Filippo Ceccarelli, la Repubblica 11/1/2011, 11 gennaio 2011
«NOI CIAVEMO ER SOLE,/ NOI CIAVEMO ER MARE
ritmano sugli spalti le tifoserie delle squadre dell´Italia centrale e mediterranea contro gli eterni avversari del Nord - e voi solo la nebbia!». Questa di "averci" la nebbia è infatti, per una buona metà del paese, ritenuta una colpa e una disgrazia, una condanna e una vergogna senza possibile redenzione. Ecco, a parziale risarcimento di quei cori beceri, ma prima ancora incompetenti, dalla solatia capitale si coglie l´occasione stagionale per segnalare un libricino curioso che in tanti ambiti, e tutti degni di nota - mitologia, fisica, filosofia, musica, storia, gastronomia, memorie autobiografiche, insomma tutto - è dimostrato come si possa e anzi si debba voler bene alla nebbia. Le cui radici lessicali non variano troppo fra le lingue di ceppo germanico, celtico, indiano, ittita e slavo, significando vapore, fumo, nembo, nube e niente. L´ha scritto un giornalista colto e originale, Stefano Scansani; e s´intitola La fabbrica della nebbia, sottotitolo "Mito e meteo in Valpadana" (Tre lune, 106 pagine, 10 euro). Si aggiunge per scrupolo che una delizia brumosa come questa non poteva che essere scritta a Mantova, dove oltre alla nebbia "ci hanno" un sacco di altre buone cose.