla di ben ventinove paesi che ancora hanno bisogno dell’assistenza alimentare della Fao. E sempre lo scorso anno, a maggio, l’agenzia ha lanciato l’appello per le popolazioni del Ciad, dove per mancanza di finanziamenti rischiavano di morire di fame (e ancora sono in pericolo) due milioni di persone.
Il punto debole della Fao, e più in generale delle Nazioni Unite, è proprio questo: essere un enorme carrozzone burocratico dove arrivano enormi
quantità di soldi che poi però – quando ci sono crisi come quella del Ciad – si ritrova a dover frenare tutto con la frase di ordinanza “mancano i fondi”.
Di soldi alla Fao ne arrivano moltissimi, ma la metà va per gli stipendi delle circa 4.000 persone che vi lavorano. La busta paga di un impiegato (non un funzionario) è di poco più di 60.000 euro all’anno, con uno scatto di anzianità ogni due. La media è sui 5.000 euro al mese. Secondo il rapporto della 33ma sessione del 2005, visibile su Internet, lo stipendio del direttore generale è di 233.000 euro all’anno, poco meno di 20.000 euro al mese.
Persino i paesi africani cominciano a essersi stancati della Fao. Nel 2008 il presidente del Senegal, Abdoulaya Wade, ne ha chiesto la chiusura, arrivando a dichiarare che la crisi alimentare nel mondo è proprio “colpa della Fao”.